Gender Pay Gap, in Italia poche donne in ruoli apicali e pesa il part time. I DATI
Nel nostro Paese le lavoratrici spesso operano in settori diversi e pagati peggio rispetto ai colleghi uomini. Ma le differenze iniziano già nei corsi di laurea all’università, e più avanti nel tempo molte delle donne che svolgono un impiego non a tempo pieno non lo fanno per libera scelta. Di questo si è parlato nella puntata del 19 novembre di "Numeri", approfondimento di Sky TG24
GENDER PAY GAP
- Nel 2024, su 17,7 milioni di persone con almeno un giorno di lavoro retribuito, le donne hanno avuto in media stipendi di 19.833 euro a fronte dei 27.967 euro medi degli uomini, con circa il 29% in meno. È quanto emerso dall'Osservatorio Inps sui lavoratori del settore privato non agricolo, che segnala come sulla retribuzione pesino anche il maggior utilizzo delle lavoratrici del part time, il lavoro precario e la qualifica. Di questo si è parlato nella puntata del 19 novembre di Numeri, approfondimento di Sky TG24.
LA DIFFERENZA DI SETTORI
- Ma ci sono delle spiegazioni? Ad esempio pesa il fatto che le donne lavorino spesso in settori diversi e pagati peggio rispetto ai colleghi uomini. Uno dei comparti con la maggior presenza di lavoratrici è l’istruzione (77%), che ha un salario medio che è la metà di quello della manifattura (dove le donne sono appena il 29%).
POCHE MANAGER
- Un’altra motivazione è anche il fatto che le donne fanno meno carriera: nel 2022 - secondo dati Inps - fra le figure apicali, fra i manager, solo 1 su 5 era di genere femminile.
LE LAUREE
- Per quanto riguarda la scarsità di donne nei ruoli apicali, che ha indubbiamente una matrice culturale, c’è anche il tema della minore presenza di studentesse nei corsi di studio che permettono di accedere alle professioni meglio pagate. La laurea che garantisce lo stipendio più alto, secondo Almalaurea, è quella in Informatica/ICT, che vede una presenza femminile del 18,5%.
LAUREE IN INGEGNERIA
- Negli ultimi quasi 10 anni la percentuale di donne iscritte a ingegneria è praticamente rimasta ferma: 30,5% nel 2016 e 31,5% nel 2024. Non c’è quindi una chiara inversione del trend, motivo per cui il Gender Pay Gap potrebbe permanere ancora nei prossimi decenni.
LAUREE IN INGEGNERIA/2
- Lo stesso vale per le iscrizioni ai corsi di laurea: nel 2010 le studentesse di ingegneria erano il 26,7% e nel 2024 il 28,1%. La tendenza è quindi positiva, ma lenta.
IL GAP NEI SALARI
- Poi c’è il tema che le donne sono proprio pagate meno, anche con lo stesso titolo di studio in mano. Un ingegnere informatico a tre anni dalla laurea guadagna circa 135 euro netti al mese in più rispetto a una collega.
LE DONNE MEDICO
- Nel settore della medicina, le donne fra gli ospedalieri sono il 60%. Ma sono poche fra gli over 60: un dato importante che riflette un’Italia che, ai tempi del conseguimento di queste lauree, era molto diversa da quella oggi.
I DATI SUI PRIMARI
- Questo tuttavia fa sì che i primari uomini negli ospedali italiani, a oggi, siano il 77%.
IL PART TIME
- C’è poi il tema del lavoro part time, più utilizzato dalle donne che quindi lavorano meno ore rispetto ai colleghi uomini. Nel 2024 in Italia una lavoratrice su due ha usufruito del part time, spesso non per scelta ma per la necessità di conciliare il proprio impiego con la cura della famiglia.
LA MATERNITÀ
- Proprio la maternità è uno dei fattori principali del Gender Pay Gap: se prima della nascita di un figlio i salari di uomini e donne che svolgono lo stesso lavoro sono alla pari (anche se non sempre), dopo si apre un divario del 16%.
IL CONFRONTO CON GLI ALTRI PAESI
- Tuttavia l’Italia, nel confronto con gli altri Paesi europei, non si distingue per un valore particolarmente alto del part time femminile: si trova poco sotto la media Ue.
I PAESI CON PIÙ PART TIME FEMMINILE
- È interessante poi notare come i Paesi in cui la percentuale di part time femminile è più alta siano anche quelli che in molti casi, in tema di parità di genere e welfare, sono più avanti dell’Italia.
PART TIME VOLONTARIO E INVOLONTARIO
- Il nodo della questione sta nella libertà di decidere. In Italia quasi il 50% delle donne che lavora part time lo fa per necessità e non per scelta: in Germania il dato è al 4,4%.