Pensioni giovani, uscita anticipata a 64 anni con i fondi complementari: le ipotesi
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Dal tavolo sulla previdenza promosso dal ministero del Lavoro si fa strada il meccanismo che consentirebbe a chi oggi ha meno di 35 anni di utilizzare i versamenti integrativi per raggiungere i requisiti e anticipare l'uscita di 3 anni con 20 di contributi. L'assegno minimo maturato dovrà superare di 2,8 volte quello sociale
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- Un mix tra previdenza pubblica e privata per favorire l’accesso alle pensioni contributive per i giovani. Nell’incontro tra l’Osservatorio sul monitoraggio della spesa previdenziale promosso dal ministero del Lavoro e le parti sociali un capitolo è dedicato ai lavoratori under 35. Ecco le ipotesi sul tavolo
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- Secondo la riforma Fornero in vigore dal 2012, per uscire anticipatamente dal lavoro è necessario aver compiuto 64 anni d’età con 20 di contributi. I requisiti scattano a patto che l’assegno maturato abbia un valore minimo di 2,8 volte superiore a quello sociale, che oggi vale 1.409 euro
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- L'uscita anticipata è difficilmente raggiungibile per i lavoratori che oggi hanno meno di 35 anni, penalizzati da fattori sistemici come la difficoltà diffusa a trovare un impiego, la precarietà e i salari troppo bassi
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- Da qui l’ipotesi di favorire l'uscita anticipata per i giovani tramite la previdenza integrativa permettendo il cumulo della pensione pubblica con le risorse che derivano dalla rendita della pensione complementare
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- Lo stesso cumulo si potrebbe applicare per raggiungere una soglia più bassa di 1,5 volte il minimo sociale, che dà diritto al pensionamento a 67 anni, mentre se l’assegno maturato è di importo inferiore bisognerà aspettare fino a 71 anni
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- Il via libera al cumulo tra la pensione pubblica e quella integrativa per l’uscita anticipata verrebbe poi esteso a tutti i lavoratori che operano interamente nel sistema contributivo, a partire dal 1° gennaio 1996
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- Nell'ultimo incontro del tavolo sulla previdenza prima del varo della manovra, spazio è dedicato alla promozione dei fondi pensione. Tra gli interventi sul tavolo dovrebbe esserci una nuova fase di “silenzio-assenso” per destinare il Tfr ai fondi pensione. I sindacati chiedono almeno un altro semestre per l’adesione dei lavoratori alla previdenza integrativa
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- Si fa poi strada l’innalzamento dell’attuale soglia di deducibilità per i contributi versati alle forme integrative, pari oggi a 5.164,57 euro, e bonus aggiuntivi per l'iscrizione di familiari a carico, in primis i figli
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- Dai sindacati, Cgil e Uil spingono il governo a promuovere “campagne informative” per l’adesione dei lavoratori alla previdenza integrativa e una tassazione più vantaggiosa sui rendimenti dei fondi pensione
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- Le indicazioni operative uscite dagli incontri sulla previdenza saranno consegnate al ministro Calderone e valutate dal governo tenendo conto delle risorse a disposizione nella Nota di aggiornamento al Def (Nadef)