Castello delle Cerimonie, corteo dei dipendenti dopo la confisca
Trecento lavoratori sono scesi in strada per difendere il loro posto di lavoro, messo a rischio dal passaggio di proprietà dalla famiglia Polese al comune di Sant'Antonio Abate. Una volta arrivati presso il municipio, una delegazione di manifestanti ha incontrato la sindaca Abbagnale
- Trecento lavoratori sono scesi in strada dopo la confisca del Grand Hotel La Sonrisa di Sant'Antonio Abate
- L'hotel, noto anche come il Castello delle Cerimonie grazie al celebre programma di Real Time "Il boss delle cerimonie", è stato recentemente confiscato per abusivismo edilizio
- Il futuro lavorativo dei dipendenti è a rischio: non si è ancora a conoscenza di quello che sarà il destino della struttura e del programma televisivo
- Il Castello conta circa trecento occupati. L'alto numero di lavoratori è legato alla grande quantità di eventi che ospita l'hotel, spesso sponsorizzati nella trasmissione
- Molti dei manifestanti hanno preso parte alla protesta indossando la divisa da lavoro, sottolineando la loro appartenenza a "La Sonrisa" e la loro determinazione a proseguire il loro percorso lavorativo al suo interno
- Il corteo si è diretto verso il municipio. Lì la sindaca Ilaria Abbagnale ha accolto e rassicurato una delegazione: "Ho ribadito ai lavoratori che la vertenza per il riconoscimento dei loro diritti sarà portata su tutti i tavoli istituzionali", ha affermato
- Le trecento persone presenti alla protesta hanno portato in corteo bandiere con il logo del Castello e striscioni in cui hanno ribadito l'importanza del rispetto dei loro diritti: "La Sonrisa non si tocca"; "Il lavoro è dignità"; "La Sonrisa siamo noi"
- Il Castello delle Cerimonie apparteneva alla famiglia Polese, ma ora la proprietà è passata al comune di Sant'Antonio Abate
- Già nel 2011 erano stati contestati molti abusi edilizi realizzati a partire dal 1979 su un'area di più di quarantamila metri quadri
- Nel 2016, il tribunale di Torre Annunziata aveva condannato ad un anno di reclusione Rita Greco, moglie di Tobia Antonio Polese, e Agostino Polese, fratello di Antonio. La sentenza di primo grado era stata poi riformata in parte dalla Corte d'Appello di Napoli ed è adesso passata in giudicato