Covid, verso incontro Regioni-governo: le misure sul tavolo per no-vax e Green Pass
I governatori, preoccupati dall'aumento dei contagi che potrebbe far slittare qualche territorio in zona gialla o arancione prima delle festività natalizie, hanno chiesto un tavolo di confronto con l'esecutivo per rivedere le regole sulla certificazione verde e per introdurre restrizioni per i non vaccinati: ecco le ipotesi in campo
Un tavolo con il governo per una "riflessione urgentissima" sull'aumento dei casi di Covid-19. È quello che chiedono le Regioni per salvare il Natale, evitando così le restrizioni previste per le zone gialle e arancioni
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Tra le priorità su cui spingono le Regioni ci sono l'inasprimento delle regole relative al Green Pass, misure più severe per i non vaccinati e l'accelerazione sulle terze dosi
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La ministra per gli Affari regionali Mariastella Gelmini ha detto che il governo è pronto ad ascoltare le proposte e disponibile a organizzare "a breve" (forse lunedì) l'incontro con le Regioni. Ma la linea di Palazzo Chigi al momento non cambia: le uniche misure sicure sul tavolo sono l'estensione dell'obbligo della terza dose al personale sanitario e la riduzione della durata del certificato verde
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Il Consiglio dei ministri dovrebbe discutere del Green Pass nella riunione di giovedì prossimo. L’idea è di ridurre la durata del certificato da 12 a 9 mesi, se non addirittura a 6. Proprio a questo proposito il ministro della Salute Roberto Speranza chiederà nelle prossime ore un parere al Cts
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Dalla Conferenza delle Regioni arriva la proposta di un "super Green Pass" solo per i vaccinati e i guariti, che permetta loro di andare in ristoranti, cinema, teatri, musei, stadi o a sciare anche in zona gialla. La certificazione verde ottenibile con il tampone diventerebbe valida solo per lavorare e per i servizi essenziali
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In campo anche l'ipotesi di misure più stringenti per i no-vax. Tuttavia, il modello austriaco e tedesco delle "2G" (geimpft o genesen), in cui solo i vaccinati o guariti possono accedere al posto di lavoro o nei locali pubblici, "non è oggetto di decisione", sottolinea il titolare della Farnesina Luigi Di Maio
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È una linea difficile da seguire anche dal punto di vista costituzionale, ha ricordato il presidente emerito della Consulta Cesare Mirabelli: "Mi pare un rimedio difficilmente praticabile e, dal punto di vista normativo, molto rischioso. Se la situazione è così pericolosa, è meglio l'imposizione di un obbligo vaccinale che una sorta di lazzaretto domestico"
Senza contare che la proposta in realtà non è condivisa all'unanimità dalle Regioni, come confermano le parole del presidente delle Marche Francesco Acquaroli: "Ulteriori restrizioni non sono utili e creerebbero altre tensioni e divisioni tra chi è vaccinato e chi invece non lo è"
Il governo insomma frena, guardando i dati che certificano che nessuna Regione dovrebbe passare in zona gialla. Inoltre, i numeri del contagio - che sono certamente in aumento - non sono paragonabili a quelli dell’anno scorso
Il bollettino del 18 novembre 2020 segnava 34.282 casi e 753 morti, mentre nello stesso giorno del 2021 si sono registrati 10.638 nuovi contagi e 69 vittime. Anche i numeri dei ricoveri sono molto diversi: sempre un anno fa erano 3.670 le terapie intensive occupate da pazienti Covid e 33.504 i ricoveri nei reparti ordinari, mentre oggi ci sono 503 pazienti affetti da coronavirus in rianimazione e 4.088 nelle aree mediche
Le Regioni comunque "sono preoccupate per il peggioramento della curva", dice il presidente della Conferenza Massimiliano Fedriga, e per "la ricaduta che tale situazione potrebbe avere sulla ripresa economica e sulle attività sociali, a poche settimane dalle festività natalizie"
Per questo alcuni governatori stanno già correndo ai ripari, con misure locali. Tra le altre, da sottolineare quella disposta dal presidente della Sicilia Nello Musumeci: tampone a chi arriva da Germania e Gran Bretagna e obbligo di mascherina nei luoghi affollati aperti al pubblico