Covid-19: al via in E. Romagna studio per produrre plasma iperimmune

Salute e Benessere

Al centro della ricerca l’“immunoterapia passiva”, effettuata con l'impiego del plasma dei pazienti guariti, o plasma iperimmune, che potrebbe rappresentare “un approccio da tenere in considerazione nel trattamento delle infezioni da Sars-Cov-2, sulla base delle esperienze maturate in altri Paesi, tra cui Cina e Stati Uniti". Il primo bilancio parla di oltre il 60% dei donatori di sangue che hanno risposto positivamente allo screening

Uno studio della Regione per produrre plasma iperimmune da donatori e pazienti che hanno contratto l'infezione. E’ questo il progetto che partirà in Emilia-Romagna e che farà parte di uno studio di fattibilità “per la produzione di plasma iperimmune da pazienti e donatori che hanno contratto l'infezione da Sars-Cov-2, sviluppando poi gli anticorpi”, come si legge in un comunicato diramato sul sito istituzionale della Regione stessa.

At the Cotugno hospital in Naples, the stages of preparation for the collection of plasma. Among the first people to be recruited for the experimentation, the doctors who in the same departments, now reclaimed, treating the sick, contracted the coronavirus, 13 May 2020
ANSA / CIRO FUSCO
©Ansa

La reale capacità produttiva di plasma iperimmune

"Approfondiamo tutte le prospettive terapeutiche, in modo assolutamente rigoroso", ha spiegato Raffaele Donini, assessore per le Politiche della Salute, spiegando come in Emilia-Romagna oltre il 60% dei donatori di sangue abbia già risposto positivamente allo screening. “Come avevamo indicato, la nostra Regione vuole contribuire al meglio a tutte le sperimentazioni e protocolli di cura al coronavirus. Da un lato continuiamo a fare lo screening ai donatori, oltre che ai cittadini, alla comunità scientifica. Dall’altro abbiamo definito un protocollo di studio anche per valutare quale potrebbe essere la reale capacità produttiva di plasma iperimmune da parte della nostra rete trasfusionale. Anche in questo caso lo studio prevede il rispetto di protocolli rigorosi, ovvero una definizione precisa dei parametri di valutazione oltre che la quantificazione, pianificazione e standardizzazione del processo di raccolta del plasma”, ha sottolineato ancora Donini.

L’immunoterapia passiva

L’attenzione, dunque, verrà posta su quella che viene definita “immunoterapia passiva”, effettuata con l'impiego del plasma dei pazienti guariti, o plasma iperimmune (convalescent plasma) che potrebbe rappresentare “un approccio da tenere in considerazione nel trattamento delle infezioni da Sars-Cov-2, sulla base delle esperienze maturate in altri Paesi, tra cui Cina e Stati Uniti", spiega la nota. Il progetto ed il protocollo relativo, predisposto dal centro regionale sangue e dall'agenzia sanitaria e sociale insieme all'assessorato alle politiche per la salute, prevede l’arruolamento su base volontaria di due gruppi di persone: i pazienti che hanno sviluppato l'infezione di recente, precedentemente ospedalizzati o in quarantena fiduciaria a domicilio e attualmente guariti e i donatori periodici volontari di plasma, che hanno contratto l'infezione in forma asintomatica o paucisintomatica,  scelti tra coloro che si presentano per l'aferesi, ovvero la donazione specifica di alcune componenti del sangue, proprio come il plasma.

I primi dati relativi al progetto

La Regione Emilia-Romagna spiega che sono stati 35.623 i donatori di sangue che, dal 6 luglio al 20 settembre, si sono sottoposti volontariamente allo screening sierologico voluto dalla Regione: il primo bilancio, come detto, registra il 61% di adesioni sul numero complessivo di donatori (58.483). Di questi 873 sono risultati positivi al test e 4 al successivo tampone. “Naturalmente le donazioni risultate positive al tampone non sono state utilizzate, come prevedono i rigidi protocolli di sicurezza a garanzia di donatori e trasfusi”, dicono gli esperti. Lo studio, che si concluderà il 31 dicembre 2020, potrà essere “eventualmente prorogato su richiesta dall’assessorato regionale, in relazione ai bisogni futuri nella gestione della pandemia”. Oltre a questo progetto, la Regione ha aderito, per il versante clinico, allo studio nazionale comparativo “randomizzato” Tsunami (TranSfUsion of coNvalescent plAsma for the tratment of severe pneuMonIa due to Sars-Cov-2), che ha l’obiettivo di verificare l’efficacia della terapia con plasma in pazienti affetti da polmonite causata dal virus. Lo studio prenderà in esame un ampio numero di pazienti affetti dal virus sul territorio nazionale e valuterà l’efficacia della terapia confrontandola in modo randomizzato e comparativo con la cura standard.

medici e infermieri dello staff di Emergency al lavoro in terapia intensiva presso lâ  ospedale da campo degli alpini (Foto ©Sergio Agazzi/Fotogramma, Bergamo - 2020-06-01) p.s. la foto e' utilizzabile nel rispetto del contesto in cui e' stata scattata, e senza intento diffamatorio del decoro delle persone rappresentate

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