Morte George Floyd, continuano le proteste negli Usa. Scontro Trump-Pentagono

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Il segretario della Difesa Esper prende le distanze dal presidente sull'uso dell'esercito contro i manifestanti. Anche il predecessore Mattis attacca. Continuano manifestazioni in molte città: oltre 90 arresti a New York. Polizia: proteste relativamente calme. Casa Bianca blindata anche da Guardia Nazionale. Oggi prima cerimonia funebre a Minneapolis: presente anche Biden. In carcere tutti e quattro gli agenti accusati dell'omicidio di Floyd

Negli Usa continuano le proteste per la morte di George Floyd, l’uomo afroamericano deceduto durante un fermo di polizia. Manifestazioni pacifiche (e non) proseguono nelle principali città americane, da New York a Washington, da Los Angeles a Philadelphia (UCCISO POLIZIOTTO IN PENSIONE A ST.LOUIS). Almeno 90 persone sono state arrestate stanotte a New York. Lo riferisce la polizia locale, precisando che le manifestazioni sono state relativamente calme e senza saccheggi. Martedì notte erano stati arrestati 280 dimostranti. Oggi a Minneapolis si tiene una prima cerimonia funebre. Sarà presente Joe Biden, candidato dem alla Casa Bianca. Intanto è scontro tra il capo del Pentagono Mark Esper e il presidente Trump. Il segretario della Difesa ha preso le distanze sull'uso dell'esercito contro i manifestanti. E anche il suo predecessore Mattis ha attaccato duramente il tycoon.

Scontro Trump-Pentagono

Ieri il capo del Pentagono Mark Esper ha detto di essere contrario ad usare l'Insurection Act, cui Donald Trump ha minacciato di ricorrere per fermare le proteste contro la morte di Floyd. La legge consente di impiegare l'esercito contro le rivolte interne. Esper ha preso le distanza da Trump affermando che non sapeva che avrebbe fatto parte di una 'photo opportunity' col presidente che teneva una Bibbia in mano davanti alla St. John Church, di fronte alla Casa Bianca. Esper ha definito l'uccisione di George Floyd un "crimine orribile" e ha sostenuto che gli agenti coinvolti dovrebbero essere "chiamati a rispondere per questo omicidio”. Le frasi del segretario della Difesa non sarebbero piaciute al presidente, rivelano i media Usa. "Al momento Mark Esper è ancora segretario alla Difesa e se il presidente perde fiducia in lui ve lo faremo sapere”, ha detto la portavoce della Casa Bianca Kayleigh McEnany, che ha ribadito: Trump, "se necessario, userà l'Insurrection Act”.

 

Anche Mattis attacca

Un altro durissimo attacco al presidente arriva dall’ex capo del Pentagono James Mattis, che condanna l'uso dell'esercito contro le proteste, definendo "abuso di potere esecutivo" lo sgombero della folla davanti alla Casa Bianca per una "bizzarra photo-op" del commander in chief con a fianco la leadership militare. E invita a "respingere e a richiamare alle loro responsabilità chi ha cariche e deride la nostra costituzione”. "Donald Trump è il primo presidente nella mia vita che non tenta di unire il popolo americano, neppure finge di tentare. Invece tenta di dividerci”, ha detto Mattis. "Siamo testimoni - ha proseguito - delle conseguenze di tre anni di questo sforzo deliberato, di tre anni senza una leadership matura. Possiamo unirci senza di lui, attingendo alla forza interna alla nostra società civile" (AGENTI SI INGINOCCHIANO PER SOLIDARIETÀ).

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Un momento di una protesta in California - ©Ansa

Casa Bianca blindata anche da Guardia Nazionale 

La Casa Bianca è blindata dalla polizia militare e dalle forze dell'ordine di varie agenzie federali mentre migliaia di persone si sono radunate nella capitale. Un dirigente del Pentagono ha riferito che ci sono almeno 2200 uomini della Guardia nazionale. Il cordone di sicurezza forma un anello intorno al perimetro del parco Lafayette, di fronte alla Casa Bianca. Centinaia di dimostranti si sono stesi a terra lungo Pennsylvania Avenue ripetendo "non riesco a respirare", la frase pronunciata da Floyd prima di morire soffocato da un poliziotto.

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Le indagini

Ieri la procura generale del Minnesota ha aggravato l'imputazione per l'ex agente Derek Chauvin da omicidio colposo a omicidio volontario per la morte di Floyd e ordinato l'arresto dei suoi tre colleghi accusandoli di complicità. Tutti e quattro gli ex agenti accusati dell'omicidio sono ora agli arresti. Aleksander Kueng si è consegnato spontaneamente, Thomas Lane e Tou Thao sono stati portati in carcere nel tardo pomeriggio, mentre Derek Chauvin era già stato arrestato

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