Inchiesta urbanistica Milano, 74 indagati. Pd blinda Sala, Meloni frena su dimissioni

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La maxi inchiesta sulla gestione dell'urbanistica ha scosso il capoluogo lombardo. Sei le richieste di arresto, anche per l'imprenditore Catella e l'assessore Tancredi, che si è detto disponibile alle dimissioni. Il Pd sostiene il lavoro del primo cittadino, contestato in Consiglio comunale, dove riferirà lunedì. La premier: "Non c’è automatismo tra avviso di garanzia e dimissioni”

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Sono 74 gli indagati nell'inchiesta della Procura di Milano su una presunta "degenerazione della gestione urbanistica" nel capoluogo lombardo da parte dell'amministrazione comunale, i cui "uffici piuttosto che presidio di tutela dell'interesse pubblico" sarebbero stati "asserviti alle utilità di una cerchia ristretta ed elitaria”. Un'inchiesta che sta scuotendo Palazzo Marino con una richiesta di arresti domiciliari per l’imprenditore Manfredi Catella e per l'assessore alla Rigenerazione Urbana, Giancarlo Tancredi, e di carcere per Giuseppe Marinoni e Alessandro Scandurra, presidente e vice della disciolta Commissione per il paesaggio, oltre che per Federico Pella e Andrea Bezziccheri. Dopo gli interrogatori preventivi previsti per il 23 luglio, si esprimerà il gip Mattia Fiorentini chiamato a decidere se accogliere o meno o rimodulare le sei richieste di misura cautelare proposte. Coinvolto anche il sindaco Giuseppe Sala, iscritto nel registro degli indagati: lunedì prossimo sarà in aula per riferire.

L’indagine

La maxi indagine, che contiene il filone che riguarda l'architetto Giovanni Oggioni e altre due tranche, potrebbe ancora allargarsi. Non solo per i molti progetti ancora da scandagliare, ma anche perché durante le ultime perquisizioni sono stati sequestrati pc, tablet e cellulari, documenti, mail e altro materiale ritenuto "interessante". Ora si dovrà esaminare il contenuto del telefono e degli altri supporti informatici dell’assessore Tancredi, che ha detto di essere disposto a dimettersi, e degli altri personaggi finiti nel mirino della magistratura in questa tornata di attività investigativa. Gli esiti delle analisi potrebbero far lievitare ancora il numero degli indagati. Proprio su Tancredi è invece emerso come, già nel 2021, l'Anac chiese informazioni al Comune di Milano per verificare la posizione dell'allora neo assessore all'urbanistica in merito ad eventuali conflitti di interesse, ma dai responsabili dell'amministrazione fu risposto - attraverso una documentazione - che quest'ultimo si era messo in aspettativa prima della nomina, per cui non sussistevano profili di inconferibilità e incompatibilità della carica. Per questo motivo la vicenda venne chiusa con una nota al responsabile prevenzione della corruzione del Comune, affinché monitorasse l'eventuale integrazione di fattispecie di incompatibilità. 

Le accuse

Le carte raccontano di un piano di gestione del territorio "ombra" disegnato dal presidente della commissione Marinoni, con il dossier su "Nodi e Porte Metropolitane Milano 2050" da redigere presso il suo studio di architettura e al quale Palazzo Marino, su proposta del primo cittadino e dell'assessore, ha dato il patrocinio gratuito. "Uno strumento artificioso - scrivono i pm - per raggirare le regole e facilitare l'avvio di un piano di affari occulto di pianificazione e di attuazione di agglomerati edilizi in ampie aree, intorno a nove nodi periferici, al confine tra la città e i comuni dell'hinterland". In più, è il meccanismo ipotizzato, si sarebbe utilizzato il Parternariato Pubblico-Privato giustificato da un interesse sociale in modo da sottrarsi alle "procedure pubbliche di legge”. Il sindaco Sala, in più, è rimasto impigliato per il suo intervento nella vicenda del Pirellino e su quel parere solo alla fine positivo della Commissione che faceva fatica a dare l'ok al progetto per costruire la 'Torre Botanica' di Stefano Boeri, l'architetto che ha firmato il Bosco Verticale e che è indagato. La Procura infatti, in merito a Marinoni, sottolinea la "sua mancanza di indipendenza, ricattabilità e cedevolezza alle pressioni del sindaco" Sala, "dell'assessore Tancredi, del direttore generale Malangone, di Manfredi Catella e di Stefano Boeri”.

Pm: Marinoni già dal 2017 puntava su speculazioni edilizie

Secondo quanto emerge dagli atti dei pm e da alcune chat di 8 anni fa, l'architetto Marinoni, presidente della disciolta Commissione paesaggio e figura centrale nella maxi inchiesta, "almeno dal 2017" viaggiava all'estero, con un collega di uno studio di Lugano, "alla ricerca di Nodi da studiare urbanisticamente, individuando luoghi e rintracciando soggetti interessati a concludere accordi e a cui vendere i masterplan" per "avviare massicce speculazioni edilizie". Per i pm "impressiona l'analogia con la vicenda milanese".

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Sala lunedì si difenderà in aula

Il sindaco Sala lunedì 21 luglio si difenderà nell'aula del Consiglio comunale. Intanto resiste anche se molto provato dalla notizia dell'indagine a suo carico che ha "appreso da un giornale e non dalla Procura". Un fatto "allucinante" secondo il primo cittadino, che parla di "metodo inaccettabile". False dichiarazioni sull'identità o su qualità personali proprie o di altre persone e induzione indebita a dare o promettere utilità sono i reati che gli vengono contestati, accuse che lui rigetta. Anche se le dimissioni adesso non sembrerebbero una possibilità, Sala ci avrebbe pensato e si è confrontato su questo con la sua squadra di assessori. A chiedere le dimissioni dell'assessore Giancarlo Tancredi che ha gestito tutte le partite più importanti dell'urbanistica, è il Pd che fa pressing su Sala. Mercoledì prossimo ci sarà l'interrogatorio di garanzia di Tancredi, che potrebbe decidere il da farsi dopo aver parlato con i magistrati. Da parte sua, Tancredi ha detto al sindaco di essere "disponibile" a dimettersi. Il Partito democratico invece continua a sostenere il lavoro del primo cittadino.

Le proteste del centrodestra

Invece il centrodestra va all'attacco e protesta, anche se con diverse sfumature. In piazza Scala prima della seduta del Consiglio comunale, Fratelli d'Italia e Lega hanno portato uno striscione con la scritta, "Dimissioni. Sala e la sua giunta liberino Milano”. Non si sono uniti alla protesta i consiglieri comunali di Forza Italia e di Noi Moderati. Seduta tesa poi in Consiglio comunale, con le proteste del centrodestra, soprattutto di Lega e Fratelli d'Italia che hanno richiesto le dimissioni di Sala, le critiche del pubblico dei cittadini, e la difesa dell'operato del sindaco da parte della sua maggioranza.

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Il precedente di Expo

Non è la prima volta che il primo cittadino di Milano affronta un'inchiesta. Nel 2019 Sala è stato condannato a 6 mesi di reclusione, trasformati in una multa, con l'accusa di falso ideologico e materiale, per la vicenda della retrodatazione di un documento risalente a maggio 2012, riguardante la gara d'appalto della piastra di Expo, di cui era stato commissario unico e amministratore delegato. Le altre accuse ai danni di Sala, turbativa d'asta e abuso d'ufficio, erano invece decadute mesi prima. Quando aveva scoperto di essere indagato nell'ambito dell'inchiesta sulla piastra di Expo, nel 2016, Sala aveva anche deciso di autosospendersi dalla carica di sindaco per qualche giorno, poi era ritornato a guidare la città.

Meloni frena su dimissioni Sala

Mentre il centrodestra va in pressing su Sala per chiederne le dimissioni, la premier Giorgia Meloni si mostra più cauta e su una linea garantista: "Non sono mai stata convinta che un avviso di garanzia porti l'automatismo delle dimissioni. È una scelta che il sindaco deve fare sulla base della sua capacità, in questo scenario, di governare al meglio", afferma per poi aggiungere: "Non cambio posizione in base al colore politico degli indagati". Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, mette nel mirino i pm: “A Milano una parte della magistratura inquirente ha anche deciso di sostituirsi al legislatore”. In maggioranza, più netto si mostra il presidente del Senato Ignazio La Russa, esponente di FdI, secondo cui "sicuramente la giunta Sala ha dimostrato di non essere adeguata". Oggi ha aggiunto: "Non chiedo le dimissioni per l'azione giudiziaria" ma "la giunta Sala dimostri di avere la maggioranza sull'urbanistica". La Lega guarda già alle elezioni e, per voce di Massimiliano Romeo, esorta gli alleati a "muoversi" per individuare il prossimo candidato e "giocarci la partita".

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