Raid Iran su Israele, la frattura nella comunità internazionale sul rischio escalation
L'attacco missilistico sferrato sabato notte da Teheran ha allargato le distanze tra i Paesi sulla crisi in Medioriente. Usa e alleati occidentali si ricompattano sul sostegno allo Stato ebraico. Più prudenti Russia, Cina e Turchia che hanno rinsaldato i rapporti con la Repubblica Islamica. Egitto "preoccupato" sulla tenuta della frontiera
- L'attacco sferrato dall'Iran su Israele sabato 13 aprile pur non producendo conseguenze rilevanti per lo Stato ebraico ha inasprito ulteriormente la frattura tra i blocchi creatisi nel panorama internazionale all'indomani dell'attacco di Hamas del 7 ottobre. Ecco le principali posizioni dei Paesi
- Da mesi gli Stati Uniti, storico alleato di Israele, sono impegnati per evitare che il conflitto si allarghi all'intera regione. Nei giorni prima del raid, il Segretario di Stato americano Anthony Blinken aveva effettuato un giro di telefonate per chiedere a Cina, Arabia Saudita e Turchia di mediare con Teheran per evitare attacchi che avrebbero potuto sortire conseguenze nefaste. Gli Usa non vogliono un Medio Oriente in fiamme ma continuano a considerare l'Iran il nemico numero uno, a maggior ragione dopo quest'attacco
- Sull'attacco missilistico dell'Iran su Israele, la Francia insieme a Italia, Germania e gli altri paesi dell'Unione Europea hanno espresso una condanna unanime. La presidente della Commissione von der Leyen ha intimato l'Iran di "cessare immediatamente gli attacchi". Negli ultimi mesi una parte dell'opinione pubblica si è dissociata dalle prese di posizione dei singoli Paesi, ritenute troppo sbilanciate a favore di Israele, alla luce della situazione umanitaria a Gaza
- Il primo ministro britannico Rishi Sunak ha espresso sostegno a Israele e accusato l'Iran di "voler seminare il caos". A parte gli inviti alla moderazione giunti da Ottawa, Canada e Regno Uniti sono rimasti allineati con la politica estera statunitense. Tuttavia in Gran Bretagna si sono moltiplicate le critiche al governo per le forniture militari che continuano a essere garantite a Israele
- Il Cremlino guarda al riflesso della guerra in Medioriente su quella in corso in Ucraina. L'Iran fornisce droni con cui l'esercito russo attacca Kiev e più volte la diplomazia russa ha parlato di "nuovo asse di potere" con Teheran. In sede di Consiglio di Sicurezza la Russia ha assunto posizioni contro Israele incoraggiando la fine dell'occupazione e la nascita di uno Stato Palestinese
- Dagli attacchi del 7 ottobre, il presidente ucraino Volodimir Zelensky ha dichiarato che "Hamas è come la Russia, Israele come l'Ucraina". Le sue parole celano la necessità di non far passare in secondo piano il conflitto nel suo Paese e ottenere le armi per la resistenza dall'offensiva di Mosca. L'attacco dell'Iran ha costituito per Kiev l'occasione per schierarsi contro "due regimi che collaborano", esponenti di un asse che minaccia la democrazia
- Il presidente turco Erdogan non vuole che il conflitto si allarghi nella regione e da mesi sta lavorando soprattutto per placare Hezbollah in Libano. Allo stesso tempo Ankara e Teheran si sono riavvicinate negli ultimi mesi e il leader turco sembra uno dei pochi che abbia la possibilità di intervenire sugli ayatollah. Atteso per una visita alla Casa Bianca il 9 maggio, il presidente turco rimane un interlocutore centrale nella regione per tutto l'Occidente
- La preoccupazione espressa dal Cairo si riferisce in particolare a 1,5 milioni di profughi ammassati alla frontiera di Rafah. Lo spettro di un esodo di massa aleggia da mesi su un Paese la cui economia deve fare i conti con le conseguenze degli attacchi Houthi nel Mar Rosso sul traffico mercantile. Con le accuse rivolte da Erdogan a Israele la diplomazia del Cairo ha tentato di mediare tra Israele e Hamas, senza pero' riuscire a trovare un'intesa
- Dopo anni di tensioni, Iran e Arabia Saudita hanno recentemente normalizzato i rapporti. I sauditi hanno interesse a bloccare l'escalation del conflitto ma rimangono dubbi sulla reale influenza che sono in grado di esercitare su Teheran. Il principe Mohammed Bin Salman ha congelato le relazioni con Israele ma tra le sue priorita' rimane il progetto "Vision 2030", per cui gli investimenti occidentali sono necessari. Tra Teheran e Riad c'è anche il primato dell'universo musulmano che passa dall'eterna competizione tra mondo sciita e sunnita
- La Cina, che ha interessi economici e commerciali con l'Iran, ha chiesto moderazione e il ministro degli Esteri Wang Yi potrebbe accettare l'invito di Blinken a intervenire per placare Teheran. Ma non è escluso che dietro le quinte Pechino possa agire per infastidire la Casa Bianca. In sede di Consiglio di Sicurezza del'Onu il Paese asiatico si è più volte allineato a Mosca sostenendo la necessità di un ritiro di Israele da Gaza e la nascita di uno Stato palestinese