Emicrania, nuovi dati confermano l'efficacia degli anticorpi monoclonali

Salute e Benessere

E’ emerso nel corso del 25esimo Congresso Mondiale di Neurologia, da poco conclusosi. Tra i dati discussi dagli esperti, quello relativo alla capacità dell’anticorpo monoclonale “fremanezumab” di ridurre i giorni di emicrania, diminuire la disabilità causata da questa condizione invalidante e migliorare la qualità della vita di chi ne soffre

Nuovi dati hanno confermato l'efficacia dell'anticorpo monoclonale denominato “fremanezumab” nel ridurre i giorni di emicrania, diminuire la disabilità causata da questa condizione invalidante e migliorare la qualità della vita di chi ne soffre. Le conclusioni provengono da 8 abstract relativi a sperimentazioni di fase 2 e 3, presentati dall’azienda farmaceutica Teva nel corso del 25esimo Congresso Mondiale di Neurologia, appena conclusosi.

I temi al centro del dibattito

Tra gli studi al centro delle discussioni degli esperti, sono state riportate anche le conclusioni relative a diverse analisi di estensione, sperimentazioni che hanno cioè proseguito i tempi di osservazione del trattamento in pazienti reclutati per precedenti indagini. “I dati presentati al congresso mondiale di quest'anno aiutano ad ampliare la nostra conoscenza sull'emicrania in modo da poter continuare a comprendere meglio questa opzione di trattamento”, ha sottolineato Matthias Mueller, vicepresidente di Teva. Uno degli studi su cui si sono soffermati gli esperti, in particolare, è riuscito a riportare miglioramenti nella disabilità e nella qualità della vita, dopo oltre 6 mesi di trattamento con l’anticorpo monoclonale, in pazienti che soffrono di emicrania e che hanno manifestato risposta inadeguata rispetto ad altri trattamenti. Un altro, invece, ha evidenziato come grazie al trattamento con “fremanezumab”, sia stata possibile una vera e propria reversione, in pazienti con risposta inadeguata a anti-emicrania, della cefalea correlata ad abuso di farmaci, una tipologia di emicrania causata dall'eccessivo ricorso ad antidolorifici e antinfiammatori, assunti per limitare il dolore causato dagli attacchi stessi.

Le disparità sanitarie nell’accesso alle terapie

Tra i temi affrontati durante il congresso, anche quello relativo alle disparità sanitarie nell'accesso alle terapie per i pazienti che soffrono di cefalea. “Per aiutare a garantire che le persone con emicrania ricevano le cure di cui hanno bisogno, è importante comprendere tutti i fattori che contribuiscono alla salute e allo stato di malattia”, ha riferito ancora Mueller. Si tratta di un argomento su cui è importante far luce “per aiutare a creare consapevolezza sulle disparità di salute e per garantire una maggiore equità nel trattamento neurologico”, ha concluso l’esperto.

E' boom delle diagnosi di depressione che fanno impennare anche consumo di farmaci antidepressivi: sono triplicati i casi trattati in USA tra 1987-1997 e cosi l'uso di antidepressivi. Ma il mondo non Ë sempre pi˘ depresso, come tanti dati epidemiologici, spesso confusi, vogliono farlo apparire: molti di quei casi 'bollati' come depressione potrebbero in realt‡ essere non altro che condizioni momentanee di tristezza, pessimismo dovute a situazioni e/o all'indole individuale. Siamo di fronte a una "pandemia" fittizia di depressione, spiega lo psichiatra Paolo Cioni, responsabile di un servizio di salute mentale presso la ASL e docente alla Scuola di Specializzazione in Psichiatria di Firenze in occasione del Convegno 'Ai confini della mente e oltre' oggi a Milano, dovuta soprattutto a criteri diagnostici ancora troppo vaghi che possono far rientrare in una diagnosi di depressione anche stati d'animo di per sÈ non patologici. Eppure, spiega Cioni, oggi potremmo avvalerci di metodi diagnostici pi˘ obiettivi, indici psicofisiologici per la validazione del quadro clinico di depressione come la presenza di profonde alterazioni della qualit‡ del sonno, rilevabili con un elettronecefalogramma (EEG). 
ANSA/LUCIANO DEL CASTILLO

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