Tumori, dallo Ieo di Milano al Gemelli di Roma: la Top 10 degli ospedali dove curarli
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La classifica dei centri per numero di interventi di chirurgia oncologica è considerato dagli esperti un indicatore di affidabilità delle strutture sanitarie, che dà garanzie di sicurezza ed efficacia. Ecco quali sono le migliori cliniche per cinque neoplasie comuni
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- La classifica degli ospedali per numero di interventi di chirurgia oncologica viene considerato dagli esperti un indicatore di affidabilità delle strutture sanitarie, che dà garanzie di sicurezza ed efficacia. In tal senso, il Nord Italia è in vetta davanti al Centro: il Settentrione, infatti, mantiene i primi posti nelle Top 10 dei centri "sopra soglia", ossia che hanno compiuto un numero alto di operazioni. Il limite fissato è diverso a seconda del tipo di tumore considerato
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- Complessivamente quasi un ospedale su 2 esegue interventi "sotto soglia", e solo 13 hanno il bollino di qualità per i percorsi assistenziali. Il quadro arriva da Ropi (Rete oncologica pazienti Italia), che ha presentato una nuova mappa al ministero della Salute dei centri più virtuosi in termini di chirurgia oncologica, elaborata partendo dai dati dell'ultimo Programma nazionale esiti di Agenas
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- Se il Nord rimane in vetta alle classifiche, il Sud è comunque in crescita, ma con solamente 3 regioni virtuose: Puglia, Campania e Sicilia. Esse infatti coprono tutte le diverse 17 patologie considerate nell'analisi della Ropi. Vediamone ora cinque in dettaglio, tra le principali neoplasie che colpiscono la popolazione
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- Per quanto riguarda gli interventi per il tumore al seno, in testa c'è l'Istituto europeo di oncologia (Ieo) di Milano (in foto), con 2.635 operazioni all'anno, seguito dal policlinico Gemelli di Roma (1.344) e Irccs Istituto clinico Humanitas (879). Nella Top 10 compare anche il Sud con l'Humanitas Istituto clinico catanese (719)
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- Per il tumore del polmone l'Azienda ospedaliera Sant'Andrea di Roma (in foto) conta 572 interventi, l'Ieo 538 e l'Azienda ospedaliero-universitaria Careggi di Firenze 462. Tra i primi dieci figura anche l'ospedale Monaldi di Napoli (292)
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- Per il tumore dello stomaco, le prime tre strutture per numero di interventi sono il Gemelli (in foto) con 142 interventi l'anno, l'Aoui di Verona Borgo Trento (89) e l'Irccs ospedale San Raffaele di Milano (88). Per il tumore del colon è ancora primo il Gemelli (505 interventi), davanti a policlinico Sant'Orsola di Bologna (288) e all'Azienda ospedaliero-universitaria pisana (248). Nella Top 10 figurano anche il policlinico di Bari (206) e l'Azienda ospedaliera cardinale Giovanni Panico di Tricase (Lecce, 202)
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- Per il tumore della prostata, svettano alle prime tre posizioni Careggi (in foto) con 726 interventi, l'Ieo (509) e la casa di cura Pederzoli di Verona (473). Tra i primi dieci vi è anche l'ospedale generale regionale Miulli di Bari (309)
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- Ma se per la chirurgia oncologica il Meridione sembra, sia pure limitatamente, avvicinarsi ai livelli del Settentrione, per la prevenzione, per la mortalità dei tumori nonché per la spesa pubblica sanitaria, il gap tra le due aree del Paese resta elevato. Lo conferma il report Un Paese, due cure. I divari Nord-Sud nel diritto alla salute promosso da Svimez in collaborazione con Save the Children
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- Dalle recenti valutazioni del Crea (Centro per la ricerca economica applicata in sanità) emerge che le famiglie italiane in povertà sanitaria sono il 6,1%: esse hanno riscontrato difficoltà o hanno rinunciato a sostenere spese sanitarie. Nel Mezzogiorno la quota la povertà sanitaria riguarda l'8% dei nuclei familiari, una percentuale doppia rispetto al 4% del Nordest (5,9% al Nordovest, 5% al Centro)
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- Sempre nel Meridione, secondo il rapporto di Svimez e Save The Children, la speranza di vita è minore al Sud di 1,5 anni. Più alta anche la mortalità per tumore, pari al 9,6 per 10mila abitanti per gli uomini rispetto a circa l'8 del Nord
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- "I dati del report - spiega il direttore generale della Svimez Luca Bianchi - offrono la fotografia preoccupante di un divario di cura che si traduce in minori aspettative di vita e più alti tassi di mortalità per le patologie più gravi nelle regioni del Mezzogiorno. Rafforzare la dimensione universale del Sistema sanitario nazionale è la strada per rendere effettivo il diritto"