Chi è Abu Mohammad al-Jolani, il jihadista nuovo uomo forte della Siria

Abu Mohammad al-Jolani è il nuovo uomo forte della Siria. Il 42enne jihadista ha guidato l’offensiva da Hay’at Tahrir al-Sham , che insieme ad altre formazioni ribelli in appena dieci giorni ha travolto il regime di Bashar al-Assad. E ora che le opposizioni al regime dovranno decidere come accordarsi per dare un nuovo governo al Paese, la voce più forte sarà quella di Hts, erede del Fronte Al Nusra, organizzazione a lungo rimasta sotto il cappello di al-Qaeda in cui al-Jolani si è formato. Nella fulminante marcia verso Damasco, il leader di Hts ha mostrato il suo volto moderato: in un’intervista alla Cnn ha rivendicato la necessità di ristabilire un governo collegiale dopo la caduta di Assad, ha teso la mano a curdi e opposizioni moderate, ha predicato il rispetto delle minoranze etniche e religiose. Hanna Jallouf, francescano della Custodia di Terra Santa, vicario apostolico di Aleppo, ha ad esempio dichiarato all’Agenzia Sir che al-Jolani gli ha personalmente garantito il rispetto dei luoghi sacri non islamici nella città conquistata all’inizio dell’offensiva. Propositi che alimentano le speranze di una possibile conversione moderata di un leader il cui curriculum presenta però una radicale continuità d’azione in seno al jihadismo. Da al-Qaeda a Hts Ahmed Hussein al-Shar'a era nato nel 1982 a Riad, capitale dell'Arabia Saudita, figlio di una coppia siriana formata da un ingegnere petrolifero e un'insegnante di geografia originari delle Alture del Golan e fuggiti dalla Siria dopo la loro occupazione ad opera di Israele nel 1967. A sette anni al-Jolani andò a vivere a Damasco, dove dopo il 2000 iniziò ad avvicinarsi ai movimenti islamisti che avevano preso piede in Siria predicando contro Israele e l’Occidente dopo la Seconda Intifada palestinese. Fu proprio richiamandosi alle alture del Golan, che il giovane islamista scelse il suo nom de guerre. L’invasione americana dell’Iraq gli offrì l’opportunità di unirsi ai ranghi di al-Qaeda in Iraq, dove divenne giovane braccio destro di Abu Mousab al-Zarqawi, comandante del gruppo progenitore dello Stato Islamico, fino alla sua uccisione nel 2006. In seguito al-Jolani si accordò col leader qaedista in Iraq e futuro califfo dell'Isis, Abu Bakr al-Baghdadi, per far mettere radici al gruppo in Siria dopo lo scoppio del conflitto civile nel 2011. Divenne "emiro generale" nel 2012 e l'anno dopo fu indicato come terrorista ricercato dal Dipartimento di Stato degli Usa, con una taglia sulla sua testa da 10 milioni di dollari: in un anno al-Nusra era emersa come forza centrale nella ribellione anti-Assad ma si era anche macchiata di feroci crimini, come l’organizzazione di attentati a Damasco ed Aleppo. Nel 2015 fece scalpore un massacro di civili drusi imputabili all’organizzazione di al-Jolani a Idlib, nel Nord-Ovest della Siria. Nello stesso periodo, al-Jolani prese le distanze da al-Baghdadi, preferendo concentrare le energie del gruppo sulla guerra ad Assad piuttosto che sui progetti di califfato del leader dell’Isis. Al-Jolani, jihadista pragmatico Dopo l’intervento russo a sostegno di Assad e il difficile biennio 2015-2016, al-Jolani prese la decisione di rompere con al-Qaeda, attaccandone le forze nelle sue roccaforti attorno Idlib, per poter dare una veste più presentabile alla sua organizzazione e poter intercettare gli aiuti dati alla rivolta da Stati come Turchia e Qatar. Nacque, così, dalla confluenza tra Al Nusra e altre milizie radicali, Hay’at Tahrir al-Sham, la “Organizzazione per la Liberazione del Levante” con la cui formazione al-Jolani dimostrò di saper avere maggior fiuto politico rispetto ad al-Baghdadi, identificato come nemico pubblico numero uno da tutti i contendenti della guerra civile siriana nello stesso momento. Hts, che nasceva dallo stesso milieu ideologico di al-Qaeda, seppe affermarsi promuovendo un’immagine di forza d’ordine nei territori controllati a Nord e rafforzandosi militarmente nel confronto con l’esercito siriano e le milizie libanesi ed iraniane. Uomo politico oltre che jihadista, al-Jolani ha dopo l’accordo di tregua della guerra civile siriana nel 2020 rafforzato la sua immagine pubblica e si è presentato anche come un amministratore attento tramite il suo apparato di propaganda a Idlib e dintorni. “Per rimodellare la sua immagine, Jolani ha interagito attivamente con il pubblico, visitando campi profughi, prendendo parte a eventi e supervisionando gli sforzi di soccorso, in particolare durante crisi come il terremoto del 2023”, ha ricordato la Bbc, aggiungendo che “in precedenza aveva elogiato i talebani, al loro ritorno al potere nel 2021, definendoli un'ispirazione e un modello per l'efficace bilanciamento degli sforzi jihadisti con le aspirazioni politiche, compresi i compromessi tattici per raggiungere i loro obiettivi”. Nel frattempo, mentre le fazioni ribelli riuscivano a ricostituire le proprie forze, complice il mai cessato supporto turco, l’indebolimento del regime di Assad legato alla diversione degli sforzi da parte di Russia, Iran e Hezbollah tra Ucraina e Medio Oriente ha creato una finestra d’opportunità agli avversari del regime. Scenari futuri Il 28 novembre, quando l’assalto finale è partito, al-Jolani si è posto nella condizione per essere il leader di fatto dell’offensiva. Non un padrone assoluto, ma sicuramente l’uomo forte con cui fare i conti: ha posto in essere il primo colpo militare con la caduta di Aleppo, travolto i lealisti a Hama, dettato le condizioni politiche, dettato le condizioni politiche, dialogato con gli altri attori, da ultimo celebrato la fine del regime nell’importante Moschea degli Omayyadi a Damasco. L’ex studente di medicina diventato jihadista prima e leader terrorista poi studia da governante. Sarebbe l’ennesima vita vissuta in poco più di quarant’anni da al-Jolani, sulla cui figura pende però l’ombra inquietante del suo passato e quella taglia, mai caduta, per terrorismo. Il futuro della Siria è un rebus tutt’altro che semplice: la caduta di Assad non necessariamente significherà l’unità nazionale e ancor meno probabilmente farà rima con democrazia.

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