Ferie, il datore di lavoro può imporle al suo dipendente?
Le ferie sono un diritto irrinunciabile del lavoratore e il datore che non le gestisce in modo corretto può incorrere in sanzioni. Ma cosa succede se, nonostante le sollecitazioni, un dipendente continua a rifiutarsi di godere dei giorni di riposo?
Con l’arrivo della bella stagione molti italiani cominciano a pensare alle ferie. È bene, quindi, ripassare quali sono le regole per godere di questo diritto irrinunciabile del lavoratore, previsto dall’articolo 6 della nostra Costituzione. Le ferie annuali retribuite - regolate sia a livello nazionale sia comunitario sia dai contratti collettivi - hanno l’obiettivo di far recuperare al lavoratore le energie fisiche e mentali e dedicare tempo alle relazioni affettive e sociali. Ma possono essere imposte dal datore di lavoro?
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Prima di tutto è bene ricordare che, in genere, le ferie maturano in dodicesimi in relazione ai mesi di servizio prestato. Maturano anche durante alcune assenze, come malattia, congedo matrimoniale o di paternità, l'astensione obbligatoria della madre. Invece non maturano durante gli scioperi, le assenze non giustificate, i periodi di aspettativa o la sospensione per cassa integrazione a zero ore. Al lavoratore in ferie spetta la retribuzione normale, con tutti gli elementi che vengono erogati in via ordinaria
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Come ricorda il Sole 24 Ore, riguardo al piano ferie il decreto legislativo 66/2003 individua tre periodi in cui il lavoratore può godere delle ferie annuali che ha maturato. Il primo periodo è di due settimane, che il lavoratore può godersi in modo ininterrotto durante l’anno in cui ha maturato le ferie: il lavoratore può decidere quando, ma deve concordarlo col suo datore e comunicarlo per tempo per dargli il tempo di organizzarsi
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Anche il secondo periodo è di due settimane, che però - salvo termini più ampi stabiliti dalla contrattazione collettiva - possono essere utilizzate entro 18 mesi dal termine dell’anno di maturazione in modo frazionato. Il terzo periodo c’è se il Contratto collettivo nazionale di lavoro prevede più di 4 settimane di ferie annuali: anche questo può essere frazionato, entro i termini stabiliti, oppure monetizzato se c’è l’accordo tra le parti
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I dipendenti non possono decidere in autonomia il proprio periodo di ferie, ma devono concordarlo con i datori di lavoro. La determinazione del periodo di ferie, infatti, come ricorda il Sole è lasciata al datore di lavoro, come espressione del suo potere organizzativo dell’azienda. Il datore, però, deve comunicare per tempo al lavoratore il periodo e tenere in considerazione le sue richieste
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Se invece il lavoratore rifiuta di andare in ferie oppure di aderire al calendario proposto dal suo datore, l’azienda - per non incorrere nelle sanzioni - può invitare il dipendente a programmare le ferie entro un arco di tempo stabilito. Se il lavoratore continua a non andare in ferie, come ipotesi estrema il datore di lavoro può costringerlo al riposo, mettendolo in ferie forzate
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Per quanto riguarda le ferie collettive, cioè il periodo di chiusura dell’azienda in cui tutti i dipendenti vanno in ferie, il datore di lavoro può pagare la retribuzione per i soli giorni maturati a chi non ha un numero di giorni sufficienti. Oppure può anticipare le ferie che i dipendenti matureranno nei mesi successivi
Per i datori di lavoro che non gestiscono le ferie in modo regolare sono previste delle sanzioni. Se i lavoratori non hanno usufruito del periodo minimo legale di ferie (cioè 4 settimane o più), è prevista una sanzione amministrativa pecuniaria variabile tra 120 e 720 euro. Se i lavoratori sono almeno 5 o l’irregolarità riguarda tre periodi diversi, si sale tra 480 e 1.800 euro; se i lavoratori sono 10 o i periodi almeno 5, si arriva tra 960 e 5.400 euro. Si sale ancora se il datore è stato destinatario di sanzioni per gli stessi illeciti nei 3 anni precedenti
Come ricorda il Sole, a titolo gratuito i lavoratori possono cedere i riposi e le ferie da loro maturati ad altri lavoratori dello stesso datore di lavoro, ad esempio per consentirgli di assistere figli minori malati. E cosa succede, infine, se sono in corso ammortizzatori sociali? Se c’è il ricorso a procedure di Cig parziale o contratti di solidarietà, quindi con una contrazione dell’attività lavorativa, deve essere garantito lo smaltimento di una parte delle ferie. Se invece c’è la sospensione totale dell’attività, le ferie potranno essere fruite alla ripresa
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