
Migranti, chi dà bandiera a navi Ong si occupi di redistribuzione: le richieste italiane
Il governo Meloni chiede nuove norme e un meccanismo di relocation in Ue che funzioni davvero e lasci poco spazio alla volontarietà dei Paesi membri. Ma anche un giro di vite sulle navi delle organizzazioni umanitarie e un “Piano Marshall” per l'Africa. Nei prossimi giorni si dovrebbe iniziare a lavorare a un provvedimento che riprenda i decreti sicurezza firmati quattro anni fa dall'allora ministro dell'Interno e vicepremier Matteo Salvini

In Europa si continua a discutere della questione migranti, dopo lo scontro per la nave Ocean Viking tra Italia e Francia. Sul tema, le richieste di Roma procedono su due binari: da una parte nuove norme e un meccanismo di relocation in Ue che funzioni davvero e lasci poco spazio alla volontarietà dei Paesi membri; dall’altra un giro di vite sulle Ong e un “Piano Marshall” per l'Africa
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L’Italia, quindi, punta a un confronto con l'Unione europea. Ma lavora anche sul versante interno, con la possibilità di ripristinare - riveduti e corretti dopo gli stop della Consulta e del Quirinale - i decreti sicurezza firmati quattro anni fa dall'allora ministro dell'Interno e vicepremier Matteo Salvini. L'obiettivo, ribadito più volte da numerosi esponenti della maggioranza, è quello di arginare le Ong e costringere tutti gli Stati membri a una maggiore responsabilità nella riallocazione dei migranti
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Roma, prima di tutto, chiede all'Europa di obbligare gli Stati che concedono la bandiera alle navi delle organizzazioni umanitarie a occuparsi della redistribuzione dei migranti salvati nel Mediterraneo dalle rispettive imbarcazioni. Una proposta messa nero su bianco in una dichiarazione congiunta tra Italia, Malta, Cipro e Grecia (ma non la Spagna) e perorata dal ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, che nelle scorse ore è tornato a ribadire che "nel nostro Paese si entrerà solo legalmente"
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Al provvedimento sul fronte interno, da quanto si apprende, cominceranno a lavorare nei prossimi giorni gli uffici legislativi non solo del Viminale ma anche di altri ministeri e di Palazzo Chigi. Un punto fisso dovrebbe essere la stretta sulle organizzazioni non governative. L'idea, appoggiata dall'intera maggioranza, sarebbe quella di ripristinare le maximulte e i sequestri abrogati dalla ministra Lamorgese durante il secondo governo Conte
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Si tratta di misure che comunque, negli anni, hanno trovato diversi ostacoli: dalle sentenze della Consulta all'intervento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il capo dello Stato, in fase di firma della legge, aveva ricordato il "dovere" del salvataggio dei migranti in difficoltà
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Ma il nuovo governo punta anche ad altro. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, nelle scorse ore, ha rilanciato una sorta di “Piano Marshall” per l'Africa che prevede accordi con Libia, Tunisia, Marocco, Niger e altri Paesi del Sahel. L’idea è quella di trovare delle intese come quella raggiunta per la Turchia, per la quale l'Unione Europea stanziò 6 miliardi di euro
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L’obiettivo è frenare la migrazione sulla rotta balcanica e consentire di gestire i flussi migratori direttamente nei Paesi di partenza, realizzando hotspot in Africa, così come più volte proposto dalla premier Giorgia Meloni. Da lì poi verrebbe avviata una selezione delle richieste di asilo per poi allocare i migranti equamente tra i 27 Stati che fanno parte dell'Unione Europea
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Un'altra delle proposte alle quali si sta lavorando, e che potrebbe finire sul tavolo del vertice dei ministri degli Esteri europei, è quella di redigere un codice di condotta europeo per le Ong. Si potrebbe partire dal testo varato nel 2017 dall'allora ministro dell'Interno italiano Marco Minniti, che trovò il sostegno di gran parte dei Paesi dell'Unione, Francia compresa. All'epoca poche organizzazioni firmarono il documento: non l’hanno fatto Medici Senza Frontiere e Sos Méditerranée, le due Ong che al momento stanno operando nel Mediterraneo
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Tra le regole previste dal codice, ad esempio, c'era l'impegno a non entrare in acque libiche, quello a "non effettuare comunicazioni o inviare segnalazioni luminose per agevolare la partenza e l'imbarco di natanti che trasportano migranti", quello a "non trasferire le persone soccorse su altre navi". Si dava anche la disponibilità a far salire a bordo funzionari di polizia giudiziaria

L’Italia, quindi, chiede un'inversione di tendenza agli Stati dell'Ue. Li invita a una maggiore responsabilità e, come ribadito nella dichiarazione congiunta con i Paesi del Mediterraneo, al rispetto degli impegni sulla relocation dei migranti. Secondo Tajani, si potrebbe anche aprire una discussione sulla "modernizzazione" del trattato di Dublino, che obbliga i richiedenti asilo a presentare domanda nei Paesi di primo approdo. Finora i tentativi sono falliti, come quelli di trasformare da volontaria a obbligatoria la redistribuzione dei migranti nei Paesi dell'Ue
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