Nata il 3 novembre 1931, all'anagrafe Maria Luisa Ceciarelli, è stata musa di Michelangelo Antonioni, amatissima da Monicelli e Scola. Diva internazionale dalla verve istrionica, in carriera ha ottenuto il premio come migliore attrice a Berlino nel 1984, il Leone d'oro alla carriera nel 1995, 5 David e 3 Nastri d'argento. Malata da tempo, negli ultimi 20 anni è rimasta lontana dalle scene, protetta dal marito
Lutto nel cinema italiano. Si è spenta Monica Vitti. Aveva compiuto da poco 90 anni. Nata il 3 novembre 1931 a Roma, è stata una delle più grandi attrici italiane di tutti i tempi, con ruoli indimenticabili dalla commedia italiana al cinema d'autore (anche internazionale). È stata musa di Michelangelo Antonioni, amatissima tra gli altri da Mario Monicelli, Ettore Scola, Luciano Salce e Alberto Sordi. Con la sua verve istrionica, il suo talento e la sua straordinaria capacità di interpretazione, Maria Luisa Ceciarelli (questo il suo nome di battesimo) ha reso immortale il cinema italiano nel mondo.
LA RECITAZIONE, PASSIONE DI SEMPRE
Romana di nascita, siciliana d’adozione (in Sicilia vive prima della guerra a causa del lavoro del padre, che faceva l’ispettore al commercio), è sempre stata innamorata della recitazione. Già durante l'adolescenza metteva in scena spettacolini casalinghi per distrarre i fratelli dagli orrori delle bombe. Si diploma all'Accademia d'arte drammatica sotto la guida di Silvio d'Amico e con un maestro-sodale d'eccezione come Sergio Tofano. Soprannominata "Setti vistini", da piccola per la sua freddolosità che la portava a indossare i vestiti l'uno sull'altro, poi da grande per la sua capacità di cambiarsi velocemente, sceglie di rendere omaggio alla madre dandosi un cognome d’arte ispirato al suo (Adele Vittiglia) e un nome che le "suona bene" e non va ancora di moda.
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La carriera e i grandi amori
Monica Vitti ha avuto tre grandi amori: Michelangelo Antonioni, di cui è stata musa, il direttore della fotografia Carlo di Palma, che l'ha diretta in tre film, e il marito Roberto Russo, che ha sposato il 28 settembre 2000, dopo 27 anni di fidanzamento. In carriera ha partecipato a più di 50 pellicole e ha ottenuto i più importanti riconoscimenti: 5 David, 12 Globi d'oro e 3 Nastri d'argento. E poi ancora il premio come migliore attrice a Berlino nel 1984 e il Leone d'oro alla carriera nel 1995. Tra i suoi grandi successi: la Tetralogia dell’incomunicabiltà di Michelangelo Antonioni, La ragazza con la pistola di Mario Monicelli, Ninì Tirabusciò, la donna che inventò la mossa di Marcello Fondato e Polvere di stelle di e con Alberto Sordi. Monica Vitti domina nel cinema italiano degli anni '70. Si permette stravaganze di qualità (come nei ruoli cuciti sul suo fascino da Miklos Jancso, Luis Bunuel, Andrè Cayatte), spinge al debutto dietro la macchina da presa prima Carlo Di Palma e poi il fotografo Roberto Russo che con lei debutta da regista con Flirt.
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Da 20 anni lontana dalle scene
Icona che va oltre il tempo, la malattia, l'oblio (gli ultimi 20 sono stati tutti lontani dalle scene, protetta dal marito Roberto Russo dopo che una malattia degenerativa l’ha colpita all’inizio degli anni 2000), per lei il cinema è sempre stato elisir di vita e anche oggi le restituisce un eterno presente. Ritiratasi dalle scene nel 2001, dopo essere stata ricevuta al Quirinale per i David di Donatello, Monica Vitti appare di nuovo l’anno dopo, in occasione della prima di Notre Dame de Paris. È stata l'ultima volta che si è mostrata in pubblico. Ecco alcuni dei suoi film più belli.
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Monica Vitti, la grande musa del cinema italiano
L’avventura (1960)
Diretta da Michelangelo Antonioni, il film dà il via allo straordinario sodalizio con il regista. La pellicola è la prima della Tetralogia dell’incomunicabilità che comprende anche L’eclisse, La notte e Deserto rosso. Il film vinse il Premio della Giuria al Festival di Cannes. A Monica Vitti valse invece il Globo d’Oro e la Grolla d’Oro come Migliore attrice rivelazione.
L’eclisse (1962)
Terzo lavoro di Monica Vitti insieme a Michelangelo Antonioni, qui l’attrice recita accanto ad Alain Delon (dopo aver fatto coppia con Mastroianni nel precedente La notte). Lei è Vittoria, lui un cinico agente di Borsa per il quale lei perde la testa, diventandone l’amante. Ma lui la “tradirà” rubandole tutti i soldi della madre. Il film ha ottenuto il Premio Speciale della Giuria al 15° Festival di Cannes.
Deserto rosso (1964)
Ultimo capitolo della Tetralogia di Michelangelo Antonioni. La protagonista Monica Vitti veste i panni di Giuliana, moglie di un dirigente industriale, infelice e depressa. La donna penserà anche al suicidio, fino a quando incontra Corrado (Richard Harris) e ne diventa l'amante. La pellicola ottenne il Leone d’Oro al Festival di Venezia 1964 e il Nastro D’Argento alla Miglior fotografia (Carlo Di Palma). Ottimo il riscontro anche all’estero.
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La ragazza con la pistola (1968)
Il talento di Monica Vitti incontra quello di Mario Monicelli. Per l’attrice è la svolta: dopo molti ruoli drammatici, ecco esaltata la parte ironica della mattatrice romana. Assunta è una ruspante ragazza siciliana che accetta di essere rapita da un uomo del suo paese di cui è segretamente innamorata. Spera in nozze riparatrici, ma Vincenzo fugge in Inghilterra. La ragazza lo insegue, pistola in mano. Due David di Donatello (Miglior produttore e Migliore attrice protagonista), un Nastro d’Argento, un Globo d’Oro e una Grolla d’Oro alla Migliore attrice protagonista e una nomination agli Oscar come Miglior film straniero. Il film lancia di fatto Vitti nel panorama internazionale. In pieno '68, l'emancipazione della donna fa rumore e il regista estrae dall'attrice un talento luminoso e inatteso che presto le permetterà di battersi da pari a pari con i colonnelli della commedia all'italiana.
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Dramma della gelosia (tutti i particolari in cronaca) (1970)
Diretto da Ettore Scola, ha per protagonisti Monica Vitti, Marcello Mastroianni e Giancarlo Giannini. Lei è Adelaide, una donna procace che fa perdere la testa a un muratore sposato. Innamorata anche di un giovane pizzaiolo, Adelaide vorrebbe stare con entrambi, ma… Per la sua interpretazione Monica ottenne il Globo e la Grolla d’Oro come Migliore attrice.
Ninì Tirabusciò, la donna che inventò la mossa (1970)
Monica Vitti, in questa commedia, è diretta da Marcello Fondato. Maria Sarti, agli inizi del ‘900, prova in tutti i modi a diventare un'attrice di prosa, ma finisce a cantare in un cabaret napoletano dove inventa il famoso colpo d'anca passato alla storia come "la mossa". Ne segue un processo per oscenità. Monica Vitti si porta a casa il David di Donatelo come Migliore attrice protagonista, segnando una pagina di storia del cinema italiano.
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Polvere di stelle (1973)
Monica Vitti incontra Alberto Sordi, che dirige la commedia e ne è anche interprete. Una compagnia d'avanspettacolo si esibisce durante la Seconda guerra mondiale e ottiene uno strepitoso successo al Teatro Petruzzelli di Bari. Nel film, Sordi volle anche Wanda Osiris e Carlo Dapporto. Vitti anche in questo caso non passò inosservata e vinse l’ennesimo David di Donatello come Migliore attrice protagonista.
L’anatra all’arancia (1975)
Film di Luciano Salce, con Monica Vitti e Ugo Tognazzi. I due attori interpretano una ricca coppia borghese, in crisi dopo dieci anni di convivenza. Un David e un Nastro d’Argento alla Migliore attrice protagonista per Monica Vitti.
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Amori miei (1978)
Film di Steno, vale a Vitti il David di Donatello come Migliore attrice protagonista. L’attrice interpreta una donna sposata con un uomo troppo preso dal suo lavoro (interpretato da Johnny Dorelli). Come consigliatole dal suo stesso coniuge, la donna si sceglie il prof. Antonio Bianchi (Enrico Maria Salerno) come secondo marito. Quando Anna scopre di essere incinta e non sa chi è il padre, le cose precipitano.
Flirt (1983)
Grazie al film diretto da Roberto Russo, Vitti si portò a casa l’Orso d’Argento per il miglior contributo singolo al Festival di Berlino del 1984, mentre a Russo andrà il David di Donatello come Miglior regista esordiente. Una donna inizia a sospettare che il fidanzato abbia un’amante e inizia a pedinarlo. Un’altra donna c’è, ma è solo immaginaria.
Straordinaria anche come doppiatrice
Non solo attrice, ma anche doppiatrice. Monica Vitti ha prestato la sua voce ad esempio ad Ascenza nel film Accattone di Pierpaolo Pasolini, a Rossana Rory in I soliti ignoti di Mario Monicelli, a Dorian Gray ne Il grido di Michelangelo Antonioni. È anche la voce di Daphne in Senti chi parla adesso (1993).