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Eleonora Giorgi: "Parlare del tumore è stato liberatorio"

Spettacolo
Foto tratta dal profilo Instagram di Eleonora Giorgi e Verissimo

Come ha dichiarato in un'intervista a Vanity Fair, mentre affronta le cure l'attrice non è sola, ma circondata dall'affetto della famiglia e degli amici: "Mi sono riparata in questo bozzolo d’amore. Un bozzolo che è più vita di quella che avevo prima"

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“Provate a vivere il tempo che resta con bontà. Solo così il tempo che resta diventerà vita. Vita vera”. In un’intervista a Vanity Fair, Eleonora Giorgi ha condiviso l’esperienza della malattia, un tumore nella forma di adenocarcinoma al pancreas. “Chi scopre di essere malato vive innanzitutto un’incredibile solitudine. Parlarne per me è stato liberatorio”, ha detto l’attrice. “Un modo per mettere ancora più a fuoco il valore del tempo che resta. Un mese, un anno, una vita: non importa. Ciò che conta è quello che voglio ora: stare con i miei figli, con la mia famiglia, con gli affetti. Mi sono riparata in questo bozzolo d’amore. Un bozzolo che è più vita di quella che avevo prima”. Nonostante l’operazione, le nuove metastasi e i cicli di chemioterapia, la scoperta della malattia è stata un “colpo frontale” che “ha fatto cadere la polvere, la ruggine dalla mia vita. È rimasta solo densità. Le cose inutili sono sparite”. Come la piega dei capelli, che un tempo avrebbe catalizzato l’attenzione di Giorgi e che ora, invece, non attraversa più i suoi pensieri. “Perdere i capelli mi ha insegnato che vedere il lato positivo è una grande forma di libertà”.

"FARE PREVENZIONE È TUTTO"

Eleonora Giorgi ha scoperto il tumore per una tosse sospetta. “Ho fatto una tac e hanno scoperto un’ombra. Mi sono salvata la vita così. E da lì è iniziato tutto. Però avevo sempre fatto le mammografie. Fare prevenzione è tutto”, ha detto in prossimità del 19 ottobre, la Giornata della Prevenzione del Cancro al Seno. La notizia è stata un duro colpo, ma allo stesso tempo ha unito ancora di più la famiglia, a partire dai due figli Andrea, avuto da Angelo Rizzoli, e Paolo, avuto da Massimo Ciavarro, e fino all’ultimo nato, il nipotino Gabriele, 2 anni e mezzo, figlio di Paolo e della moglie Clizia Incorvaia. “Se sopravviverò, non posso dire se guarirò, ma se comunque le cose si metteranno un po’ meglio, io alla vita di prima non voglio tornare. Voglio passare tutto il tempo che mi resta così, con l’amore che ho finalmente riscoperto. Mi sono stufata di fare la Giorgi. Preferisco fare la babysitter al mio nipotino”. Gabriele non conosce la malattia della nonna, che non ha intenzione di lasciarlo solo: “Se morirò, non voglio che gli dicano che me ne sono andata. Lo vivrebbe come un tradimento. Mi piacerebbe che gli dicessero che sono diventata un angelo e che veglierò sempre su di lui”.

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GLI INSEGNAMENTI DELLA MALATTIA

Nel percorso di cura, Eleonora Giorgi ha incontrato “medici incredibili”, ma non solo. “Incontro malati giovani, ho visto centinaia di trentenni. E questo fa male. Io ho settant’anni, ho avuto la mia vita, e che vita! Di cosa posso lamentarmi? Ma se avessi trent’anni, sarei incavolatissima. E poi l’altro giorno, mentre facevo una chemio e mi mettevano il solito ago, ho sentito un bambino piccolo, a pochi metri da me, che diceva: mamma, ti prego, l’ago no. Ma come si fa? Come si fa a non piangere?”. Le difficoltà hanno acceso una nuova consapevolezza nell’attrice, che non vorrebbe tornare alla vita di prima. “Quest’anno siamo stati talmente uniti che mi è sembrato di recuperare tutto quello che altrimenti sarebbe andato perduto”, ha detto sulla vicinanza della famiglia e degli amici. “Se c’è una cosa che questo tumore mi ha insegnato è che la vita è una cosa magica che non va sprecata”, ha aggiunto. Tra alti e bassi, lei ha vissuto appieno, dagli esordi nel cinema, agli incontri con celebrità come Federico Fellini e Adriano Celentano, fino agli abissi dell’allontanamento dalle scene e delle droghe, per poi risalire tra i sorrisi dei figli e del nipote anche nelle ombre della malattia. Ora Giorgi non ha paura di morire, perché “non so se ci sia un dopo. Sento però che c’è stato un prima”.

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