Addio a Monica Vitti, la grande musa del cinema italiano

Spettacolo
Monica Vitti (foto di archivio)

Maria Luisa Ceciarelli, nata a Roma il 3 novembre del 1931, aveva compiuto da qualche mese 90 anni. Attrice icona del cinema italiano, era assente dalle scene dal 2001,quando fu ricevuta al Quirinale per i David di Donatello. Musa di Michelangelo Antonioni, regina della commedia all'italiana al fianco di Alberto Sordi

"Le attrici bruttine che hanno successo in Italia oggi lo devono a me. Sono io che ho sfondato la porta", dichiarava con una buona dose di ironia Monica Vitti. Lei non era affatto "bruttina", ma la sua bellezza spigolosa e sofisticata non rispecchiava propriamente i canoni di un’epoca in cui dominavano le maggiorate Mangano, Loren e Lollobrigida. Un’epoca sulla quale ha comunque lasciato un’impronta indelebile grazie ad un talento poliedrico, esaltato da tutti i più grandi registi italiani: da Antonioni a Monicelli, da Dino Risi a Ettore Scola. Il cinema piange oggi una delle sue più grandi attrici. Aveva compiuto da poco 90 anni. 

 

Gli esordi e l'incontro con Antonioni

Monica Vitti, all’anagrafe Maria Luisa Ceciarelli, nasce a Roma il 3 novembre 1931. Trascorsa l'infanzia a Messina, torna con la famiglia nella capitale dove si diploma all’Accademia d’arte drammatica nel 1953. Si avvicina al cinema come doppiatrice e ottiene il primo ruolo di rilievo come attrice in "Una pelliccia di visone" (1956) di Glauco Pellegrini. A dare una svolta alla sua carriera è tuttavia l’incontro con Michelangelo Antonioni: il regista, con cui Monica vive anche un’intensa relazione sentimentale, fa di lei prima il nome di punta della Compagnia del Nuovo da lui diretta, e poi la protagonista di alcune delle sue pellicole più riuscite. La Vitti diventa la musa del cinema dell’incomunicabilità, recitando in "La notte" (1961), film per il quale ottenne nel 1962 un Nastro d'argento come miglior attrice non protagonista, "L'eclisse" (1962) e "Deserto rosso" (1964).

L'epoca d'oro della commedia

Terminato il sodalizio artistico e sentimentale con Antonioni, Monica Vitti si dedica al genere comico, trovando la consacrazione definitiva con "La ragazza con la pistola" (1968) di Mario Monicelli. Nel film l’attrice veste i panni di una ragazza sedotta e abbandonata, decisa a vendicarsi dell’uomo che le aveva tolto l’onore; una performance sui generis, quasi grottesca, che rivoluziona un genere in cui erano stati protagonisti assoluti, fino a quel momento, gli uomini.  Risalgono a questo periodo celebri titoli come "Amore mio, aiutami" (1969) di Alberto Sordi, "Dramma della gelosia (tutti i particolari in cronaca)" (1970) di Ettore Scola, oltre a "Vedo nudo" (1969) e "Noi donne siamo fatte così" (1971), di Dino Risi, pellicola in cui Monica Vitti interpreta dodici diversi ruoli. In quel periodo ottiene altri quattro David: nel 1971 per "Ninì Tirabusciò, la donna che inventò la mossa" di Marcello Fondato, nel 1974 per "Polvere di stelle" di  Alberto Sordi, nel 1976 per "L'anatra all'arancia" di Luciano Salce e nel 1979 per "Amori miei" di Steno.

L'ultimo periodo e la malattia

Negli anni Ottanta l’attrice recita ancora al cinema in "Il mistero di Oberwald" di Michelangelo Antonioni e "Flirt" del compagno Roberto Russo, con cui vince il premio come miglior attrice al Festival del cinema di Berlino. Dopo aver debuttato anche alla regia col film "Scandalo segreto" (1990), da lei anche scritto e interpretato, nel 1992 Monica Vitti recita per l’ultima volta nella miniserie TV "Ma tu mi vuoi bene?". Alla Mostra del cinema di Venezia del 1995  riceve infine il Leone d'oro alla carriera.

A causa di una malattia degenerativa, la star si è progressivamente allontanata dalle scene: la sua ultima apparizione risale al 2002, quando partecipa alla prima teatrale dello spettacolo "Notre-Dame de Paris". Da allora si sa molto poco  di lei: lo scorso gennaio è stata diffusa la notizia di un suo ricovero in una clinica svizzera, ma il pettegolezzo è stato prontamente smentito dal regista e marito Roberto Russo, che assicura che Monica Vitti vive  nella sua casa romana, da lui assistita assiduamente con l'aiuto di una badante.

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