Riforma Fisco, quali sono i possibili effetti su stipendi e pensioni: le simulazioni

Economia
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Introduzione

La circolare 4/E, pubblicata il 15 aprile dall’Agenzia delle Entrate, ha messo un nuovo tassello nella riforma fiscale, cercando di semplificare e razionalizzare il sistema, dopo le modifiche avvenute nelle precedenti Manovre che hanno portato effetti immediati per milioni di contribuenti. Alcuni hanno visto ridurre sensibilmente il carico fiscale, mentre altri, invece, rischiano di perdere parte dei benefici. Nei prossimi mesi, però, come promesso dal governo, sono attesi nuovi interventi in materia.

Quello che devi sapere

Le novità Irpef e i soggetti che ne beneficiano

A partire da inizio 2024 l’Irpef si applica secondo tre fasce: 23% fino a 28 mila euro di reddito, 35% da 28 mila a 50 mila euro, e 43% oltre questa soglia. Come ribadisce la circolare, questo sistema, previsto dalla Legge di Bilancio, punta a favorire in particolare i redditi medio-bassi. Le simulazioni di alcuni quotidiani evidenziano in particolare come i maggiori benefici si concentrino tra i 15 e i 28 mila euro annui, con una riduzione di imposta che può arrivare anche a 260 euro. Per chi invece supera i 50 mila euro non cambia nulla e si vedrà applicata l’aliquota massima.

 

Per approfondire: Taglio dell'Irpef, seconda aliquota al 33% e pace fiscale: le prossime mosse del governo

Il possibile intervento

Proprio a questa fascia di contribuenti erano rivolte le recenti parole della premier Meloni agli Stati generali dei commercialisti, che potrebbero trovare presto sbocco in un nuovo intervento in materia fiscale. Un possibile intervento potrebbe essere l’abbassamento della seconda aliquota Irpef, quella attualmente fissata al 35% per i redditi da 28 a 50 mila euro, che verrebbe portata al 33%. Un intervento per cui servirebbero 2,5 miliardi di euro. Se poi, come suggeriscono i commercialisti, si volesse anche far salire lo scaglione dagli attuali 50 mila a 60 mila euro di reddito, il costo complessivo dell’operazione salirebbe a circa 5 miliardi. Un costo che il governo potrebbe anche sostenere nella Manovra di fine anno, disponendo di risorse pari a circa 4 miliardi, ma che rischia di dover rivedere a causa della presenza di altre necessità, in primis dal settore della Difesa.

 

Per approfondire: Acconti Irpef 2025, corretta la norma. Ecco le modifiche al decreto e tutte le novità

Gli effetti

Un simile intervento avrebbe effetti benefici sugli stipendi e le pensioni. Per un lavoratore con una retribuzione lorda di 40 mila euro, e con un reddito imponibile di poco superiore a 36 mila euro, il risparmio fiscale sarebbe di 627 euro l’anno. A 43 mila euro di retribuzione scenderebbe a 340 euro, per poi risalire a 348 euro in corrispondenza di una retribuzione di 50 mila euro lordi e stabilizzarsi a 440 euro, sempre all’anno, a partire dai 60 mila euro di retribuzione in su. Cifre simili, a parità di reddito, per i pensionati

Trattamento integrativo

Altro problema in materia da risolvere sarà la riduzione del bonus fiscale di 1.200 euro, precedentemente noto come Bonus Renzi, che penalizza i contribuenti con un reddito annuo compreso tra 8.500 e 9 mila euro. Questa situazione deriva dal nuovo sistema di calcolo del cuneo fiscale, il quale, passando da un'impostazione contributiva a una fiscale, basa ora il computo sull'entrata totale. Anche coloro che percepiscono tra i 10 e i 35 mila euro annuali subiranno delle minori entrate, sebbene di entità notevolmente inferiore: gli emolumenti potranno essere decurtati al massimo di 96 euro su base annua, equivalenti a soli 7 euro mensili. Al contrario, beneficeranno di un incremento di reddito i percettori sotto la soglia di 8.500 euro e quelli collocati tra i 35 e i 50 mila euro

Fiscal drag

Secondo quanto rilevato dall'Ufficio parlamentare di bilancio, il funzionamento della recente riduzione del cuneo fiscale, unitamente alla rivisitazione delle agevolazioni fiscali per i nuclei familiari con redditi medio-alti, ha generato un incremento del carico tributario per una parte dei lavoratori subordinati, inclusi impiegati e operai. Nello specifico, a subire un'intensificazione è stato il fenomeno noto come fiscal drag, ovvero il drenaggio fiscale. Questo effetto si verifica quando gli aumenti salariali, anche se lievi, conducono i contribuenti a rientrare in fasce di aliquote più elevate o a subire una diminuzione delle detrazioni fiscali

I dati

Cosa significa tutto questo? Se si confronta la situazione attuale con il 2022, e a parità di inflazione, si riscontra un aumento di 370 milioni di euro in tasse versate dai lavoratori dipendenti, il che equivale a un rincaro del 13%. Secondo l'Upb la riforma del cuneo fiscale avrebbe reso le imposte sul lavoro più "sensibili" all'inflazione. Questo erode il potere d'acquisto. Più in generale, poi, bisogna considerare che se nell'ultimo anno i salari reali sono cresciuti del 2,3%, si viene da due pesanti cali del 3,2% nel 2023 e del 3,2% nel 2022. Complessivamente, quindi, negli ultimi tre anni il potere d'acquisto dei lavoratori (cioè la ricchezza reale) è sensibilmente calato

Le detrazioni per i familiari a carico

Dal 2025, un'importante modifica alle detrazioni per i familiari a carico entra in vigore. Tali agevolazioni saranno valide esclusivamente per gli ascendenti conviventi, come genitori e nonni, estromettendo altri parenti quali suoceri o fratelli. I contribuenti non residenti nell'Unione Europea, a meno che non provengano dallo Spazio Economico Europeo, non potranno usufruirne se i loro familiari vivono all'estero. Per i figli, sarà ancora possibile non considerare nel reddito da lavoro le misure di welfare aziendale, come i buoni studio, anche se hanno più di 30 anni, a patto che non abbiano disabilità certificate e rientrino nei limiti di guadagno. Per i figli tra i 21 e i 30 anni, la detrazione sarà ancora applicabile, ma solo in presenza di requisiti specifici

Gli altri possibili interventi

I prossimi mesi e i prossimi interventi, in particolare quello relativo alla Manovra, porteranno anche altre possibili modifiche, in particolare per l’Ires (l’Imposta sul reddito delle società) e l’armonizzazione delle tax expenditures.

 

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