I dazi di Trump preoccupano il made in Italy: da vino a moda, a rischio export verso Usa

Economia
Ansa/Ipa

Introduzione

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato, dal 2 aprile, l’entrata in vigore dei dazi del 25% sulle importazioni di macchine e componentistica dell’automotive negli Usa. Il tycoon ha anche minacciato nuove tasse su altri prodotti, mettendo in allarme l'industria italiana e generando preoccupazione per l’impatto sul made in Italy: dai vini al cibo, dallo spumante all'alta moda, infatti, l’export verso gli Stati Uniti sarebbe a rischio crollo. Ecco cosa sappiamo

Quello che devi sapere

L’export italiano verso gli Usa

Il settore farmaceutico

  • Tra i dazi a cui penserebbe Trump ci sono quelli al settore farmaceutico. Tuttavia, secondo le ultime proiezioni del Csc di Confindustria, i solidi legami produttivi tra le due sponde dell'Atlantico sulla chimica e il farmaceutico "potrebbero essere un deterrente alla rincorsa tariffaria". Oltre il 70% dello stock di capitali investiti dalle imprese farmaceutiche Ue nei Paesi extra-UE, comunque, è diretto negli Usa: la quota è la stessa per le multinazionali farmaceutiche tedesche, mentre quelle italiane sfiorano il 90%. Prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici, con oltre 8 miliardi, nel 2023 figuravano sul podio merceologico nell'export verso gli Usa

  • Per approfondireMattarella: "Dazi inaccettabili, ostacolano mercato. Ma Ue ha la forza per contrastarli"

La moda

  • Gli States rappresentano anche il terzo mercato per le esportazioni della moda italiana: secondo le associazioni di categoria, da gennaio a ottobre 2024 si è registrato un interscambio commerciale di 4,5 miliardi per la moda e 3,1 miliardi per i settori collegati

Il vino

  • Altro settore a rischio è quello dei vini: il blocco delle spedizioni di vino verso gli Stati Uniti a causa dei timori legati ai dazi, dice Coldiretti, potrebbe costare 6 milioni al giorno alle cantine italiane. E al danno economico immediato, spiega, rischia di aggiungersene uno a livello strutturale, con la perdita del posizionamento del prodotto sugli scaffali statunitensi

La preoccupazione del settore del vino

  • Alla vigilia del Vinitaly, quindi, il mondo del vino made in Italy si è detto preoccupato rispetto alle incertezze legate all'annuncio di Trump di imporre tariffe aggiuntive che potrebbero arrivare fino al 200% sulle bottiglie europee

Il valore delle bottiglie tricolori

  • Le minacce di Donald Trump di mettere un dazio sui vini europei rischia di danneggiare pesantemente le esportazioni di bottiglie tricolori, che nel 2024 hanno raggiunto il valore di 1,94 miliardi di euro negli Stati Uniti (secondo una analisi Coldiretti/Filiera Italia diffusa quando il presidente Usa aveva annunciato l'intenzione di imporre una tariffa aggiuntiva su rossi, bianchi e champagne come ritorsione contro la decisione dell'Ue di colpire il whisky made in Usa).
  • Ritoccare i dazi potrebbe compromettere un percorso che negli ultimi venti anni ha visto le vendite negli Stati Uniti quasi triplicate in valore, con un incremento del 162%, secondo i dati Istat elaborati dall'associazione agricola, tanto da rappresentare circa un quarto delle esportazioni totali di vino italiano. Quasi un terzo del totale è rappresentato dagli spumanti. Gli Usa, ha spiegato la confederazione, sono anche il primo consumatore mondiale di vino con 33,3 milioni di ettolitri, secondo dati Oiv, e per l'Italia rappresentano in valore il mercato più importante

“I dazi sono di fatto già applicati”

  • Intanto Paolo Castelletti, direttore generale di Unione italiana Vini, ha denunciato: “I dazi sono di fatto già applicati. Gli importatori americani hanno bloccato l'import dei nostri vini temendo di dover farsi carico loro del dazio, perché non c'è una norma che quantomeno adesso escluda dai dazi i prodotti che sono in transito". E così, ha avvertito Castelletti, "nel momento in cui fossero daziati anche i prodotti in transito, a quel punto il dazio ricadrebbe sull'importatore e questo vorrebbe dire sostanzialmente fallire”. Con il 96% dell'export agroalimentare verso gli Usa che viaggia su nave, secondo l'analisi Coldiretti su dati Istat, “il timore è che i carichi possano arrivare a destinazione quando i dazi sono già scattati”

Il settore agroalimentare

  • Nuovi dazi, ha sottolineato nei giorni scorsi la Cia-Agricoltori Italiani, metterebbero a rischio un mercato florido per le nostre aziende: i nuovi dazi minacciati da Trump, ha stimato, rischierebbero di far saltare l'11% di tutto l'export agroalimentare italiano (69 miliardi), con un impatto economico devastante sulle eccellenze del made in Italy. Il rischio, ha evidenziato la confederazione agricola, è ben peggiore rispetto ai dazi del 2019 che ebbero effetto solo per un anno e furono imposti al 10%, mentre adesso si ipotizza un possibile 25%

I prodotti a rischio

  • Cia ha ricordato che i dazi doganali maggiorati potrebbero riguardare formaggi, salumi e alcuni alcolici, mentre ora, a essere minacciati, sono anche prodotti come vino, olio extravergine d'oliva e pasta e la durata potrebbe interessare tutto il mandato presidenziale. Tutto ciò avverrebbe in un momento in cui si può parlare di un vero e proprio boom di vendite tricolori negli Usa per l'agroalimentare italiano: 7,8 miliardi di euro e +17% sul 2023, con gli Stati Uniti che hanno scalzato, seppur di poco, la Francia dal secondo gradino del podio dei Paesi di destinazione del nostro export agroalimentare

  • Su Insider: Ma davvero i dazi mi fanno risalire le rate del mutuo?