Coronavirus, Twitter ha rimosso un post di Trump ritenuto fuorviante

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Il post, retwittato dal tycoon e dunque non originariamente scritto da lui, mirava a ridurre il bilancio delle vittime di coronavirus negli Stati Uniti d’America

Un post, risalente a circa una settimana fa e retwittato dal presidente americano Donald Trump, è stato rimosso domenica scorsa da Twitter che lo ha considerato come fuorviante, non rispettando le regole imposte dalla celebre piattaforma di microblogging. Come ha spiegato anche la Cnn, il post in questione tendeva a ridurre il bilancio delle vittime di coronavirus negli Stati Uniti d’America. Il tweet originario era di "Mel Q", un seguace della teoria cospirazionista QAnon e affermava che i Centers for Disease Control and Prevention avevano "tranquillamente aggiornato il numero dei morti di Covid ammettendo che solo il 6% delle vittime riportate, circa 9000, sono decedute davvero per il Covid". Il resto "aveva 2-3 altre gravi malattie".

La decisione di Twitter

Il tweet, come detto, è stato rimosso da Twitter in quanto rientra nella categoria di quei post che contribuiscono alla disinformazione sull’argomento. Tra l’altro, spiegano le agenzie di stampa, nel loro aggiornamento, che risale allo scorso maggio, i Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) avevano scritto che nel 6% dei decessi riportati il Covid-19 era "l'unica causa di morte menzionata”. Ma questo dato, si leggeva ancora nel report, “non significa che solo il 6% delle morti sono da attribuire al virus ma che il 94% delle vittime aveva almeno un altro fattore che ha contribuito al decesso".

Il rapporto turbolento tra il tycoon e i social

Il rapporto di Donald Trump con i social network, di recente, si può definire particolarmente turbolento. Sotto accusa, oltre a quello appena citato, era finito un post in cui il presidente americano aveva affermato che i bimbi sono "quasi immuni" al Covid-19. Il contenuto del post, rimosso da Facebook, includeva “false affermazioni" e costituiva “una violazione delle politiche sulla disinformazione", come affermato dal social di Mark Zuckerberg. Nel post sull'immunità dei bambini, poi censurato, era allegato un filmato in cui il presidente Trump parlava del coronavirus in un'intervista a Fox News. "Questo video”, ha poi spiegato Facebook in una nota, “include false affermazioni secondo cui un gruppo di persone è immune da Covid-19, il che costituisce una violazione delle nostre politiche sulla disinformazione sul coronavirus". Twitter, con cui Trump ha avuto diverse diatribe negli ultimi tempi, aveva invece bloccato temporaneamente TeamTrump, l'account della campagna presidenziale dell'attuale inquilino della Casa Bianca, con la motivazione che includeva alcuni tweet che fanno disinformazione sul coronavirus. Nel mirino era finito lo stesso post già censurato da Facebook.

La scure di Trump

E’ di maggio scorso la notizia che proprio Trump ha firmato un “ordine esecutivo” per cui, in sintesi, i social media non godranno più dell’immunità legale completa contro eventuali cause per i contenuti delle loro piattaforme. La scure del tycoon si era abbattuta sui social network, dopo che proprio Twitter aveva “corretto” alcuni cinguettii presidenziali che equiparavano il voto per corrispondenza a veri e propri brogli elettorali.

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