
Premierato, cos'è e cosa significa e che differenza c'è con il presidenzialismo
Nel percorso di riforme istituzionali a cui punta il governo Meloni entra anche la proposta di rivedere la figura del presidente del Consiglio, concedendo a questa figura più poteri di quelli accordati dalla Costituzione nella sua versione vigente. Ma il termine "premierato" non ha una definizione precisa e può essere declinato in vari modi: alcuni prevedono anche l'elezione diretta del premier da parte del popolo

Si torna a parlare di premierato. Nel dibattito sulle riforme istituzionali a cui punta il governo Meloni, oltre all’elezione diretta del presidente della Repubblica, si apre anche l’ipotesi di un sistema dove il presidente del Consiglio acquista più poteri rispetto a quelli accordati dalla nostra Costituzione nella sua versione attuale
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“Il premierato potrebbe essere un’opzione più gradita alla maggioranza delle forze parlamentari”, ha detto il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, riaccendendo una questione che era stata abbandonata da tempo. Ma cosa si intende precisamente con premierato?
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COSA SIGNIFICA PREMIERATO - Una definizione chiara non esiste, come spiega il costituzionalista Mauro Volpi, professore di Diritto costituzionale all’Università di Perugia, a Pagella Politica. Il termine premierato può indicare ad esempio “un sistema in cui il presidente del Consiglio ha più poteri rispetto al nostro, per esempio quello di revocare i ministri”, rimanendo però legato a un rapporto di fiducia con il Parlamento
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Oppure, dice sempre Volpi, con “premierato” si può definire “un sistema in cui il presidente del Consiglio viene eletto direttamente dal popolo, annullando la necessità di un rapporto di fiducia parlamentare”. Si parla in questo caso della figura del premier come del “sindaco d’Italia”. Entra in gioco anche la questione della sfiducia costruttiva, cioè l'impossibilità per le Camere di sfiduciare un governo se - contestualmente - non viene accordata la fiducia a un altro esecutivo
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LA DIFFERENZA CON IL PRESIDENZIALISMO - Il premierato è ben distinto dal presidenzialismo, con cui si fa riferimento a una forma di governo in cui il presidente della Repubblica ha funzioni politiche, viene eletto dai cittadini e ha una concentrazione più marcata di poteri nelle sue mani. Ne esistono di diversi tipi, da quello americano - dove non c'è rapporto di fiducia tra il capo dello Stato e le Camere - a quello francese (semipresidenzialismo)

IL PREMIERATO NEL MONDO - Esiste soltanto uno Stato nel panorama internazionale dove il premierato inteso come elezione diretta del premier è diventato realtà: Israele. L’esperienza, iniziata nel 1992, è finita però nel 2002. Si può invece guardare alla Germania se si intende il premierato come una forma di governo in cui i poteri del primo ministro sono rafforzati rispetto a quanto succede ad esempio in Italia. In foto: il palazzo della Cancelleria federale a Berlino

Nel sistema tedesco è infatti soltanto il cancelliere – e non l’intero esecutivo - che deve rivolgersi alle Camere per ottenere la fiducia. La stessa figura ha poi il potere di nomina e di revoca dei ministri, prerogativa non prevista dalla Costituzione italiana

I TENTATIVI DI RIFORMA IN ITALIA – Il termine “premierato”, in Italia, è stato messo nero su bianco per la prima volta nel progetto di riforma costituzionale della Bicamerale del 1997, voluta dall’allora capo del governo Massimo D’Alema. Nella cosiddetta bozza Salvi, si chiamava “premierato” una forma di governo in cui il premier veniva eletto direttamente dal popolo

Il presidente del Consiglio doveva ricevere la fiducia soltanto dalla Camera dei Deputati, e non anche dal Senato, e poteva nominare e revocare i ministri. Naufragato questo tentativo di riforma, di premierato si è tornati a discutere nel 2006, in occasione di una nuova proposta di riforma costituzionale pensata dal centro-destra di Silvio Berlusconi

Veniva prevista l’elezione diretta del premier, che era però subordinata a “modalità stabilite dalla legge”, in alternativa alla nomina da parte del capo dello Stato. Come nel progetto della Bicamerale del 1997, il presidente del Consiglio poteva nominare e revocare i ministri. Il progetto fu bocciato dagli elettori chiamati a votare in un referendum costituzionale

Anni dopo, nel 2020, l’ex premier Matteo Renzi ha ipotizzato la figura di un premier simile a un “sindaco d’Italia”, scelto quindi dai cittadini sul modello elettorale previsto per i sindaci nei Comuni con più di 15mila abitanti. La proposta è poi stata inserita nel programma elettorale presentato dal partito di Renzi, Italia Viva, alleato con quello di Carlo Calenda, Azione, in vista delle elezioni parlamentari di settembre 2022
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