
Sovranità alimentare, l’Italia è autosufficiente? I dati di agricoltura e industria
L’ex ministero delle Politiche agricole cambia nome e prende la stessa denominazione del suo omologo francese. Ma cosa significa? “L’Italia ha bisogno di difendere la propria cultura e i propri prodotti, perciò siamo assolutamente contrari all’autarchia”, ha dichiarato il ministro Lollobrigida. Ecco qual è la situazione del comparto

Con il governo del presidente Meloni il ministero delle Politiche agricole cambia nome e diventa ministero dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare e Forestale. A guidarlo è un esponente di Fratelli d’Italia molto vicino al premier, Francesco Lollobrigida. “L’Italia ha bisogno di difendere la propria cultura, i propri prodotti e in questo contesto la sovranità alimentare è contraria all’autarchia. C’è bisogno che la nostra nazione esporti all’estero e per farlo bisogna difendere la qualità”, ha dichiarato il ministro
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COSA SIGNIFICA – Il concetto di sovranità alimentare significa rafforzare la produzione agricola e delle materie prime alla base dell'industria alimentare, più che mera autarchia. Come sottolinea il Sole 24 Ore, basandosi su una ricerca di Federalimentare, l’Italia è infatti autosufficiente in materia alimentare soltanto per quanto riguarda riso, pollo e probabilmente ortofrutta
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IN COSA SIAMO AUTOSUFFICIENTI – Come evidenziano le statistiche l’Italia riesce ad assolvere ai propri bisogni per quanto riguarda carni avicole e uova (ma non i mangimi); vino e acque minerali; riso (importa solo il 5%); latte e formaggi (importa il 6%) e ortofrutta trasformata (per la quale compra sui mercati internazionali il 16% delle materie prime)
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IN COSA NON SIAMO AUTOSUFFICIENTI – Discorso diverso per altri prodotti, alcuni veri e propri simboli del Made in Italy. Uno di questi è la pasta (importiamo il 40% dei grani) e l’altro è l'olio d'oliva (il 60% del fabbisogno è coperto con prodotto estero). Ci sono poi le farine (ne importiamo il 45%), i prodotti da forno (28%), le conserve ittiche (95%), le carni preparate e i salumi (40%) e anche l'alimentazione animale (proviene da oltre confine il 65% dei mangimi). Infine, l'Italia è totalmente dipendente dall'estero per il caffè e il cioccolato
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PERCHÉ PARLARE DI SOVRANITÀ ALIMENTARE – Il tema della sovranità alimentare (come ha ricordato Lollobrigida, in Francia il ministero ha la stessa denominazione) è un tema che è tornato spesso al centro della scena in questi ultimi anni. Prima la pandemia e poi la guerra in Ucraina hanno avuto un forte impatto sul commercio internazionale di prodotti agroalimentari. Lo dimostra il caso dell’Ucraina: per settimane sono rimaste bloccate nei porti ucraini quote importanti di grano tenero, duro, semi oleosi e fertilizzanti destinati al Nordafrica e al Medio Oriente
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LA SITUAZIONE DELL’ITALIA – Problemi relativi alle forniture l’Italia non ne ha mai avuti, visto che, avendo la possibilità di sostenere prezzi più elevati, è stato possibile reperire sempre le materie prime agricole altrove. Tuttavia, a livello europeo e italiano, è emersa la necessità di adottare misure per rafforzare la produzione agricola e ridurre così la dipendenza dalle importazioni almeno per alcune produzioni considerate strategiche
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L’AIUTO DALL’EUROPA – A questo proposito viene in soccorso la decisione di Bruxelles, tra l'altro in deroga con quanto previsto dalla riforma Pac che entrerà in vigore dal 1° gennaio, che ha deciso di rimettere in produzione circa 4 milioni di ettari in Europa destinati a riposo o a rotazione colturale. Di questi, circa 200mila sono in Italia e sono stati prontamente seminati a mais e semi oleosi, proprio due delle produzioni nelle quali l'Italia è deficitaria

I CONTRASTI CON L’EUROPA – Un aiuto che però è stato seguito da un voto contrario dell’Italia, insieme ad altri 9 Paesi europei, sul Programma di lavoro annuale 2023 per la promozione dei prodotti agricoli e alimentari. “Abbiamo votato contro una proposta che aggrediva un pezzo della nostra economia agricola. Questo settore è una centralità e lavoreremo in Europa, insieme alle altre nazioni europee, per valorizzare quella che è una ricchezza fondamentale per l’Italia”, ha dichiarato Lollobrigida

LA NECESSITÀ DELLA RIFORMA PAC – “Noi siamo favorevoli al concetto di sovranità alimentare, se si riferisce alla necessità di garantire la sicurezza alimentare. Va però declinato a livello europeo per evitare che dalla crisi e dalla guerra ne escano rafforzati soltanto i Paesi che hanno minori costi per l'energia. Centrale resta in questa ottica la riforma Pac che però non contempla la necessità di rafforzare il potenziale produttivo. Importante anche l’accesso ai mercati, ottimo per l’Italia”, sostiene il presidente della Confagricoltura, Massimiliano Giansanti

RAFFORZARE LE FILIERE – “Mi spiace che dalla politica sia venuta una grande banalizzazione del concetto di sovranità alimentare, teorizzata prima del Covid anche dalla Fao - dice il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini - Significa rafforzare la produzione agricola, riportando in produzione terreni agricoli abbandonati, non certo in una logica di sovranismo. Vogliamo rafforzare le filiere proprio per essere più competitivi sui mercati internazionali e avere una strategia per l'agroalimentare italiano, non andando avanti tamponando le emergenze"
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