Introduzione
Una marcia clamorosa e inaspettata, cominciata 10 giorni fa dalla remota regione nord-occidentale di Idlib al confine con la Turchia, che ha travolto roccaforti governative, russe e iraniane come Aleppo e Hama. Fino alla conquista di Damasco e la "fuga" di Bashar al-Assad, il presidente della Siria da un quarto di secolo al potere dopo averlo ereditato dal padre Hafez per 30 ai vertici del regime. La Siria è ora nelle mani dei ribelli a guida islamica che esultano, parlando dell'inizio di una "nuova era” dopo la caduta del regime dopo 50 anni di governo del partito Baath. Il capo delle milizie Hayat Tahrir al-Sham - Abu Muhammad al-Jolani - ha ordinato alle sue forze di non avvicinarsi alle istituzioni pubbliche della capitale, "che rimarranno sotto la supervisione dell'ex primo ministro fino a quando non saranno ufficialmente consegnate”. Ma chi è il capo del gruppo armato Hts?
Quello che devi sapere
Chi è Abu Muhammad al-Jolani
- Nato con il nome di Ahmed Husayn al-Sharaa, il 42enne jihadista a capo di Hayat Tahrir al-Sham è originario dell’Arabia Saudita. È nato a Riad nel 1982, da una famiglia di combattenti. Da giovane si è trasferito a Damasco, ha studiato Medicina, prima di radicalizzarsi. Si è quindi spostato in Iraq per unirsi ad al Qaeda dopo la caduta di Saddam Hussein. Nel gruppo guidato da al-Zarqawi ha imparato a combattere e comandare. In questo scenario si è “trasformato” in al-Jolani. Passato dal carcere iracheno di Camp Bucca, gestito dagli Usa, fu rilasciato come altri jihadisti. E nel 2011, approfittò delle proteste anti-Assad per tornare in Siria.
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Da al-Nusra a Hts
- Sotto la guida di al-Qaeda creò il Fronte al-Nusra, facendogli guadagnare una taglia da 10 milioni di dollari posta sulla sua testa dagli americani. Il gruppo nel 2017 è poi confluito nell’attuale formazione Hayat Tahrir al-Sham, che in arabo significa “Organizzazione per la liberazione del Levante”
Cosa è Hts
- Da anni Hts è definito un "gruppo terroristico" da Stati Uniti, Canada, Gran Bretagna e Unione Europea. Si tratta di un raggruppamento di milizie jihadiste che dopo l’esperienza di al-Nusra si sono staccate dal qaidismo internazionale per dar vita a una forma più pragmatica di jihadismo politico con base nella regione nord-occidentale siriana di Idlib. Qui, nel corso degli anni, la Turchia ha esteso la sua influenza politica e militare diretta
Il legame con la Turchia
- Al-Jolani, sebbene non abbia mai ammesso legami diretti con Ankara, è da più parti definito un agente del sistema di potere incarnato dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Hts non è solo una sigla militare ma anche una struttura politica e amministrativa, che è dietro di fatto al governo di salvezza siriano, l'ente che da anni domina la governance nel quadrante nord-occidentale siriano con “capitale” Idlib
La struttura del gruppo
- All'interno della struttura militare di Hts ci sono ex ribelli siriani anti-governativi, fautori delle prime rivolte armate contro il potere del contestato presidente Bashar al Assad, accanto a transfughi del qaidismo locale e dell'Organizzazione dello Stato islamico (Isis). Ma ci sono anche numerosi mercenari, cooptati dalla Turchia, del Caucaso e dell'Asia centrale fino agli uiguri dello Xinjang (Turkestan orientale) in Cina. Si tratta di combattenti non siriani, non arabi ma musulmani sunniti con profondi sentimenti anti-russi e anti-cinesi. Nonostante queste componenti straniere e nonostante l'ideologia jihadista di Hts e dei suoi alleati, Jolani e i suoi comandanti negli ultimi giorni si sono presentati come leader siriani su scala nazionale, intenzionati a "preservare la pluralità religiosa e comunitaria", con un esplicito riferimento alle componenti cristiane di Aleppo e di altre zone della Siria
La presunta morte e la smentita
- A inizio dicembre si era diffusa la notizia della morte di Abu Muhammad al-Jolani, rimasto coinvolto in un bombardamento russo. Ma non è arrivata alcuna conferma nonostante alcune foto che immortalavano il suo presunto cadavere. E infatti appena 3 giorni dopo il leader è ricomparso vivo e vegeto in pubblico ad Aleppo, mostrandosi in buona forma sulle scale dell'antica cittadella, l'icona della martoriata metropoli del nord della Siria. Smentendo così le voci che lo davano per morto
Cosa dice al-Jolani
- Il leader dell’offensiva pochi giorni fa ha rilasciato un'intervista alla Cnn: "L'obiettivo della rivoluzione è il rovesciamento di questo regime", ha detto, mostrando un taglio di barba meno minaccioso della sua precedente tradizione qaidista. "È nostro diritto usare tutti i mezzi disponibili per raggiungere tale obiettivo", ha aggiunto, rassicurando però le cancellerie occidentali sulla volontà delle sue milizie di non danneggiare gli interessi delle comunità cristiane e di altri gruppi non sunniti: "Nessuno ha il diritto di cancellare un altro gruppo. Queste comunità religiose hanno coesistito in questa regione per centinaia di anni e nessuno ha il diritto di eliminarle", ha affermato il capo dei ribelli jihadisti aggiungendo: “A 20 anni pensi in un modo, a 40 cambi, è umano”. In un video del 7 dicembre su Telegram è invece apparso utilizzando il suo vero nome, Ahmed al-Sharaa, al posto del nome di battaglia di Abu Muhammad al-Jolani. Dopo la presa di Damasco ha detto che "non c'è spazio per tornare indietro e che il gruppo è determinato a continuare il percorso iniziato nel 2011 durante la Primavera araba. Il futuro è nostro". Il leader di Hts è arrivato in giornata a Damasco, dove "si è prostrato e ha baciato la terra".
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