Non solo Assad in Siria: dalle Primavere arabe a oggi, i raìs deposti negli altri Paesi
Bashar al-Assad è solo l’ultimo degli autocrati che ha perso il potere negli ultimi 13 anni tra Africa e Medio Oriente: il primo fu il tunisino Zine el-Abdine Ben Ali, la cui caduta nel 2011 diede inizio alle Primavere Arabe. A seguire ci furono anche il libico Gheddafi, l’egiziano Mubarak, lo yemenita Saleh e il sudanese al-Bashir
- Il presidente siriano Bashar al-Assad ha resistito più di ogni altro suo omologo al vento impetuoso delle Primavere Arabe, che prima di lui ha spazzato via i leader tunisino, libico, egiziano, yemenita e sudanese. Dopo quasi venticinque anni al potere, tredici dei quali passati soffocando nel sangue le richieste di libertà dei siriani, il raìs è stato rovesciato in undici giorni dalla fulminea offensiva dei ribelli jihadisti guidati dagli islamisti di Hayat Tahrir al-Sham. Ecco chi sono stati gli altri leader deposti
- Primo leader travolto dalla primavera araba, il tunisino Zine el-Abdine Ben Ali aveva suscitato speranze promettendo di democratizzare il Paese, dopo aver dichiarato l'anziano Habib Bourguiba inadatto all'esercizio del potere il 7 novembre 1987. Nel corso degli anni, il regime non ha ceduto nulla e la famiglia del presidente ha messo le mani su interi settori dell'economia istituendo "un sistema mafioso", come lo definì la diplomazia americana in un cablogramma rivelato da WikiLeaks
- Alla fine del 2010 la protesta, scoppiata all'interno del Paese, si diffuse nelle settimane successive alle grandi città dell'est. Al termine di una massiccia manifestazione a Tunisi il 14 gennaio 2011, Ben Ali lasciò il Paese con la speranza di tornare e riprendere il potere, cosa che non riuscì mai fare. Morì in esilio in Arabia Saudita nel settembre 2019
- "Guida della rivoluzione" del settembre 1969, Muhammar Gheddafi trascorse quarantadue anni al potere in Libia promuovendo l'idea dell'unità araba, utilizzando le vaste risorse petrolifere del Paese per sostenere regimi amici e movimenti politici in tutto il mondo. Al suo interno, invece, fondò la Jamahiriya, una sorta di democrazia diretta in cui le persone si sarebbero dovute governare da sole, ma durante i suoi quattro decenni al potere Gheddafi commise abusi atroci contro gli oppositori e il suo stesso popolo
- Il suo regime è accusato di coinvolgimento negli attentati di Lockerbie (dicembre 1988) e del volo Uta 772 (settembre 1989), che provocarono centinaia di vittime per le quali la Libia sarà posta sotto embargo e alla fine risarcirà. Quando la popolazione si ribellò contro il dittatore, la Nato intervenne e Gheddafi, fuggito, fu catturato e ucciso dai ribelli il 20 ottobre 2011
- Storia diversa, invece, per Hosni Mubarak: vicepresidente dell’Egitto nel 1981 quando venne ucciso il suo predecessore Anwar al-Sadat, rimase alla guida del Paese per trent'anni. Appena insediato si trovò ad affrontare il boicottaggio degli arabi a causa della pace firmata con Israele nel 1979, le difficoltà economiche e la violenza dei radicali islamici
- Spesso descritto come un sopravvissuto, il raìs ha dovuto affrontare la protesta popolare a partire dal gennaio 2011, in un contesto di sospetti sulla sua intenzione di cedere il potere a suo figlio Alaa e inaugurare una repubblica ereditaria sul modello di quella siriana. Alla fine, è stato abbandonato dall'esercito, dalle cui fila proveniva, e ha lasciato il potere nel febbraio 2011. È stato poi processato per responsabilità nella morte di manifestanti e per corruzione. Incarcerato, fu assolto nel 2017 e morì nel febbraio 2020
- C’è una frase che ancora oggi contraddistingue Abdallah Saleh: amava dire infatti che governare lo Yemen era come "danzare sulla testa delle vipere", visto che questo povero Paese era un sistema complesso dominato da un violento mosaico tribale. Dotato di acuto senso politico, Abdallah Saleh ha guidato lo Yemen per 33 anni, sopravvivendo a diverse ribellioni sciite guidate dagli Houthi e a una guerra civile che seguì un tentativo fallito di unificazione del nord e del sud
- Contestato dalle manifestazioni pubbliche del 2011, ha ceduto con riluttanza il potere al suo vice, Abed Rabbo Mansour Hadi. Ma ha fatto di tutto per rimanervi aggrappato, anche a costo di allearsi con gli ex nemici Houthi, che finiranno per assassinarlo nel dicembre 2017
- Militare, Omar al-Bashir prese il potere nel 1989 in Sudan prima di essere rovesciato nel 2019 dall'esercito dopo le massicce proteste della popolazione. Ha esercitato il potere per trent'anni, alternativamente alleandosi o rompendo con gli islamisti di Hassan Turabi
- È stato oggetto di un mandato d'arresto internazionale, emesso dalla Corte penale internazionale nel 2010, accusato di genocidio, crimini contro l'umanità e crimini di guerra nel conflitto in Darfur, nel Sudan occidentale. Perseguito dal sistema giudiziario sudanese per corruzione, al-Bashir è stato imprigionato mentre nel 2023 il Paese è sprofondato nel caos con due generali in lotta per il potere