Tari 2025, stanno arrivando bollettini per pagare la tassa sui rifiuti: importi e scadenze
EconomiaIntroduzione
In alcuni grandi comuni sono arrivati o stanno arrivando i bollettini cartacei o digitali per procedere al pagamento della Tari, la tassa sui rifiuti. Da Milano a Napoli, passando per Bologna, tra giugno e luglio cadono le scadenze per la prima rata o per l'eventuale pagamento in un'unica soluzione. Vediamo come funziona
Quello che devi sapere
Cos'è la Tari
Cominciamo dalle basi. Cos’è la Tari? Acronimo di Tassa sui rifiuti, la Tari è un’imposta con la quale i contribuenti finanziano i costi relativi al servizio di raccolta e smaltimento della spazzatura. Introdotta dalla legge di Stabilità 2014, ha sostituito e unificato i precedenti tributi, pagati da cittadini e imprese, come la Tia (Tariffa di igiene ambientale), la Tarsu (Tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani) e la Tares (Tributo comunale sui rifiuti e sui servizi).
Per approfondire: Tari 2025, quali sono le esenzioni per pagare meno
Per cosa si paga
Con la Tari non si paga la produzione effettiva di rifiuti, ma la mera possibilità di produrli. Come spiega infatti il comma 641 della legge di Stabilità 2014, il pagamento della tassa sui rifiuti spetta a chiunque possegga - o detenga a qualsiasi titolo (come locazione, comodato d’uso, usufrutto o altro) – “locali” o “aree scoperte” suscettibili di produrre rifiuti. Con il termine “locale” si intende una struttura fissata al terreno e chiusa almeno su tre lati, mentre con “aree scoperte” si fa riferimento a spazi circoscritti che non rappresentano parte integrante del locale oppure ad aree in cui non sono presenti strutture edilizie, destinati a qualsiasi utilizzo.
Per approfondire: Acconti Irpef 2025, nuove aliquote e detrazioni: cosa cambia
Chi deve pagarla
Questo tributo locale viene pagato da chi occupa fisicamente gli immobili oppure, nell'ipotesi in cui questi siano vuoti, da chi ha su essi il diritto di proprietà (anche per le seconde case). In caso di affitto, è tenuto a pagare la Tari l’inquilino che ha sottoscritto un contratto di locazione superiore a 6 mesi: sotto questa scadenza, l’imposta è sempre a carico del proprietario.
Per approfondire: Decreto fisco, proroga del pagamento delle imposte per i forfettari
Per le case vuote
La Tari non è dovuta per le case vuote, effettivamente non abitate, non arredate e con utenze non allacciate: questi locali non sono di fatto suscettibili di produrre rifiuti e dunque non sono soggetti al pagamento della tassa. Ma attenzione: la Corte di Cassazione ha stabilito in una sentenza che se l’immobile è pronto per attivare le utenze con un semplice contratto, la Tari è comunque dovuta. Al contrario, qualora sia necessario effettuare opere strutturali per rendere l’immobile servibile, la tassa non è dovuta.
Per approfondire: Riforma del fisco, quali sono i possibili effetti su stipendi e pensioni
Altre esclusioni
Non sono soggette alla Tari i locali in situazioni particolari, cioè quelli oggettivamente inagibili, dunque non suscettibili di produrre rifiuti. Niente tassa anche sulle aree condominiali comuni e non utilizzate in via esclusiva (ad esempio per androne e scale del palazzo). Per ottenere l’esenzione, bisogna inviare un’autocertificazione e/o la copia delle bollette di chiusura delle utenze all'indirizzo presente sul sito del proprio comune, nella sezione dedicata alla Tari.
Per approfondire: Imu seconda casa, Roma la più cara: ecco le città in cui si spende di più
Come si calcola
Il cittadino non è tenuto a calcolare la Tari da sé: è compito del comune determinare l’importo e inviare l’avviso di pagamento. Tale importo è determinato dalle caratteristiche dell’immobile e del nucleo familiare. Nello specifico, ai fini del calcolo della tassa, entrano in gioco due componenti: una quota fissa e una variabile. La prima viene determinata in relazione alle componenti essenziali del costo del servizio, riferite in particolare agli investimenti per le opere e dai relativi ammortamenti; la seconda è calcolata in base alla quantità di rifiuti attribuiti, al servizio fornito, ai costi di gestione.
Per approfondire: Tasse, dai ristoranti alle discoteche: le categorie che evadono di più
Quando e come pagarla
Non esiste una scadenza univoca per tutti i contribuenti: le date variano in base al comune di residenza fiscale. Come accennato, proprio in questi giorni in alcuni grandi comuni stanno arrivando i bollettini cartacei o digitali. A Milano sono previsti due avvisi di pagamento: l’acconto, emesso tra fine maggio e giugno, con scadenza il 10 luglio e infine il saldo, in emissione tra fine ottobre e novembre 2025, con scadenza a dicembre. A Napoli, la prima rata in acconto scade il 16 luglio; la seconda rata il 16 settembre; la terza rata il 17 novembre. Se si opta per la rata unica, la deadline è il 31 luglio. A Bologna sono previste due scadenze: la prima rata (o il pagamento in unica soluzione) è fissata al 30 settembre, mentre la seconda rata deve essere pagata entro il 2 dicembre. A Roma, invece, la prima rata (e il pagamento in unica soluzione) è già scaduto il 31 maggio. Restano le scadenze del 31 agosto e del 30 novembre per il pagamento della seconda e terza rata. Anche le modalità di pagamento della Tari variano da comune a comune: tra le opzioni previste ci sono il modello F24, il bollettino postale, il Mav o l’utilizzo di PagoPa.
Per approfondire: Concordato preventivo: tetto per gli affidabili e niente sanatoria
Dove si paga di più
A febbraio 2025, uno studio condotto dalla Uil e realizzato dal Servizio stato sociale, politiche fiscali e previdenziali, immigrazione del sindacato ha permesso di analizzare in quali città la tassa è più alta. Dall’analisi basata sui dati del 2024,è emerso che la Tari più alta si è registrata a Pisa: nel capoluogo di provincia toscano, l’anno scorso, l’esborso è stato pari a 595 euro medi a famiglia. All'opposto c’è La Spezia, dove la tassa sui rifiuti è stata pari a 170 euro a nucleo. La media nazionale è stata calcolata in 337 euro.
Per approfondire: Ecco le città dove si paga di più per la Tari. La classifica
Il bonus sociale
Per le famiglie meno abbienti, dal primo gennaio 2025 è operativo il bonus sociale per i rifiuti, noto anche come bonus Tari. La misura è destinata agli utenti domestici con un Isee fino a 9.530 euro (20.000 euro per famiglie con almeno 4 figli) e prevede una riduzione automatica del 25% della Tari, limitatamente a una sola utenza. Dunque, se la famiglia possiede più abitazioni, avrà diritto al bonus solamente per una di esse. L'agevolazione viene riconosciuta senza necessità di fare richiesta, così come avviene per i bonus sociali relativi all'energia elettrica, al gas e all'acqua.
Per approfondire: Bonus bollette, sconto a giugno di 200 euro: a chi spetta
Le altre agevolazioni
Tra gli altri casi di riduzione obbligatoria della Tari, c’è lo sconto che riguarda le zone in cui la raccolta non viene effettuata. Il taglio previsto è pari al 40%, con il comune che può decidere di graduare la tariffa in relazione alla distanza dal più vicino punto di raccolta rientrante nella zona perimetrata o di fatto servita. La legge sulla Tari prevede anche la possibilità di riconoscere localmente altre agevolazioni per specifiche categorie di utenti, o riduzioni della quota variabile proporzionali alle quantità di rifiuti speciali assimilati agli urbani che il cittadino dimostra di aver riciclato. Se si ha diritto alle agevolazioni, bisogna presentare domanda di sconto al comune, allegando i documenti richiesti.
Per approfondire: Mutuo, tasse, bollette: quanto costa in Italia mantenere una casa?