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Justin Baldoni coinvolge anche Ryan Reynolds nella battaglia legale contro Blake Lively

Cinema
©Getty

Blake Lively aveva accusato Justin Baldoni di molestie sessuali e di aver montato una campagna online per screditare la sua reputazione. Ora l'attore e regista di It Ends With Us ha inviato a Marvel e a Disney una lettera di conservazione di  documenti. Secondo il suo legale, infatti, Ryan Reynolds, marito dell'attrice e protagonista del film Deadpool & Wolverine, lo avrebbe preso in giro attraverso il personaggio di Nicepool

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La battaglia legale tra Justin Baldoni e Blake Lively continua. L’attore e regista di It Ends With Us, che alla fine del 2024 è stato accusato dall’attrice di molestie sessuali e di aver montato una campagna online per screditare la sua reputazione, ha ora coinvolto anche Ryan Reynolds, il marito di lei. Come riporta in esclusiva Variety, il 7 gennaio Bryan Freedman, avvocato di Baldoni, ha inviato a Kevin Feige, presidente della Marvel, e a Bob Iger, CEO di Disney, una lettera di conservazione di tutti i documenti e i dati rilevanti sul proprio assistito. Il legale ritiene infatti che Reynolds abbia preso in giro Baldoni in una sequenza di Deadpool & Wolverine, il film di Marvel distribuito da Disney. Nella scena incriminata, l’attore interpreta Nicepool, una versione alternativa dell’eroe Deadpool, che dice “In nome di Dio, dov’è il coordinatore dell’intimità?”, e si complimenta con Ladypool per essere tornata in forma dopo il parto. Proprio Lively, protagonista del cameo nei panni dell’eroina, ha poi accusato Baldoni di aver commesso fat-shaming contro di lei dopo la nascita del suo quarto figlio. Nella scena, Deadpool sottolinea la misoginia di Nicepool, che però risponde: “Va bene, mi identifico come femminista”. Anche tale frase sembra fare un velato riferimento a Baldoni, che durante la produzione e la promozione di It Ends With Us, un dramma sulla violenza domestica, si sarebbe spesso definito femminista e alleato delle donne. Finora, né Marvel o Disney, né gli avvocati di Reynolds e Lively hanno rilasciato commenti.

LA DENUNCIA DI JUSTIN BALDONI AL NEW YORK TIMES

Nello specifico, la lettera di conservazione dei documenti inviata dall’avvocato di Baldoni chiede a Marvel e a Disney di preservare sia tutti i documenti sulle scene e sul personaggio di Nicepool, sia tutti i documenti che “riflettono un tentativo deliberato di deridere, molestare, ridicolizzare, intimidire o maltrattare Baldoni attraverso il personaggio di Nicepool”. Reynolds, che è autore, produttore e protagonista di Deadpool & Wolverine, non ha mai parlato di una connessione tra i due. Intanto, però, lo scoppio della contesa tra l’attore e Lively ha alimentato i sospetti, che già serpeggiavano tra i fan. Il 31 dicembre, Baldoni ha querelato il New York Times per 250 milioni di dollari di danni per aver rivelato per primo le accuse di Lively nei suoi confronti, informazioni che sarebbero “prive del contesto necessario e deliberatamente combinate per fuorviare”. L’attore ha poi accusato a sua volta l’attrice di aver avviato una campagna diffamatoria e di aver rivolto false accuse “per affermare il controllo unilaterale su ogni aspetto della produzione”. Intanto, il 7 gennaio l’avvocato Freedman, ospite al The Megyn Kelly Show, ha ribadito che “non c’è dubbio” che Nicepool “si riferisca a Justin”. Il legale si è anche chiesto perché Reynolds avrebbe usato le presunte molestie sessuali contro la moglie come materiale comico: “Se qualcuno viene seriamente molestato sessualmente, non lo prendi in giro. È un problema serio”.

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I CONTRASTI TRA RYAN REYNOLDS E TIM MILLER, REGISTA DI DEADPOOL

La lettera di conservazione riporta a galla anche la spaccatura tra Reynolds e Tim Miller, il regista di Deadpool che ha scelto di non tornare per i sequel, compreso Deadpool & Wolverine, a causa di differenze creative con l’attore. La lettera ordina infatti allo studio di conservare documenti e dati relativi sia “alle denunce avanzate contro Ryan Reynolds da qualsiasi persona, incluso senza limitazioni Tim Miller”, sia all’uscita del regista da Deadpool 2, e anche agli altri casi nei quali l’attore avrebbe esercitato “il controllo creativo su qualsiasi progetto cinematografico”.

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