Coronavirus, la denuncia di Oxfam: "Ai Paesi ricchi metà della fornitura dei vaccini"

Salute e Benessere

La denuncia dell’ong arriva dopo l’analisi dei dati, forniti da Airfinity, secondo cui solo un ristretto gruppo di Paesi ricchi, che rappresentano solamente il 13% della popolazione mondiale, ha già acquistato oltre la metà della futura fornitura dei principali vaccini anti Covid-19 che sono attualmente in fase di sviluppo

Un ristretto gruppo di Paesi ricchi, che rappresentano solamente il 13% della popolazione mondiale, ha già acquistato oltre la metà della futura fornitura dei principali vaccini anti Covid-19 che sono attualmente in fase di sviluppo. E' questo l'allarme lanciato da Oxfam, gruppo di “20 organizzazioni che lavorano in più di 90 paesi nel mondo a fianco delle comunità per garantire risorse, diritti e regole più giuste”, in occasione dell'incontro congiunto dei ministri della Salute e delle Finanze dei Paesi del G20 sullo stato della pandemia. Una denuncia, come si legge proprio sul sito internet dell'ong, che si basa su dati raccolti da Airfinity e legati agli accordi già firmati da alcuni Paesi con le case farmaceutiche che stanno sviluppando i 5 vaccini attualmente più promettenti. In un momento particolare in cui, dice Oxfam, le stesse aziende produttrici non hanno al momento la possibilità di produrre abbastanza vaccini per tutti coloro che ne avranno bisogno. “Anche nel caso estremamente improbabile che tutti e cinque i vaccini si rivelino efficaci, infatti più del 60% della popolazione mondiale non avrà accesso a nessun vaccino almeno fino al 2022”, spiega l’ong.

Un sistema "ingiusto e disuguale"

I dati disponibili, rileva ancora Oxfam, rivelano un sistema “profondamente ingiusto e disuguale, che mira a proteggere monopoli e profitti delle case farmaceutiche piuttosto che garantire a tutti, tempestivamente, lo strumento principale per debellare la pandemia”. Nonostante sia stato già stanziato un enorme mole di fondi pubblici per lo sviluppo dei vaccini anti Covid-19, non sono state chiarite alle case farmaceutiche le condizioni “per impedire loro di realizzare profitti massicci e del tutto ingiustificati alla luce di questa emergenza globale”. Entrando nel merito della questione, Oxfam spiega che le trattative in corso per assicurarsi la fornitura del vaccino mostrano “profonde disuguaglianze tra Paesi ricchi e Paesi poveri: Italia, Francia, Germania e Olanda già a giugno sono riuscite ad assicurarsi quasi una dose a testa per tutta la popolazione europea (400.000 milioni di dosi totali), mentre il Bangladesh solo una dose ogni nove abitanti”. "Il punto ancora più allarmante è che molto probabilmente alcune delle principali sperimentazioni in corso falliranno con la conseguenza che ancora più persone resteranno tagliate fuori", ha sottolineato Sara Albiani, policy advisor per la salute globale di Oxfam Italia. 

Condivisione delle conoscenze

"La grande crisi che stiamo vivendo non finirà se i governi permetteranno alle grandi case farmaceutiche di perseguire una pura logica di profitto", ha aggiunto Albiani. "Nessuna multinazionale da sola sarà in grado di coprire il fabbisogno di vaccino anti-Covid. Per questo chiediamo condivisione delle conoscenze, rinuncia ai diritti sui brevetti e strategie che aumentino la produzione". Per quanto riguarda il governo italiano, l'esperta ha spiegato che "è in prima linea nel promuovere forme di cooperazione internazionale volte a mettere a punto un vaccino sicuro ed efficace. Il Ministro Speranza ha in più occasioni affermato che il vaccino contro il Covid-19 è da considerarsi un bene pubblico globale", ha detto. Cosa chiede Oxfam? "Che a queste dichiarazioni seguano iniziative coerenti e concrete che permettano di invertire la rotta. Per uscire dall'attuale crisi sanitaria, il mondo ha bisogno di un vaccino che raggiunga tutti e che non sia un mezzo per aumentare a dismisura il profitto di pochi", ha sottolineato Albiani.

AstraZeneca e Moderna

Tra gli esempi citati, quelli dei vaccini sviluppati da AstraZeneca e Moderna. Quest’ultima ha potuto contare su 2,48 miliardi di dollari di fondi pubblici e, nonostante tali fondi, i vertici hanno dichiarato di voler massimizzare i profitti derivanti dalla vendita qualora il vaccino si dimostrasse efficace. Oxfam spiega che mentre Moderna al momento si è impegnata solo verso nazioni ricche, AstraZeneca ha promesso invece il 66% delle dosi a Paesi in via di sviluppo. “Anche se questa azienda ha fatto molto per aumentare la sua capacità di produzione, stabilendo partnership e trasferendo la sua tecnologia ad altri produttori, da sola AstraZeneca potrebbe coprire appena il 38% del fabbisogno globale, percentuale che scende al 19% qualora fossero necessarie due dosi di vaccino per l’immunità”.

L'appello ai Paesi del G20

Da questi dati arriva l'appello di Oxfam al G20: garantire un vaccino per ogni abitante del pianeta, costerebbe meno dell'1%, rispetto alle perdite generate della pandemia. Insieme alle tante organizzazioni dell'alleanza People's Vaccine, Oxfam ha deciso di impegnarsi nei confronti dei Paesi del G20 affinchè sia garantito l'accesso al vaccino a tutti in ogni parte del mondo, in modo gratuito e sulla base di una distribuzione equa delle dosi, in funzione delle necessità e dei bisogni di salute pubblica. “Un cambio di rotta che sarà possibile solo se le grandi case farmaceutiche favoriranno la più ampia produzione possibile di vaccini, condividendo dati e conoscenze, rinunciando a vendere al migliore offerente, ad applicare brevetti e a difendere i propri monopoli”, dicono da Oxfam. “Basti pensare che il costo stimato per garantire un vaccino a tutti gli abitanti della Terra è inferiore all'1%, di quanto costerà all'economia globale la pandemia stessa. C’è quindi anche un evidente motivo economico per chiedere alle aziende farmaceutiche di sviluppare dei vaccini senza brevetti, in modo che la produzione possa essere incrementata il più velocemente possibile”, hanno spiegato dall’ong.

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