Recupero crediti aggressivo, i consigli per difendersi

Economia
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Introduzione

Sono numerosi i cittadini che si rivolgono all’Unione nazionale consumatori per denunciare forme di recupero crediti aggressive. “Si tratta di operatori del recupero crediti poco seri che utilizzano toni e metodi del tutto inopportuni, arrivando a minacciare il malcapitato”, spiega l’associazione, che fornisce alcuni consigli su come difendersi. Grande attenzione va data soprattutto alle comunicazioni improvvisate, superficiali e generiche. È inoltre illegittima ogni modalità di ricerca del debitore che sia lesiva della dignità personale e della riservatezza. Un esempio? Quando vengono apposti messaggi sulla porta di casa o si viene seguiti anche sul posto di lavoro. E occhio, infine, al "terrorismo psicologico", cioè a quelle false affermazioni che paventano possibili pignoramenti di beni o dello stipendio o addirittura il carcere.

Quello che devi sapere

Cos'è il recupero crediti

  • Prima di tutto è bene chiarire cosa fanno le società di recupero credito, per poi capire come riconoscere e difendersi da quelle aggressive. L’attività di recupero crediti verso i consumatori comprende tutti quegli interventi finalizzati a ottenere il pagamento di una somma dovuta da un soggetto privato per un debito nei confronti di una impresa

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Una mera intermediazione

  • Si tratta di una attività che deve essere svolta nel rispetto delle normative di legge e dei codici di autoregolamentazione che si sono dati alcuni gestori. In particolare, spiega l’Unione nazionale consumatori, le società del recupero crediti devono relazionarsi con i consumatori “preservando un ruolo di mera intermediazione, che deve essere svolto con professionalità e rispetto dei diritti dei consumatori”

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Somme certe ed esigibili

  • Il fatto che il credito sottostante sia relativo al “rapporto di consumo” impone che possa essere richiesto unicamente il pagamento di somme che le aziende creditrici garantiscono essere come certe ed esigibili. Ne deriva, rimarca l’associazione dei consumatori, che le società di recupero crediti “sono obbligate a sospendere ogni attività nel caso in cui il consumatore comprovi con le dovute documentazioni la pendenza di una contestazione del credito o di aver attivato una procedura di conciliazione”. In questi casi, la società ha l’onere di attendere indicazioni sulla fondatezza o meno dei rilievi del consumatore e istruzioni in ordine alla eventuale prosecuzione delle procedure affidate

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Le comunicazioni improvvisate

  • La prima cosa alla quale si deve prestare attenzione “se si è contattati da una società di recupero crediti è la corretta verifica circa la reale esistenza del debito. Bisogna considerare che alcune società si affidano a comunicazioni improvvisate che sono facilmente riconoscibili perché il riferimento alla posizione debitoria è molto superficiale e generico”, sottolinea l’Unione nazionale consumatori. Si tratta, spesso, di messaggi standard che ci arrivano tramite mail o anche per posta

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Le sollecitazioni telefoniche e non

  • In generale, spiega ancora l'associazione, è illegittima ogni modalità di ricerca del debitore, presa di contatto, sollecitazione che sia lesiva della sua riservatezza o della dignità personale. “Si pensi a quelle sgradite sollecitazioni sull’utenza telefonica fissa o mobile, all’invio di sms, a comunicazioni telefoniche il cui contenuto è preregistrato e quindi poste in essere senza l’intervento di un operatore con il rischio che soggetti diversi dal destinatario vengano a conoscenza del contenuto di chiamata”, evidenzia l’Unione nazionale consumatori

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Le visite a casa o a lavoro

  • Qualche volta si arriva persino alle visite a domicilio o sul luogo di lavoro, “anche con l’apposizione di messaggi sulla porta di casa idonei a violare le più elementari regole di rispetto della privacy”. Può persino capitare di ricevere un atto di citazione a comparire dinanzi a un giudice di pace di un luogo diverso dalla nostra residenza, “ma andrebbe verificato con cura perché spesso si tratta solo di intimidazioni”, insiste l’associazione dei consumatori

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False affermazioni per farti pagare

  • Non solo: è bene fare attenzione a tutte quelle affermazioni non veritiere utilizzate per indurre i consumatori a pagare. “Non è vero che il mancato pagamento di un debito può comportare il carcere, trattandosi di un inadempimento di natura civilistica; non è vero che può portare alla dichiarazione di fallimento, per la quale è sempre necessaria un’apposita procedura preceduta dalla emissione di un decreto ingiuntivo o di una sentenza”, chiarisce l’Unione nazionale consumatori

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Nessun pignoramento di beni

  • “Non è nemmeno vero che al mancato pagamento può far seguito il pignoramento dei beni (o addirittura dello stipendio) perché anche in questo caso è necessario che intervenga un provvedimento del giudice", spiega l'Unc. "E non è vero che si rischia l’iscrizione nella banca dati dei cattivi pagatori; perché questa è possibile solo se il debito è stato contratto con una banca con una finanziaria”, conclude l'associazione dei consumatori

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