Siria, cosa rischia Israele con la caduta di Assad? Gli scenari

Mondo
©Ansa

Introduzione

Al termine di una rapida avanzata, i ribelli jihadisti in Siria hanno preso il controllo della capitale Damasco e hanno annunciato la fine del regime di Bashar al-Assad. La situazione è in continua evoluzione ma gli analisti si interrogano ora sui possibili riflessi nello scenario mediorientale. E in molti si chiedono quali potrebbero essere le conseguenze per Israele.

Quello che devi sapere

I timori di Israele

  • Il 7 dicembre il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu ha convocato il suo gabinetto per la sicurezza nazionale per discutere della guerra in Siria. Israele guarda con preoccupazione alla situazione, dopo che le forze ribelli jihadiste avevano preso il controllo dell'area di Quneitra e Daraa, al confine con il Paese. L'Idf ha rafforzato subito le sue posizioni sulle alture del Golan, vicino al confine siriano. L'establishment della sicurezza teme che i miliziani raggiungano presto il sud della Siria. Il capo di stato maggiore israeliano Herzi Halevi, durante una visita al confine, ha affermato che l'esercito sta monitorando le forze ribelli jihadiste per assicurarsi che "non si confondano e non si dirigano nella nostra direzione", promettendo in caso di minacce una "risposta difensiva molto, molto forte".

Per approfondire: Siria, caduta del regime di Assad: festeggiamenti per le strade di Damasco

Le mosse sul campo

  • Nella mattinata dell’8 dicembre, l’esercito israeliano è entrato nella zona cuscinetto del Golan: carri armati e forze di fanteria sono sulla Linea Alpha, al confine tra Siria e Israele, all'interno della zona smilitarizzata, per impedire ai ribelli jihadisti di entrare: è la prima volta da quando è stato firmato l'Accordo di disimpegno del 1974, che pose fine alla guerra dello Yom Kippur. "L'Idf ha schierato truppe nella zona cuscinetto e in una serie di aree che è necessario difendere, al fine di garantire la sicurezza delle comunità sulle alture del Golan e dei cittadini di Israele", afferma l'esercito in una dichiarazione. L'esercito israeliano ha anche preso il controllo della base militare sul versante siriano del monte Hermon, e di altre basi siriane nell'area, dopo la ritirata delle forze di Assad. Inoltre alcuni media hanno riferito che l'Idf ha attaccato i laboratori per la produzione di armi chimiche nell'area di Damasco per paura che cadano nelle mani dei miliziani

I diversi fronti

  • Israele al momento è ancora impegnato a contenere Hezbollah in Libano e a condurre la guerra nella Striscia di Gaza. Ora sta blindando anche i confini con la Siria, per arginare eventuali infiltrazioni dei ribelli jihadisti. "L'esercito sorveglia gli sviluppi della situazione, pronto a far fronte a ogni scenario, che sia offensivo o difensivo", ha fatto sapere l’Idf. In particolare, secondo Haaretz, il Comando Nord ha deciso di dispiegare sul Golan un nuovo battaglione di riservisti per fornire una risposta rapida, se necessario. Il ministro della Difesa Israel Katz e il capo di Stato maggiore Herzi Halevi hanno "ordinato all'esercito di mantenere un alto livello di prontezza"

Cosa pensano gli analisti

  • Il regime di Bashar al-Assad è da sempre un alleato dell’Iran, a sua volta storico rivale dello Stato ebraico. Quindi la caduta del presidente potrebbe apparire come uno sviluppo favorevole per Netanyahu. Ma la situazione è più complessa di così. L’Asse della Resistenza islamica, l’alleanza creata da Teheran per ampliare la sua sfera di potere in Medio Oriente, aveva in Damasco uno dei suoi capisaldi. Dalla guerra civile all’avanzata dell’Isis, Assad era stato aiutato a rimanere al potere dalla Russia, dagli iraniani e dalle forze sciite della zona, come Hezbollah. E aveva ripagato gli alleati consentendo il passaggio di armi e militari tra l’Iran e il Libano. Ultimamente si stava delineando una fase di “normalizzazione” nei rapporti tra la Siria e il resto del mondo

Gli scenari

  • Secondo un’analisi del Jerusalem Post, si stava arrivando a uno scenario in cui Israele era entrata nell’ottica di preferire Assad al potere ma indebolito, con un graduale allontanamento dall’Iran e un avvicinamento al mondo arabo sunnita moderato. Adesso il bivio è questo: era meglio un Assad debole o il nuovo potere in mano ai ribelli jihadisti? Il timore è che la Siria precipiti in una fase imprevedibile di guerra civile, che avrebbe come conseguenza anche l’aumento esponenziale di cittadini in fuga verso il Golan (e quindi il confine israeliano). Ma preoccupa anche l’instabilità che potrebbe causare nel fronte settentrionale (dal Libano all’Iraq). L’intelligence israeliana conosceva bene Assad e sapevano cosa aspettarsi da lui. Mentre ora è tutto un grande punto di domanda

Il ruolo di al Jolani

  • Un altro enigma è la figura di Abu Muhammad al-Jolani, il capo dei ribelli jihadisti Hayat Tahrir al-Sham. La sua storia personale è pur sempre quella di un ex membro di Al Qaeda, riconosciuto come terrorista dall’Occidente e sulla cui testa pende una taglia da dieci milioni di dollari dai tempi di al-Nusra. Sono da capire i suoi rapporti con formazioni profondamente anti-israeliane, a partire da Hamas

Le diverse frange

  • Va inoltre ricordato che tra i ribelli in Siria ci sono sul campo diverse fazioni. Hayat Tahrir al-Sham è una di queste, al momento la più in vista. Ma, per esempio, c’è anche l’Esercito siriano libero che combatte nel nord del Paese. E uno dei comandanti ha garantito: “Il nostro unico obiettivo è sbarazzarci di Assad e delle milizie iraniane. Andremo verso una pace totale con Israele, vivremo fianco a fianco come vicini. Dallo scoppio della guerra civile siriana, non abbiamo mai fatto commenti critici contro Israele, a differenza di Hezbollah”. Resta invece da capire come saranno i rapporti con Hts. E Israele punta a scoprire se può fidarsi della formazione jihadista.

Per approfondire: Guerra in Siria, ribelli jihadisti conquistano Damasco. Assad fuggito. TUTTI GLI AGGIORNAMENTI