Delitto Garlasco, procura Pavia: impronta Sempio “corrisponde per 15 punti di contatto”

Cronaca
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Il procuratore rende ufficiale che l'impronta sulle scale che conducono al seminterrato della villetta di Garlasco, dove è stato ritrovato il corpo di Chiara Poggi, “è stata lasciata dal palmo destro di Sempio per la corrispondenza di 15 minuzie dattiloscopiche". In base alle prime analisi non risulta insanguinata. Legale Sempio: “Frequentava quasi ogni angolo di casa Poggi”. Il 37enne, indagato nelle nuove indagini, ieri non si è presentato per l’interrogatorio in contemporanea ma separato con Stasi e Marco Poggi

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"L'impronta 33, evidenziata mediante l'impiego della ninidrina, è stata lasciata dal palmo destro di Andrea Sempio per la corrispondenza di 15 minuzie dattiloscopiche". Così, in una nota, il procuratore della Repubblica di Pavia Fabio Napoleone ha reso ufficiale quanto emerso ieri e anticipato da alcuni media: l'impronta repertata sulle scale che conducono al seminterrato della villetta di Garlasco, dove è stato ritrovato il cadavere di Chiara Poggi, è attribuibile a Sempio. La traccia, ha precisato il procuratore, è stata analizzata "alla luce della nuove potenzialità tecniche a disposizione, sia hardware che software". In base alle prime analisi, non risulta insanguinata. Andrea Sempio, unico indagato nelle nuove indagini sulla morte di Chiara Poggi, ieri non si è presentato in tribunale a Pavia: avrebbe dovuto essere interrogato in contemporanea con Alberto Stasi, condannato a 16 anni di carcere per l’omicidio dell’allora fidanzata avvenuto il 13 agosto del 2007 in una villetta di Garlasco, e con Marco Poggi, fratello minore della vittima. Stasi e Poggi hanno risposto alle domande dei pm. I legali di Sempio, invece, hanno giustificato l’assenza con una questione procedurale. Poco dopo si è diffusa la notizia che, secondo una nuova consulenza dattiloscopica, l'impronta del palmo di una mano sulle scale di casa Poggi vicino al corpo senza vita della giovane, ritenuta 18 anni fa "totalmente inutile", sarebbe proprio di Sempio. L'avvocata Angela Taccia, che con il legale Massimo Lovati assiste Sempio, ha replicato che il 37enne "ha frequentato ogni angolo della casa, tranne la camera da letto dei genitori di Chiara e di Marco Poggi", comprese, dunque, la taverna e le scale in fondo alle quali è stato trovato il corpo della ragazza e dove, sulla parete destra, è stata repertata l'impronta. A questo scenario si aggiunge anche il racconto “de relato” del supertestimone alle Iene: chiama in causa la cugina di Chiara, Stefania Cappa, riportando le voci di persone che nel frattempo sono morte. Anche una nuova teste, poi, racconta le confidenze che le avrebbe fatto la ragazza dopo la morte della cugina.

L’impronta

L’orientamento degli investigatori nella nuova indagine è che Sempio, indagato per omicidio in concorso, fosse presente sulla scena del delitto. Un'ipotesi che si basa anche sulla nuova consulenza dattiloscopica disposta dai pm e che riguarda un'impronta del palmo di una mano di Sempio. Non si tratta di un ritrovamento nuovo, ma di una rivalutazione: all'epoca delle prime indagini, infatti, il reperto era stato definito "totalmente inutile a un esame dattiloscopico". In sostanza, i segni di un palmo si trovano sul muro delle scale che portano in cantina, scale su cui è stato trovato il cadavere di Chiara Poggi. Sempio però frequentava la villetta di via Pascoli, in quanto amico del fratello della vittima. Ed ecco perché, quindi, gli inquirenti avrebbero voluto mettere a confronto Sempio, Stasi e Marco Poggi.

L’impronta ottenuta con "nuove potenzialità tecniche"

Il procuratore di Pavia Fabio Napoleone, in una nota, riguardo all’impronta ha specificato: "I consulenti tecnici incaricati dal pm di svolgere nuovamente gli accertamenti dattiloscopici su tutte le impronte all'epoca dei fatti non attribuite o ritenute 'non utili', in tempi brevi hanno concluso che, alla luce delle nuove potenzialità tecniche a disposizione, sia hardware che software, l'impronta 33, evidenziata mediante l'impiego della ninidrina, è stata lasciata dal palmo destro di Sempio, per la corrispondenza di 15 minuzie dattiloscopiche". L'impronta che sarebbe riconducibile a Sempio, ha aggiunto, è stata "rinvenuta sulla seconda parete destra delle scale che conducono al seminterrato dove è stato rinvenuto il cadavere di Chiara Poggi".

In base alle prime analisi, impronta non risulta insanguinata

Da quanto emerso, in base alle prime analisi l'impronta non risulta insanguinata e il colore è dovuto al reagente. La parola "sangue" non compare mai nelle oltre venti righe con cui il procuratore ha smentito questo dato e invitato alla prudenza. La traccia palmare lasciata sulla parete della villetta, inoltre, non è databile e quindi non è necessariamente legata all'omicidio della 26enne. Su questa impronta catalogata con il numero 33, comunque, la Procura di Pavia "sta procedendo a ulteriori investigazioni". Sulla presenza di quella impronta è stato chiesto conto anche a Marco Poggi, il fratello della vittima sentito ieri come testimone: ha spiegato che l'amico Andrea Sempio si muoveva indisturbato nella villetta di via Pascoli.

Tentate analisi su impronta sulla porta di casa Poggi

Intanto anche il "contatto papillare numero 10", ossia un'impronta sulla "parte interna" della porta d'ingresso della villetta dei Poggi, quella di una presunta "mano sporca", su cui all'epoca dell'omicidio di Garlasco non venne fatta "alcuna indagine biologica" per accertare se ci fosse sangue, come scrissero già i carabinieri cinque anni fa, è stato analizzato nella nuova consulenza dattiloscopica disposta dai pm di Pavia. Però questo altro "contatto", "fotografato per la prima volta" il 17 agosto 2007 dal Ris di Parma e che era stato, poi, evidenziato dai carabinieri del Nucleo investigativo in un'informativa del 2020, non si è riusciti ad attribuirlo ad alcuno. Se quell'impronta, catalogata come numero 10, "dovesse risultare essere sangue, sarebbe stata lasciata ovviamente  - scrivevano gli investigatori - dall'aggressore all'atto dell'allontanamento dalla scena del crimine". Quella traccia, però, si leggeva già all'epoca, "non ha i 16 punti utili ad una comparazione", ma ne ha "solamente otto". Anche nei nuovi accertamenti non si sarebbe riusciti a superare questa difficoltà oggettiva.

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Gli interrogatori

Andrea Sempio e Alberto Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni per l'omicidio, erano stati convocati ieri alle 14 a Pavia. Marco Poggi, invece, allo stesso orario a Mestre, dove vive. Gli inquirenti avrebbero voluto mettere a confronto, probabilmente proprio sul particolare dell’impronta, Sempio, Stasi e Poggi, sentendoli separatamente ma nello stesso orario, in modo da evitare fughe di notizie che avrebbero potuto influenzare le risposte dei tre. L'interrogatorio del fratello della vittima e quello contestuale di Sempio servivano proprio a chiarire quanto assiduamente il giovane frequentasse la villetta dei Poggi e quali erano i suoi rapporti con Chiara Poggi. I legali del 37enne amico di Marco Poggi, però, hanno deciso di non presentarsi.

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Sempio non si è presentato

La difesa di Sempio, come detto, ha deciso di non presentarsi all’interrogatorio: gli avvocati Angela Taccia e Massimo Lovati hanno eccepito la carenza nell'invito a comparire di un “avvertimento” ritenuto fondamentale, la possibile convocazione coatta se negligenti. "Guerra dura senza paura", ha scritto su Instagram l'avvocata Taccia, aggiungendo un "Cpp we love you" che è un riferimento all'articolo del codice di procedura penale al quale si sono appellati i legali. "Andrea sta bene - hanno poi commentato gli avvocati - ma non vuole collaborare più. Siamo parti contrapposte del processo e quindi ognuno va per la sua strada come dovrebbe essere". "D'altra parte - hanno aggiunto - hanno riaperto l'indagine con gli stessi elementi di quella precedente archiviata". Per quanto riguarda l’impronta, l'avvocata Taccia ai microfoni di Storie Italiane su Rai 1 ha detto ancora: "Vorrei precisare che non è una perizia, ma una consulenza della Procura, quindi una consulenza di parte, andrà verificato il tutto. Adesso lavoreremo con calma e lucidamente e capiremo il da farsi”. 

Vigili del fuoco a Tromello, piccolo comune della Lomellina, in provincia di Pavia, nell'ambito delle indagini sul caso dell'omicidio di Chiara Poggi, 14 maggio 2025. ANSA/ FABRIZIO CASSINELLI

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Cos’hanno detto Stasi e Marco Poggi

Marco Poggi e Alberto Stasi, durante i loro interrogatori, hanno continuato a sostenere le posizioni già espresse. Il fratello di Chiara Poggi "ha confermato la convinzione della estraneità di Sempio". Stasi, che si è presentato questa volta da testimone per la nuova indagine, ha risposto a lungo ai pm e ha ribadito "di non conoscere Sempio e di non averlo mai visto nella villetta". "È stata una giornata molto positiva - ha detto il suo legale Antonio De Rensis -. Siamo molto contenti di essere venuti e aver risposto a tutte le domande. Noi abbiamo avuto fiducia in questa indagine sin dal primo giorno e continuiamo ad averla, sempre più forte".

Il supertestimone

A complicare lo scenario c'è anche il cosiddetto “supertestimone”, che alle Iene ha raccontato che una donna gli avrebbe confidato che una sua parente di Tromello le aveva detto di aver visto, il giorno del delitto, Stefania Cappa agitata con "una borsa pesante" entrare nella casa di sua nonna materna dove non andava mai. "Era nel panico", sarebbe stato il racconto. E poi si sarebbe sentito un tonfo in acqua. Nello stesso punto, i Carabinieri hanno da poco rinvenuto oggetti nel canale. Le due donne, nel frattempo, sono morte.

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Nuova teste racconta confidenze di Stefania Cappa

Su Stefania Cappa ci sarebbero anche le parole di una nuova teste, una donna di 48 anni che all'epoca dell'omicidio avrebbe raccolto le confidenze della cugina della vittima e ora le avrebbe messe per iscritto e depositate tramite il suo avvocato, Stefano Benvenuto, alla Procura di Pavia nella nuova indagine. “Stefania Cappa mi confidò di non essere affezionata alla cugina Chiara Poggi, anzi di non avere particolare simpatia nei suoi confronti. Si avvertiva dell'invidia o del rancore verso la cugina. Le stava antipatica. Diceva: 'Adesso che è morta tutti a dire che è buona, brava, bella. Non è buona e non è bella', aggiungendo altre parole offensive", avrebbe spiegato la donna. La testimone avrebbe anche aggiunto una frase che Stefania Cappa avrebbe detto poco dopo l'omicidio della cugina, vedendo la folla di giornalisti davanti alla lapide di Chiara Poggi: "Loro mi devono vedere che vado al cimitero". La donna, che ha deciso di farsi avanti adesso dopo aver letto sui giornali che Stefania Cappa aveva detto "di aver avuto un ottimo rapporto" con la cugina, avrebbe anche chiesto di essere sentita dagli inquirenti.

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