Alberto Sordi, 103 anni fa nasceva il grande attore italiano. FOTO
il 15 giugno del 1920 nasceva ’”Albertone nazionale” , uno del volti più importanti del cinema italiano. Nella sua collezione interminabile di film, è stato maschera comica, grottesca e tragica in tanti ruoli memorabili che hanno accompagnato la storia del Paese in tutto il Dopoguerra. A cura di Matteo Furcas

Il 15 giugno del 1920 nasceva a Roma Alberto Sordi, uno degli attori più importanti del cinema italiano. Capace di interpretare con la stessa abilità ruoli comici, tragici e grotteschi, ha saputo mettere in scena pregi e difetti dell’italiano medio con i suoi personaggi indimenticabili. Diventando così il volto su pellicola dell’Italia del Dopoguerra tra rinascita, “dolce vita” e crisi
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Figlio di un professore di basso tuba, componente dell’orchestra del Teatro dell'Opera di Roma, Alberto Sordi compie i suoi primi passi nel mondo della musica. A dieci anni diventa soprano nel coro di voci bianche della Cappella Sistina e nel 1936 incide un disco di fiabe musicali per bambini
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Poco dopo Sordi lascia Roma per iscriversi a Milano all'Accademia dei filodrammatici. La sua prima apparizione al cinema, nel 1937, è quella come comparsa in “Scipione l'Africano” di Carmine Gallone. Ma la svolta è quando vince un concorso indetto dalla MGM per doppiare Oliver Hardy, l’Ollio della celebre coppia Stanlio e Ollio
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Negli anni successivi doppia anche altri attori di Hollywood, tra cui Robert Mitchum e Anthony Quinn. Lavora anche nel teatro leggero e alla radio, dove inizia a guadagnare una certa notorietà

Il primo ruolo importante, dopo una serie di ruoli minori, è quello dello “sceicco bianco” nell’omonimo film di Federico Fellini (1952). Gli anni ‘50 segneranno un punto di svolta per la carriera di Sordi: da “I vitelloni” del 1953, sempre di Fellini, al personaggio di Nando Moriconi in “Un giorno in pretura”, che visto il successo viene riproposto nel celebre “Un americano a Roma” del 1954

Ne “I vitelloni” Sordi è protagonista di una scena cult dove “spernacchia” un gruppo di lavoratori

In “Un americano a Roma” Sordi interpreta perfettamente l’ossessione italiana per i miti americani e consegna alla storia del cinema alcune scene cult, come quella della spaghettata ingurgitata da Nando Moriconi. Man mano Sordi si costruisce la fama di interprete per eccellenza dell’italiano medio, tra vizi e pregi

“Un americano a Roma” dà lo slancio alla carriera di Sordi, che arriva a interpretare decine di film in pochi anni, diventando sempre più popolare. Nel resto degli anni ’50 arrivano i primi lavori con registi come Dino Risi, Mario Monicelli ed Eduardo De Filippo

Il 1959 è un altro anno cruciale. Sordi, in compagnia di Vittorio Gassman e Silvana Mangano, interpreta Oreste Jacovacci ne “La grande guerra” di Monicelli: un soldato indolente, destinato però a morire da eroe. È la prima prova della versatilità di Sordi, capace anche di reggere in modo credibile ruoli drammatici

Sempre del 1959 Sordi è protagonista de “Il vedovo” di Dino Risi insieme a una strepitosa Franca Valeri. Nel film è un uomo che si dà delle arie grazie ai soldi della moglie che finisce vittima di un incidente ferroviario. Scoprirà poi, però, che la donna non è salita sul treno in extremis, lasciandolo con un’amara sorpresa

L’inizio degli anni ’60 conferma il grande successo di Alberto Sordi, regalando al cinema italiano altri personaggi indimenticabili. Dopo il primo conflitto mondiale de “La grande guerra”, nel 1960 è la volta della Seconda guerra mondiale, con il ruolo toccante del sottotenente Innocenzi in “Tutti a casa” di Luigi Comencini. Un fragile antieroe destinato a ribellarsi

Sempre nel 1960 un altro ruolo di culto: quello dell’inflessibile e borioso vigile urbano, ma costretto a cedere il passo davanti al potente di turno, de “Il vigile” di Luigi Zampa

Nel 1961 Sordi torna a lavorare con Dino Risi nel ruolo del giornalista Silvio Magnozzi di “Una vita difficile”. Una delle sue prove d’attore più riuscite grazie anche alle sfumature drammatiche del ruolo. Magnozzi è un ex partigiano che nel Dopoguerra, ritrovatosi squattrinato, cerca il riscatto nella società lasciando da parte i vecchi ideali e diventando assistente di un disonesto uomo d’affari

Dopo il ruolo del “dentone” di successo Guglielmo nei “I complessi”, film a episodi firmato dai registi Dino Risi, Franco Rossi e Luigi Filippo D’Amico, nel 1966 Sordi passa dietro la macchina da presa ed esordisce anche come regista con “Fumo di Londra”

Negli anni successivi Sordi non smette di aggiungere figure di culto alla sua ormai inimitabile galleria di personaggi. Nel 1968 è un giovane medico disposto a qualsiasi compromesso per fare carriera, fino a diventare primario in una clinica di lusso, nel memorabile “Il medico della mutua” di Luigi Zampa

Il personaggio piacerà così tanto al pubblico che verrà girato un sequel l’anno successivo (“Il prof. dott. Guido Tersilli primario della clinica Villa Celeste convenzionata con le mutue”, di Luciano Salce)

Tra i personaggi più riusciti degli anni ’70 c’è sicuramente il geometra incarcerato senza motivo mentre si trova in vacanza di “Detenuto in attesa di giudizio” di Nanni Loy (1971), ruolo grazie al quale Sordi si aggiudica l'Orso d'argento al Festival di Berlino

Memorabile anche nel 1972 il personaggio del “borgataro” che una volta all'anno insieme alla moglie (interpretata da Silvana Mangano) si ritrova a organizzare interminabili partite a carte con una ricca signora americana e il suo autista ne “Lo scopone scientifico” di Luigi Comencini

“Un borghese piccolo piccolo” di Monicelli (1977) segna forse l’apice dei ruoli drammatici di Alberto Sordi

Anche se il film non è un dramma puro ma gioca sempre in bilico tra commedia e tragedia, l’attore romano è la maschera perfetta per il personaggio dell’impiegato che cerca di raccomandare suo figlio per un lavoro in un ministero e dopo alcune vicissitudini si dedica a una violenta vendetta

Con il declino della commedia all’italiana negli anni successivi va in calando anche il successo di critica e pubblico di Sordi. Ma negli anni ’80 l’”Albertone nazionale” piazza comunque altre zampate, come nella commedia “Il marchese del Grillo” di Mario Monicelli, del 1981, che culmina nella frase cult “Io so’ io e voi non siete un c***o”

Sempre degli anni ’80 è “Il tassinaro”, da lui stesso diretto e interpretato, racconto dei bizzarri incontri durante i turni di lavoro del tassista romano Pietro Marchetti. Nel film compaiono interpretando loro stessi Giulio Andreotti e Federico Fellini

Gli anni ’80 sono anche quelli della collaborazione con Carlo Verdone, da alcuni considerato – pur nelle differenze di stile e tematiche – un suo possibile erede. Del 1982 è “In viaggio con papà”, diretto dallo stesso Sordi, dove i due interpretano padre e figlio, costretti a passare insieme una vacanza

Nel 1984 è il turno di Verdone alla regia, con “Troppo forte”, dove il comico romano è un attore che non riesce a dare slancio alla propria carriera e viene convinto da un avvocato (Sordi) a truffare il produttore di un film che l’ha scartato

Tra gli ultimi film di Sordi, e uno che l’attore ha avuto particolarmente a cuore, come disse in alcune interviste, è “Nestore, l'ultima corsa” del 1994. Nella pellicola Sordi interpreta un vetturino non ancora rassegnato a portare il suo cavallo al macello

Sordi muore a Roma il 24 febbraio del 2003. Lascia in eredità una galleria di personaggi indimenticabili, sempre in bilico tra risate e tragedia, tra cinismo e comicità. Una carriera segnata anche da numerosi riconoscimenti, come il premio speciale per l’interpretazione ne “La grande guerra” a Venezia nel 1959, un Leone d’oro alla carriera, un Orso d’argento a Berlino e 7 David di Donatello

Nei confronti di Sordi non è mai mancato l’affetto degli italiani, come testimoniato dalle 250mila persone che hanno partecipato ai funerali, celebrati nella Basilica di San Giovanni in Laterano a Roma