Chi è Elena Basile, querelata da Liliana Segre per le frasi sui bambini israeliani
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Classe 1959, l'ex diplomatica viene spesso invitata in programmi televisivi per parlare di politica internazionale. Nel suo ultimo video social si è rivolta alla senatrice a vita chiedendole in modo provocatorio se le interessasse solo la sorte dei bambini ebrei e non anche di quelli palestinesi. Con conseguente scia di polemiche e risvolti legali
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- Non si placano le polemiche per le frasi dell'ex diplomatica Elena Basile a Liliana Segre sulla guerra in Medioriente. "Cara signora, possibile che lei sia tormentata solo dal pensiero dei bambini ebrei?", aveva detto Basile in un video pubblicato sui social. Il figlio della senatrice a vita, Luciano Belli Paci, ha annunciato una querela parlando di "affermazioni diffamatorie e ingiuriose"
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- Prendendo spunto da un'intervista di Liliana Segre, in cui esprimeva il proprio dolore per i bambini ebrei morti nell'attacco del 7 ottobre da parte di Hamas, Basile nel video si rivolgeva direttamente alla senatrice a vita chiedendole in maniera provocatoria se non fosse colpita anche dalla sorte dei bambini di Gaza. "I bambini palestinesi non la toccano?", erano state le sue parole
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- A far discutere è stato anche un passaggio in cui Basile parla dei nazisti: "Sa che i tedeschi erano molto buoni con i bambini nazisti? Anche loro avevano una morale che si rivolgeva ai tedeschi, agli ariani, ai bianchi. Non sentivano nulla per la morte degli ebrei. Lei vuole imitarli? Sente qualcosa solo per la morte degli ebrei ma non per gli altri?". Infine, l'invito di Basile a "condannare" Israele e "riconoscere lo Stato di Palestina"
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- La diretta interessata prima ha respinto le accuse ("Le denunce e le querele alimentano il clima d'odio e di antisemitismo") e poi ha fatto parziale marcia indietro porgendo le "scuse" alla sopravvissuta all'Olocausto. Basile si è quindi difesa dicendo di essere "stata tratta in inganno da una intervista letta forse superficialmente"
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- "Mi allarma avere ferito con un paragone inappropriato la senatrice, per la quale ho sempre avuto stima per la sua opera di testimonianza dell'esperienza atroce che ha vissuto", ha detto Basile. "Sarei sconvolta al pensiero di averle arrecato dolore. In effetti ha dichiarato in molte occasioni che era triste per la morte dei bambini ebrei e dei bambini palestinesi", ha aggiunto
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- Basile, classe 1959, viene sempre definita "ambasciatrice" o "ex ambasciatrice" da conduttori e ospiti di trasmissioni televisive in cui viene invitata. Un titolo non riconosciutole però dal sindacato dei diplomatici italiani (Sndmae), che in una nota risalente a ottobre 2023 ha parlato di un "utilizzo improprio del titolo di ambasciatrice"
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- Il sindacato parla di Basile come una "collega, ormai a riposo, mai iscritta al sindacato e mai pervenuta al grado apicale della carriera, come un utilizzo improprio del titolo di ambasciatrice farebbe presumere". Basile "si è infatti dimessa dalla carriera diplomatica con il grado di ministro plenipotenziario, e sebbene dopo aver servito a Tananarive, Toronto, Budapest e Lisbona abbia svolto nel corso della sua carriera anche le funzioni pro tempore di capo missione in Svezia e Belgio, non è mai stata promossa al grado di ambasciatrice"
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- "Non si tratta di una mera distinzione formale ma di una corretta informazione del pubblico, dal momento in cui l'appellativo di ambasciatore/ambasciatrice incide direttamente sulla percezione dell'autorevolezza dell'interlocutrice", conclude il sindacato nella nota. Ma Basile non ci sta e replica
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- "Sono stata la prima ministra plenipotenziaria donna ambasciatrice a Bruxelles. I miei predecessori [sono stati] ministri plenipotenziari uomini con funzioni di ambasciatore come [la] sottoscritta. Prassi: ambasciatori di funzione sono chiamati ambasciatori. Tutti. Burocrazia ridicola, meschina. Macchina del fango", aveva scritto Basile in un tweet
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- Sui social Basile, oltre che "ambasciatrice", si definisce "commentatrice di politica internazionale" e "scrittrice". Suoi i romanzi Donne, nient'altro che donne, Una vita altrove, Miraggi e In famiglia. Basile ha anche scritto articoli sul Fatto con lo pseudonimo Ipazia, alcuni dei quali finiti nel mirino con l'accusa di essere "filorussi". Fra questi un pezzo del luglio 2023 (La posizione di Kiev mette a rischio tutti gli ucraini) in cui accusa il governo ucraino di "aver mandato a morte 250mila giovanissimi assecondando la volontà della Nato"