Covid, nuova tecnica prevede l'effetto delle varianti sull'efficacia dei monoclonali

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L’hanno messa a punto i ricercatori dell’Università di Trieste. In particolare, attraverso un approccio computazionale, gli studiosi sono riusciti a prevedere gli effetti delle varianti del coronavirus sull'efficacia terapeutica di due anticorpi monoclonali, bamlanivimab ed etesevimab

Studiare gli effetti delle varianti circolanti di Sars-CoV-2 sull’interazione con degli anticorpi monoclonali utilizzati in terapia. Da qui è partito un lavoro di ricerca, condotto da un team di studiosi dell’Università di Trieste e pubblicato sulla rivista “Scientific Reports”, che, attraverso un approccio computazionale, è riuscito a prevedere gli effetti delle varianti del coronavirus sull'efficacia terapeutica di due anticorpi monoclonali, bamlanivimab ed etesevimab.

Progettare monoclonali resistenti alle varianti più pericolose

La ricerca, che secondo gli esperti potrà aprire, in futuro, alla possibilità di progettare monoclonali resistenti alle varianti più pericolose del coronavirus pandemico, è riuscito ad identificare “i residui aminoacidici del virus che, una volta mutati, possono causare una drastica diminuzione dell’efficacia terapeutica di questi agenti”, come si legge in un comunicato diffuso sul sito dell’ateneo triestino. Gli anticorpi monoclonali, hanno sottolineato i ricercatori, sono derivati, attraverso specifiche procedure di laboratorio, da molecole l’organismo umano produce in modo naturale, rispondendo ad un'infezione o dopo l’inoculazione di un vaccino. In particolare, i due anticorpi bamlanivimab ed etesevimab, somministrati insieme, sono stati autorizzati già a partire dallo scorso febbraio per il trattamento del Covid-19 da lieve a moderato, sia negli Stati Uniti sia in Europa. In quest’ottica, “la metodologia applicata in questo studio ha permesso di prevedere e spiegare a livello molecolare gli effetti negativi sull'attività di questi agenti terapeutici di sostituzioni nelle posizioni 452 e 484 di Sars-Cov-2, mutazioni presenti nella ben nota variante Delta”, hanno riferito gli esperti. Secondo gli autori, studiosi del Molecular Biology and Nanotechnology Laboratory operativo nel dipartimento di Ingegneria e Architettura dell’ateneo triestino, “i risultati computazionali presentati, fornendo un razionale molecolare agli effetti delle varianti circolanti di Sars-CoV-2, costituiscono uno strumento rapido e affidabile per identificare i punti di forza e di debolezza delle terapie anticorpali nei confronti di un virus in continua evoluzione, fornendo quindi sostanziali informazioni strutturali per lo sviluppo di anticorpi più efficienti”, hanno spiegato ancora.

Healthcare personnel carry out vaccination operations against coronavirus during Open day dedicated to caregivers, at the center for vaccination against COVID-19 at Termini station in Rome, Italy, 23 September 2021. ANSA/ANGELO CARCONI

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Prevedere in tempi rapidi i comportamenti delle nuove mutazioni

Come confermato da Erik Laurini, prima firma dello studio, in questo lavoro e rispetto ad altri precedenti dello stesso team, è stato “spostato il punto di vista: prima guardavamo l'effetto di mutanti sull'interazione con la proteina umana che il virus sfrutta per entrare nelle nostre cellule. In quel caso andavamo a prevedere un eventuale aumento della pericolosità e dell'infettività del virus. In questo articolo, invece, siamo andati a valutare il ruolo della diversità genetica virale sull'efficacia di uno degli attuali trattamenti terapeutici”, ha spiegato. Questo, ha aggiunto, potrà consentire di “prevedere in tempi rapidi se una nuova mutazione può compromettere l'efficacia di un agente antivirale”, fattore fondamentale per “combattere definitivamente il Covid-19”, ha commentato. Prossimo obiettivo, ha aggiunto Domenico Marson, altro firmatario dello studio, sarà quello di “sfruttare le informazioni raccolte per costruire un modello computazionale in grado di progettare anticorpi monoclonali resistenti alle varianti più pericolose di Sars-CoV-2”, ha detto. Questi farmaci particolarmente innovativi, ha riferito ancora, “possono essere modificati nella loro struttura in maniera tale da sopperire all'interferenza provocata da una mutazione virale, mantenendo allo stesso tempo le altre interazioni che ne garantivano l'efficacia”. Come detto, lo studio potrà adesso aprire le porte ad importanti applicazioni nella previsione dell'efficacia di vaccini e terapie, come altri tipi di anticorpi monoclonali e farmaci antivirali. L'utilizzo del sistema studiato dai ricercatori, infatti, “consentirà di valutare questi e altri rimedi in maniera più veloce ed efficace”, si legge ancora nella nota.

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