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Lombardia, inquinamento in calo durante il lockdown: lo studio

Scienze

Lo ha sottolineato una ricerca dell’istituto RFF-CMCC – European Institute on Economics and the Environment (EIEE) che, integrando dati osservati, modelli matematici e machine learning, ha potuto mettere a disposizione degli specialisti nuove informazioni utili per le politiche sull'inquinamento

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Gli effetti positivi del lockdown hanno avuto un riflesso, parziale, anche sulla qualità dell’aria, proprio come successo in Lombardia dove l'inquinamento ha registrato un rallentamento durante i mesi del blocco in risposta al Covid-19, incidendo sul numero dei decessi nella regione. Sono stati risparmiati, infatti, circa 22.500 anni di vita, oltre il 10% di quanti ne sono stati persi a causa del coronavirus. A suggerirlo sono i risultati preliminari, discussi anche in un webinar, di uno studio dell’istituto RFF-CMCC – European Institute on Economics and the Environment (EIEE) che, integrando dati osservati, modelli matematici e machine learning, ha potuto mettere a disposizione degli specialisti nuove informazioni utili per le politiche sull'inquinamento.

I livelli di PM2.5 3 NO2   

Generalmente, gli esperti e la letteratura medica attribuiscono all'inquinamento dell'aria da particolato fine (PM2.5) e biossido di azoto (NO2) la capacità di danneggiare la salute umana e in Lombardia, una delle regioni più inquinate in Italia, una differenza tra prima e dopo il lockdown è stata evidente. Infatti, il periodo di stop di tutte le attività sociali ed economiche, compresi gli spostamenti delle persone, ha permesso di ridurre le emissioni di questi inquinanti e, di conseguenza, ha abbassato le loro concentrazioni nell'aria rispetto ai valori che si sarebbero riscontrati in assenza del blocco, resosi necessario per la diffusione del coronavirus anche nel nostro Paese.  Nello specifico, come sottolinea lo studio, il particolato fine si è ridotto del 22% (6 microgrammi per metro cubo), mentre le concentrazioni di biossido di azoto sono diminuite del 36% (di 17 microgrammi per metro cubo).

Il confronto dei dati

In seguito alle rilevazioni di questi dati e attraverso l’utilizzo di strumenti di machine learning, i ricercatori hanno potuto calcolare il numero di anni di vita (in termini di morti premature) salvati grazie alla riduzione dell'inquinamento dell'aria. "Da febbraio a maggio, la riduzione dei PM2.5 ha salvato in Lombardia circa 8.500 anni di vita. La riduzione degli NO2 ne ha salvati circa 22.500”, ha sottolineato Francesco Granella, ricercatore di EIEE e primo autore dello studio. “Le emissioni di questi due inquinanti vanno di pari passo ed è quindi difficile distinguere nettamente gli effetti dell'uno e dell'altro sulla salute, perciò non sarebbe corretto sommare questi valori per ottenere il numero totale di anni di vita salvati”, ha aggiunto. Ma un dato finale è stato possibile estrapolarlo, mettendo a confronto questi numeri con quelli relativi ai decessi causati dal Covid-19 in Lombardia e nello stesso periodo (quasi 16.000 per circa 192.000 anni di vita persi nella regione). Ne è emerso come “oltre il 10% degli anni di vita persi a causa del Covid-19 sono stati salvati dalla riduzione dell'inquinamento dell'aria dovuta alle misure di lockdown", ha detto ancora Granella. Per Massimo Tavoni, direttore di RFF-CMCC, European Institute on Economics and the Environment (EIEE) e docente al Politecnico di Milano, i risultati di questo studio “ricordano la gravità dell'inquinamento dell'aria, che in Italia è responsabile ogni anno del doppio dei decessi riconducibili ad oggi al Covid-19. Si tratta di dati molto utili a comprendere come una profonda trasformazione verde dell'economia possa portare a benefici per la salute dei cittadini", ha spiegato l’esperto.

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