
Guerra in Ucraina: il conflitto combattuto anche con i social, la propaganda e la censura
Per conquistare il Paese la Russia non si starebbe affidando solamente alle armi, ma anche a campagne di disinformazione e propaganda. Un’operazione che procede dall’inizio della campagna militare, sostengono esperti del settore citati da Nbc. Kiev però starebbe riuscendo a rispondere in modo efficace

“Non credete alle fake news, sono ancora qui”: il 26 febbraio, terzo giorno dell’invasione russa dell’Ucraina, il presidente Volodymyr Zelensky pubblica un video mentre passeggia per Kiev. “Girano informazioni false online secondo cui io inviterei il nostro esercito a deporre le armi e che c'è l'evacuazione”, denuncia il leader ucraino
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Il messaggio di Zelensky è apparentemente rivolto sia ai cittadini che ai soldati, per contrastare false informazioni presumibilmente provenienti dall’apparato russo e volte a semplificare la risoluzione del conflitto militare in favore di Mosca
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La disinformazione e la propaganda sembrano essere un terreno di battaglia cruciale in questa guerra: secondo quanto riportato dall’Nbc nel giorno dell’invasione, gli sforzi russi per diffondere fake news su internet e sui media tradizionali sarebbero iniziati ben prima dell’attacco e destinati a intensificarsi con il tempo
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Le false informazioni sulla resa dell’esercito ucraino e la fuga del presidente, denunciate dallo stesso Zelensky, sarebbero parte integrante dello sforzo bellico russo a sostegno della decisione di Vladimir Putin di attaccare. Uno sforzo bellico che però, esattamente come sul campo di battaglia, sembra aver trovato una resistenza inaspettata
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Fin dall’inizio del conflitto, definito da Putin “operazione militare speciale” per proteggere i separatisti del Donbass, i soldati e le istituzioni ucraine hanno sfruttato i social network per diffondere immagini di mezzi militari russi distrutti o abbandonati, così come di vittorie sul campo, dando la percezione di una resistenza di successo contro l’invasione
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A contribuire in modo decisivo alla narrativa del conflitto è stato lo stesso Zelensky in prima persona: da un lato trasmettendo continui video di lui vestito in abbigliamento militare che da Kiev dirige la difesa del Paese, dall’altro aggiornando costantemente sui contatti diplomatici tra il suo governo e il blocco Occidentale. Allo stesso tempo una galassia di account Twitter avrebbe aiutato a intensificare l’esposizione di posizioni pro Ucraina sul social

“In Ucraina in questo momento si stanno combattendo due guerre: una con le armi tradizionali e l'altra a colpi di fake news”, ha detto al Messaggero Francesco Pira, professore associato di sociologia dei processi culturali e comunicativi all'Università di Messina. “La disinformazione ha assunto un ruolo di primo piano in questo nuovo conflitto”

La guerra dell’informazione, tra social e propaganda, si combatte anche contro i mezzi d’informazione tradizionale. Secondo quanto riporta il New York Time, infatti, il governo di Mosca sta stringendo le maglie contro la (poca) informazione libera rimasta in Russia: la radio “Eco di Mosca” è stata liquidata dalla dirigenza, TV Rain è sospesa a tempo indefinito, il giornale Novaya Gazeta rischia la stessa sorte. (In foto: la città di Mosca)

“Tutto quello che non è propaganda viene eliminato”, ha denunciato il giornalista premio Nobel per la pace Dmitri A. Muratov. E per chi non si sottomette, le pene sono esemplari: il Parlamento sta discutendo una legge per incarcerare per anni chi diffonde notizie considerate “fake” dall’autorità

Le autorità russe hanno chiarito che anche definire il conflitto “guerra” è considerata una disinformazione: Putin infatti parla di “operazione militare speciale”. “Puniremo chi diffonde il panico attraverso false notizie con 15 anni di carcere”, ha dichiarato un deputato. E anche le manifestazioni di piazza contro il conflitto vengono sedate

Lo sforzo della Russia nel veicolare la propaganda del Cremlino non si limita ai media tradizionali: le autorità hanno realizzato un breve cartoon che racconta, e giustifica, la guerra attraverso una metafora. Il governo sta diffondendo il video in tutti gli istituti scolastici del Paese per fornire la propria versione ai bambini
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L’imponente mix di fake news esterne e propaganda mista a censura interna sembra però non riuscire a ottenere il suo scopo: secondo quanto riporta il Sole 24 Ore infatti la stretta maglia imposta dal governo avrebbe prodotto un effetto boomerang, spingendo la popolazione a cercare informazioni più veritiere tramite canali social come Facebook, Twitter e Telegram

Forse anche con il tentativo di contrastare questo flusso di informazioni si spiegano i problemi riscontrati in Russia ad accedere a Facebook e a vari media internazionali: Mosca starebbe infatti cercando di chiudere il cerchio sui sistemi informativi che non può altrimenti controllare

E nella guerra combattuta a colpi di fake news e propaganda anche le compagnie dietro ai social network acquisiscono un potere notevole: Meta (la società che controlla Facebook e Instagram), Twitter, TikTok e YouTube (nella galassia di Alphabet) stanno provando a limitare la diffusione di contenuti inattendibili o chiaramente frutto di propaganda

Google Maps invece ha rimosso le posizioni inviate dagli utenti all'interno dei confini di Russia, Ucraina e Bielorussia: alcuni utenti accusavano il sistema di Alphabet di ospitare contenuti e posizioni presumibilmente utilizzabili per attacchi aerei su città come Kiev e Kharkiv. E sempre Maps, insieme a TripAdvisor, ha rimosso recensione e schede di attività nell’area del conflitto: parti in causa del conflitto le avrebbero usate per scambiarsi informazioni. La guerra nell’era dell’informazione si combatte anche così