Riforma costituzionale, intesa nella maggioranza: da premier a senatori a vita, che cambia
Il disegno di legge costituzionale della ministra per le Riforme istituzionali Maria Elisabetta Casellati arriverà in Consiglio dei ministri venerdì prossimo, dopo il via libera dei leader di maggioranza riuniti a Palazzo Chigi con Meloni. Tra le principali novità c'è l'elezione diretta del premier e l'addio ai senatori a vita. Nell'ultima bozza, il provvedimento è formato da cinque articoli. Ecco di cosa si tratta
- "Abbiamo sulle nostre spalle una responsabilità storica: consolidare la democrazia dell'alternanza e accompagnare finalmente l'Italia, con la riforma costituzionale che questo Governo intende portare avanti, nella Terza Repubblica". A dirlo è la presidente del Consiglio Giorgia Meloni parlando del disegno di legge di riforma costituzionale messo a punto dalla ministra per le Riforme istituzionali Maria Elisabetta Casellati che arriverà sul tavolo del Consiglio dei ministri di venerdì prossimo e dovrebbe introdurre in Italia il premierato elettivo
- Nelle settimane scorse sono circolate diverse bozze del ddl, non tutte coincidenti, ma sabato la ministra Casellati è intervenuta all'Assemblea nazionale di Azione fornendo precise informazioni sui contenuti e sulla logica della riforma. Inoltre, sul testo che arriverà in Cdm c’è stato il via libera dei leader di maggioranza riuniti a Palazzo Chigi con la premier Giorgia Meloni. Il vertice ha “sdoganato” un testo che ha trovato d'accordo i 4 partiti che sostengono l'esecutivo, rappresentati al tavolo da Matteo Salvini, Antonio Tajani e Maurizio Lupi
- Due - ha spiegato la ministra Casellati, che sul tema ha una delega ad hoc e ci sta lavorando da mesi - gli obiettivi di fondo del disegno di legge costituzionale: assicurare stabilità ai governi e valorizzare il voto degli elettori, così che si crei un legame il più diretto possibile tra il voto espresso e la nascita dell'esecutivo
- Il ddl costituzionale è formato da 5 articoli. Dopo l’approvazione in Cdm, per quella che Casellati ha definito “la riforma delle riforme” si aprirà la strada del Parlamento, con i suoi 4 passaggi tra Camera e Senato. Nei contenuti è una riforma snella che, nelle intenzioni della maggioranza, dovrebbe entrare in vigore dalla prossima legislatura. A parte l'elezione diretta del premier, tra le principali novità spicca l'addio ai senatori a vita nominati per "alti meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario". Vediamo cosa cambierebbe
- Secondo le ultime bozze del disegno di legge costituzionale circolate, la riforma andrebbe a modificare tre articoli della Carta: l'88 sul potere del capo dello Stato di sciogliere le Camere, il 92 sulla nomina del premier e il 94 sulla mozione di fiducia e sfiducia al governo. In sostanza, dalla prossima legislatura il capo del governo verrebbe eletto dai cittadini in un unico turno, per 5 anni, con una scheda unica
- Previsto anche un sistema elettorale maggioritario con un premio del 55% assegnato su base nazionale che assicurerebbe il 55% dei seggi nelle Camere ai candidati e alle liste collegate al candidato premier eletto
- In virtù della riforma e stando alle bozze, al capo dello Stato non spetterebbe più il potere di nomina del premier (come prevede oggi l'articolo 92), ma quello di conferire l'incarico al premier eletto, mentre manterrebbe il potere di nomina dei ministri, su indicazione del capo del governo. Secondo alcuni, però, il pericolo è quello di indebolire eccessivamente i poteri del presidente della Repubblica, l'istituzione che negli anni della crisi della politica ha svolto una funzione di supplenza
- A questo proposito Casellati ha affermato che non verranno toccati nel ddl gli altri poteri del Quirinale, in capo al quale resterà quindi il potere di nomina dei ministri
- Nel testo predisposto dalla ministra si ipotizza che, nel caso in cui il premier si dimetta o decada dal suo ruolo, il presidente della Repubblica possa assegnare l'incarico di formare un nuovo governo al premier dimissionario o a un altro parlamentare eletto e collegato al presidente del Consiglio. Un modo per garantire continuità alla legislatura, senza ricorrere al voto, e che farebbe saltare il meccanismo della sfiducia costruttiva
- Potrebbe saltare anche un'altra prerogativa del presidente della Repubblica, ossia il potere di nominare i senatori a vita. Si tratta di una prerogativa a volte criticata per il peso che i senatori a vita hanno nelle dinamiche parlamentari. In ogni caso la riforma garantirebbe che gli attuali senatori restino in carica fino alla fine del proprio mandato. Quella di Liliana Segre, quindi, potrebbe essere l'ultima nomina a senatrice a vita da parte del Quirinale