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Migranti, Dublino e altri accordi: cosa dicono le regole europee su soccorsi e accoglienza

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13 nov 2022 - 06:45 15 foto
©Ansa

Dal punto di vista giuridico il "diritto internazionale del mare", che regola e codifica i comportamenti a cui gli Stati si devono attenere, è costituito da un insieme di convenzioni e accordi. I più importanti sono due documenti: la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (Unclos) del 1982 e, per quanto riguarda l'Europa, il Regolamento di Dublino del 2013 in tema di richiesta di asilo. Ci sono poi degli accordi di ridistribuzione, come quello ora sospeso dalla Francia dopo lo scontro con l’Italia

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Continua lo scontro tra Francia e Italia sulla questione migranti, dopo il rifiuto di Roma di concedere un porto alla Ocean Viking e l’attracco della nave a Tolone. La premier Giorgia Meloni ha chiesto “una soluzione europea” e la stessa richiesta è arrivata da più parti. Per cercare di mediare, si è mossa l’Ue: ha annunciato che sta lavorando a "un piano d'emergenza" e ha chiesto una riunione straordinaria dei ministri degli Interni. Ma quali sono al momento le regole (europee e non) per l'immigrazione, il soccorso e l'accoglienza?

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Dal punto di vista giuridico il "diritto internazionale del mare", che regola e codifica i comportamenti a cui gli Stati si devono attenere, è costituito da un insieme di convenzioni e accordi. Il perimetro è sostanzialmente definito da due documenti, entrambi sottoscritti dall'Italia: la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (Unclos) del 1982 e, per quanto riguarda l'Europa, il Regolamento di Dublino del 2013 in tema di richiesta di asilo

Migranti, ancora scontro Italia-Francia. Ue prova a mediare: chiede vertice straordinario
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A questi si aggiungono il Safety of life at sea (Solas) del 1974, che riguarda la Convenzione Internazionale per la salvaguardia della vita umana in mare; la Sar, firmata ad Amburgo nel 1979 e che affronta il tema della sicurezza della navigazione dei mercantili; infine, per quanto riguarda l'assistenza, la convezione Salvage firmata a Londra nel 1989. Punto di sintesi delle diverse convenzioni è il soccorso rapido di eventuali naufraghi, a cui deve essere garantito lo sbarco in un luogo sicuro (codificato nell'acronimo “Pos” dalle parole “place of safety”)

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Il Regolamento di Dublino, quindi, è il testo di riferimento per il controllo delle frontiere esterne dell'Unione Europea. Emanato dopo la convenzione omonima del 1990, partecipano tutti gli Stati membri tranne la Danimarca, più Svizzera, Liechtenstein, Irlanda e Norvegia. È in vigore dal 1997 ed è stato modificato nel 2003 e nel 2013

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Il Regolamento di Dublino definisce "i criteri e i meccanismi di determinazione dello Stato membro competente per l'esame di una domanda di protezione internazionale presentata in uno degli Stati membri da un cittadino di un Paese terzo o da un apolide". Nel documento si afferma che gli "Stati membri esaminano qualsiasi domanda di protezione internazionale presentata da un cittadino di un Paese terzo o da un apolide sul territorio di qualunque Stato membro, compreso alla frontiera e nelle zone di transito"

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Ma a creare polemiche sono i criteri per determinare lo Stato membro competente, cioè quello che deve esaminare le richieste di asilo. Il Regolamento, infatti, prevede tre criteri di scelta. Il primo indica come competente lo “Stato membro dove può meglio realizzarsi il ricongiungimento familiare”. Il secondo “lo Stato membro che ha rilasciato al richiedente un titolo di soggiorno o un visto di ingresso in corso di validità”. Questi due criteri, però, sono spesso inapplicabili

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Si passa, così, al terzo criterio di scelta: il testo prevede che le richieste di asilo siano esaminate nello Stato di primo ingresso illegale. In base a questo criterio, ad esempio, è Roma a doversi fare carico delle richieste dei migranti che sbarcano nei porti italiani. Per gli altri Paesi dell’Unione, il regolamento prevede degli obblighi di solidarietà non del tutto definiti: possono partecipare alla redistribuzione dei migranti oppure sostenere finanziariamente i Paesi di primo approdo oppure offrire altre forme di aiuto

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L’obiettivo del trattato era quello di evitare che le richieste d’asilo venissero presentate in più Paesi Ue. Il regolamento però, è la critica che gli viene mossa, ha finito per lasciare il maggior peso degli sbarchi illegali sui Paesi che, per posizione geografica, si trovano sulle rotte migratorie: per quanto riguarda la frontiera mediterranea sono Italia, Grecia e Spagna

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Se l'accordo di Dublino "fosse applicato davvero, i migranti raccolti dalle navi delle Ong straniere dovrebbero esser portati, magari dopo i primi soccorsi urgenti, negli Stati di bandiera delle imbarcazioni, perché quello è lo Stato di primo accesso", ha obiettato il ministro della Giustizia Carlo Nordio. Detto questo, "l'accordo di Dublino è stato firmato quando questa problematica era molto diversa e può benissimo essere rivisto"

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Accanto al Regolamento di Dublino, del quale diversi Stati chiedono una revisione ma l’intesa è lontana, nel corso degli anni sono stati fatti degli accordi tra gli Stati per la ridistribuzione dei migranti e l’accoglienza. L’accordo di cui la Francia ha annunciato la sospensione dopo il caso Ocean Vikking è un’intesa dello scorso giugno: coinvolge 23 Paesi, tra cui 19 Stati membri e quattro extraschengen. Essendo un accordo di redistribuzione su base volontaria, non impone nessun obbligo a chi l’ha sottoscritto

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L’intesa prevede la redistribuzione di 10mila migranti arrivati nel Sud d'Europa, di cui circa 7mila accolti dall'Italia. Ci sono poi Stati che non hanno offerta disponibilità per accogliere i migranti: in base al piano, sono tenuti a offrire aiuti economici per il rimpatrio delle persone che non vengono giudicate idonee a restare. In cambio, i Paesi di approdo (tra cui l’Italia) devono identificare i migranti in arrivo e inserire le informazioni - e le impronte digitali - nella banca dati comune Eurodac

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La novità di questo accordo è che, a differenza di Dublino, non riguarda solo i richiedenti asilo ma anche i migranti economici. L’intesa era stata definita “storica” da Ylva Johansson, commissaria Ue agli Affari Interni. Ma, anche in questo caso, la critica più frequente è che il peso maggiore dell’accoglienza resta sui Paesi di primo approdo. In base all’accordo, Parigi si era impegnata ad accogliere entro giugno 2023 3.500 migranti e Berlino 3mila. Ad oggi, secondo il Viminale, le persone ricollocate sono 117: 38 in Francia, 74 in Germania, 5 in Lussemburgo

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Considerando non solo l'Europa, per quanto riguarda i soccorsi c’è la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (Unclos): fissa un regime globale di leggi e ordinamenti degli oceani e dei mari che stabilisce norme che disciplinano tutti gli usi delle loro risorse. All'articolo 98 vengono definiti gli "obblighi di soccorso"

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"Ogni Stato deve esigere che il comandante di una nave che batte la sua bandiera - nella misura in cui gli sia possibile adempiere senza mettere a repentaglio nave, equipaggio o passeggeri - proceda quanto più velocemente è possibile al soccorso delle persone in pericolo, se viene a conoscenza del bisogno di aiuto; presti soccorso, in caso di abbordo, all'altra nave, al suo equipaggio e ai passeggeri e, quando è possibile, comunichi all'altra nave il nome della propria e il porto presso cui essa è immatricolata e qual è il porto più vicino presso cui farà scalo"

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Nello stesso articolo si definiscono i criteri del soccorso e della ricerca. "Ogni Stato costiero – si legge - promuove la costituzione e il funzionamento permanente di un servizio adeguato ed efficace di ricerca e soccorso per tutelare la sicurezza marittima e aerea e, quando le circostanze lo richiedono, collabora a questo fine con gli Stati adiacenti tramite accordi regionali". L'obbligo di collaborazione per i soccorsi è stato ulteriormente specificato nei trattati Safety of life at sea (Solas) e Sar

Migranti, gli sbarchi in Italia dal 1997 al 2022: i dati del Viminale

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