Mario Monicelli, 10 anni fa moriva il regista di "Amici miei" e "La grande guerra"
Il 29 novembre del 2010, all’età di 95 anni, l'autore di alcuni tra i più celebri film del cinema italiano si tolse la vita lanciandosi da una finestra dell’ospedale San Giovanni di Roma. Era malato di cancro. Per lui una carriera lunghissima costellata di successi e premi a livello nazionale e internazionale. LA GALLERY
Il 29 novembre del 2010, 10 anni fa, moriva Mario Monicelli, uno dei più grandi registi nella storia del cinema italiano, considerato tra i padri della commedia all'italiana, con Dino Risi, Steno e Luigi Comencini. Tra i grandi da lui diretti si ricordano Totò, Alberto Sordi, Ugo Tognazzi, Monica Vitti, Gigi Proietti e tanti altri (Foto: LaPresse)
Mario Monicelli: una carriera all'italiana
Monicelli aveva 95 anni quando si è tolto la vita lanciandosi da una finestra dell’ospedale San Giovanni di Roma dove era ricoverato. Il regista era malato di un cancro in fase avanzata. “Non finirò in un letto d'ospedale coi parenti che mi portano la minestrina”, aveva detto poco prima in un'intervista (Foto: LaPresse)
Addio Gigi Proietti: la sua vita e la sua carriera in foto
Mario Monicelli nasce il 15 maggio del 1915 a Viareggio, figlio del critico teatrale e giornalista Tommaso. Dopo la laurea in storia e filosofia a Pisa, esordisce nel cinema nel 1932 con il corto, firmato insieme ad Alberto Mondadori, “Cuore rivelatore”
Ugo Tognazzi, 30 anni fa moriva uno dei più grandi interpreti del cinema italiano. FOTO
Il suo talento viene confermato con il successo di una delle prime sceneggiature da lui firmate insieme a Steno: “Aquila nera” dell'amico Riccardo Freda, mentre l'esordio ufficiale da regista (sempre in coppia con Steno) del 1949 con “Totò cerca casa”. (Nella foto - Webphoto)
Da lì inizia definitivamente la sua immensa carriera che, film dopo film e successo dopo successo, raccoglierà oltre 66 regie e più di 80 sceneggiature. (Nella foto con Mariangela Melato)
Negli anni ’50 Monicelli è già tra i più conosciuti registi in Europa: dalla Palma d'oro a Cannes a Totò per il suo “Guardie e ladri” nel 1951 alle traversie con la censura per la sua prima regia da solo con “Totò e Carolina” (1953), ma anche l'enorme successo popolare de “I soliti ignoti” (1956), l'Orso d'argento a Berlino per “Padri e figli” (1957) e il Leone d'oro a Venezia ex aequo per “La grande guerra” (Nella foto) del 1959. (Foto: WebPhoto)
La consegna del Leone d’Oro a Mario Monicelli da parte dell’allora ministro del Turismo, sport e spettacolo, Umberto Tupini nel 1959. (Foto: LaPresse)
Sono gli anni ’60 però quelli della definitiva consacrazione: è lui infatti l’autore della nascente commedia all'italiana, sue le “perle” a ripetizione di una stagione d'oro tra cui si ricordano “La ragazza con la pistola” con Monica Vitti (Nella foto - 1968) e “L'armata Brancaleone” con Vittorio Gassman (1969). (Foto: WebPhoto)
Nel 1973 è Monicelli che ironizza sulla voglia di golpe all'italiana con “Vogliamo i colonnelli”, successivamente arriveranno anche “Romanzo popolare” con Ugo Tognazzi (1974) e “Amici miei” (Nella foto - 1975), l'ultima volontà di Pietro Germi che gli affida la realizzazione di questo film molto apprezzato anche in America, tanto da ricevere tre nomination all'Oscar. Sempre Monicelli firmerà il bis di “Amici miei” nel 1982. (Foto: WebPhoto)
Nel 1977 recupera la dimensione tragica della commedia sceneggiando il libro di Vincenzo Cerami “Un borghese piccolo piccolo”, mentre negli anni'80, da ricordare, fra i tanti film, ci sono “Il Marchese del Grillo” con un grandissimo Alberto Sordi (Nella foto - 1981) e “Speriamo che sia femmina” (1986). (Foto: WebPhoto)
Nel 1991 riceve il Leone d'oro alla carriera, e l'anno dopo con “Parenti serpenti” Monicelli, secondo la critica, dimostra di saper leggere le trasformazioni della società italiana con l'acume e la cattiveria di sempre
Gli anni ’90 si concludono per il regista con il film “Panni sporchi” (Nella foto - 1999) che seguiva “Cari fottutissimi amici” (1994) e “Facciamo paradiso” (1995). (Foto: WebPhoto)
Nel 2006, dopo anni di pausa, arriva il ritorno sul set di un film, rallentato da ritardi e difficoltà produttive, con “Le rose del deserto” (Nella foto), liberamente ispirato a “Il deserto della Libia” di Mario Tobino e a Guerra d'Albania di Giancarlo Fusco. Sarà questa la sua ultima regia cinematografica. (Foto: WebPhoto)
Autore generoso e prolifico per sua scelta, sosteneva che “la morte non mi ha mai fatto paura, la vecchiaia sì, perché senza lavorare ci si annoia tantissimo”. (Foto: LaPresse)
Al momento della sua morte, Monicelli lascia il mondo del cinema e dello spettacolo con oltre 60 film tra co-regie, opere immortali, documentari, sketches, cortometraggi e lavori televisivi, senza contare le sceneggiature che sfiorano il centinaio. (Foto: LaPresse)
In casa teneva i numerosi premi. In carriera vanta quattro nomination all'Oscar, un Leone d'oro alla carriera, quello per il miglior film con “La grande guerra” (1959), otto David di Donatello e cinque Nastri d'argento. (Foto: LaPresse)
Proprio mentre riceveva il Leone d’oro alla carriera nel 1991, al suo mestiere aveva regalato la sua più celebre profezia: “Il cinema non morirà mai, ormai è nato e non può morire: morirà la sala cinematografica, forse, ma di questo non mi frega niente”. (Foto: LaPresse)