Dazi, cosa sono, come funzionano e perché dopo l'elezione di Trump se ne parla tanto?
EconomiaIntroduzione
Di norma, i dazi sono pagati da chi importa le merci. Spesso costituiscono un freno al commercio, proprio perché alzano i prezzi e rendono alcuni prodotti meno convenienti. Vengono però utilizzati anche per tutelare il mercato interno di un Paese (nel caso dell’Europa, quello comunitario) e per contrastare frodi o traffici illeciti.
I dazi sono tornati al centro del dibattito dopo l'elezione a presidente Usa di Donald Trump. Il tycoon, tornato alla Casa Bianca nel gennaio 2025, ha da subito spiegato che avrebbe imposto dazi a diversi Paesi. Nel mirino: Canada, Messico e Cina. Trump ha anche anticipato che presto toccherà all'Ue.
L’Unione europea, del resto, a sua volta utilizza i dazi. Nel 2024, ad esempio, aveva deciso di alzare quelli sulle importazioni di auto elettriche cinesi, accusate di causare un danno economico ai produttori interni all’Ue
Quello che devi sapere
Cosa sono i dazi
- I dazi sono imposte indirette sui consumi, di riscossione mediata, che colpiscono la circolazione dei beni da uno Stato all’altro. Vengono pagati normalmente alla dogana dall’importatore o dall’esportatore, tramite una dichiarazione doganale. Una volta compiuto il pagamento, la merce in questione può circolare liberamente in un determinato mercato
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Che effetto hanno i dazi sulle merci
- I dazi provocano aumenti anche molto elevati dei prezzi: per questa ragione vengono usati dai governi per ridurre l’utilizzo di una determinata merce all’interno del proprio Paese. In alcuni casi si mette in atto una politica protezionistica, che punta cioè a proteggere la produzione nazionale da fattori esterni
Un freno al commercio
- I dazi costituiscono infatti dei freni al commercio, proprio perché rendono le merci molto poco convenienti. Per chi volesse informarsi, il sito dell'Unione europea ha messo a disposizione una pagina con diversi link al riguardo
Dazi Ue sulle importazioni di auto elettriche
- A ottobre 2024 la Commissione europea ha deciso di elevare i dazi sulle importazioni di auto elettriche cinesi che "beneficiano di sussidi ingiusti" e "stanno causando una minaccia di danno economico ai produttori Ue".
- Dall'inchiesta condotta dall'Ue "è emerso che la catena del valore dei veicoli elettrici a batteria in Cina beneficia di sovvenzioni sleali, dalle quali deriva una minaccia di pregiudizio economico ai produttori Ue di veicoli elettrici a batteria".
- I dazi Ue hanno una durata di 5 anni e i produttori esportatori cinesi isaranno soggetti ai seguenti dazi compensativi:
- BYD: 17,0%
- Geely: 18,8%
- SAIC: 35,3%.
La reazione della Germania
- La Germania, da subito, si è detta non a favore di questa decisione: "I dazi punitivi della Commissione europea si ripercuotono sulle imprese tedesche e i loro prodotti di punta", aveva fatto sapere il ministro tedesco dei Trasporti Volker Wissing. "I veicoli devono diventare più economici attraverso una maggiore concorrenza, mercati aperti e condizioni di localizzazione significativamente migliori nell'Ue, non attraverso guerre commerciali e preclusioni di mercato"
La reazione dell'Italia
- Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso aveva invece salutato "con soddisfazione l'annuncio", "per tutelare la produzione europea nella piena consapevolezza che abbiamo anche noi: la possibilità di riaffermare in Italia l'industria automobilistica italiana, uno dei settori trainanti dello sviluppo industriale del nostro paese a cui non vogliano assolutamente rinunciare"
Risorse proprie tradizionali
- Come si legge sul sito della Commissione europea, i dazi doganali sono definiti risorse proprie tradizionali (Rpt) in quanto sono sempre esistiti come fonte diretta di entrate per il bilancio dell'Ue, a differenza dell'imposta sul valore aggiunto e dei contributi nazionali, che sono messi a disposizione del bilancio dell'Ue dagli Stati membri. I dazi doganali derivano dalle politiche commerciali. Vengono imposti sulle importazioni di prodotti da paesi non appartenenti all'Ue secondo aliquote determinate nella tariffa doganale comune
Responsabilità degli Stati
- Gli Stati membri sono responsabili della riscossione dei dazi e devono disporre di un'adeguata infrastruttura di controllo per garantire che le loro amministrazioni, in particolare le loro autorità doganali, svolgano i loro compiti in modo adeguato
L’unione doganale
- All’interno dell'Ue vige invece un’unione doganale, istituita nel 1968, che agevola gli scambi commerciali per le imprese, armonizza i dazi doganali sui beni provenienti dai paesi extra Ue e contribuisce a proteggere i cittadini, gli animali e l'ambiente europei. Le autorità doganali di tutti i Paesi dell'Ue collaborano come se fossero un'unica entità
Il 14% del bilancio totale
- I vari membri applicano perciò le stesse tariffe alle merci importate nel loro territorio dal resto del mondo, mentre non applicano tariffe fra di loro. Il dazio doganale proveniente dalle merci importate nell'Ue corrisponde a circa il 14% del bilancio totale dell'Unione
Prodotti nocivi
- I controlli doganali alle frontiere esterne dell'Ue tutelano i consumatori dalle merci e dai prodotti potenzialmente pericolosi o nocivi per la salute. Proteggono gli animali e l’ambiente contrastando il commercio illegale di specie a rischio di estinzione e prevenendo malattie vegetali e animali
Traffici illeciti
- Le autorità doganali collaborano con servizi di politica e immigrazione nella lotta contro la criminalità organizzata e il terrorismo. Combattono i traffici di esseri umani, droga, armi e merci contraffatte e verificano che chi viaggia con ingenti somme in contanti non stia riciclando denaro, evadendo il fisco o finanziando organizzazioni criminali.
- Le dogane dell'Ue lottano anche contro le frodi fiscali e sui dazi doganali da parte di imprese e privati cittadini, che privano i governi nazionali di risorse vitali per la spesa pubblica
E negli Usa?
- L'1 febbraio il presidente Donald Trump ha firmato l'ordine esecutivo per imporre (dal 4 febbraio) dazi del 25% contro Canada e Messico e del 10% contro la Cina. L'energia canadese sarà tassata del 10%. "Le misure di oggi sono necessarie per mettere Cina, Messico e Canada davanti alla loro responsabilità di non aver fermato l'ondata di farmaci velenosi negli Stati Uniti", ha affermato la Casa Bianca riferendosi al fentanyl, la droga più potente dell'eroina che ha ucciso milioni di persone negli Usa. Ha anche accusato il Messico di avere "un'alleanza con i cartelli della droga".
- Il Canada ha risposto imponendo tariffe sul succo d'arancia della Florida, sul whiskey e sul bourbon. Ottawa poi potrebbe sfoderare l'arma più pesante che ha nel suo arsenale: l'energia. Molti Stati americani sono infatti dipendenti dall'energia canadese e imporre dazi sulle esportazioni negli Stati Uniti farebbe salire i prezzi dell'energia, che Trump ha più volte promesso sarebbero scesi durante la sua amministrazione.
- La presidente messicana Claudia Sheinbaum ha promesso una reazione proporzionata e il ministero del Commercio cinese ha dichiarato che presenterà una causa contro gli Stati Uniti presso l'Organizzazione mondiale del commercio nonché l'adozione di "contromisure corrispondenti".
Il dietrofront
- Poi però, il 4 febbraio, Trump non ha proceduto con i dazi per Canada e Messico, che ha sospeso per un mese. Ha confermato l'accordo con il Messico, in cambio del dispiegamento di 10mila soldati messicani al confine per contenere il flusso di droghe e migranti. Nel mese di sospensione, ha aggiunto, ci saranno colloqui per trovare un "accordo" più lungo". Più tardi, anche il Canada ha annunciato di aver ottenuto dagli Usa una sospensione dei dazi per 30 giorni in cambio di un rafforzamento del suo piano al confine. Un'intesa arrivata dopo una telefonata di Trump con il premier canadese Justin Trudeau (telefonata che, ha detto il tycoon, è andata "molto bene").
L'Ue nel mirino di Trump
- Non solo. Nel mirino di Trump, sul fronte dei dazi, come ha spiegato lui stesso ripetutamente, c'è anche l'Ue. Da Bruxelles, nelle ultime settimane, più volte è stato ribadito che l'Unione "resterà fedele ai suoi principi e, se necessario, sarà pronta a difendere i propri interessi legittimi".
- La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen ha anche avvertito: se il presidente americano non farà marcia indietro, la ritorsione a misure "ingiuste e arbitrarie" sarà "ferma". Anche a costo di mettere a rischio uno dei rapporti commerciali "più importanti" al mondo. Controdazi sul made in Usa, nuove intese con altre potenze globali e taglio delle dipendenze strategiche sono le armi nella fondina di Bruxelles se la dottrina del dialogo dovesse rivelarsi fallimentare.
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