Governo, tregua al vertice dei leader di maggioranza. Conte: “Uniti fino al 2023”

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A Palazzo Chigi il primo incontro di persona  da quando è nato il Conte bis tra il premier, Vito Crimi, Nicola Zingaretti e Matteo Renzi. I leader di Pd e M5S confermano il "patto di legislatura" per i prossimi 3 anni, Renzi non si sbilancia: “Se son rose fioriranno”. Sul tavolo il tagliando al programma di 29 punti - che verrà ultimato entro novembre -, l’emergenza Covid e il decreto ristori

"È emersa la comune determinazione ad affrontare il momento di difficoltà che sta attraversando il Paese con grande senso di responsabilità, rimanendo uniti e scacciando via qualsiasi possibile motivo di polemica o contrapposizione". Così il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha riassunto il vertice di maggioranza di giovedì sera, durato due ore, con Vito Crimi, Nicola Zingaretti, Matteo Renzi e Roberto Speranza. Un concetto, quello dell’unità, ribadito anche dai leader di Pd e M5S fuori da Palazzo Chigi: un "patto di legislatura" che permetta di governare fino al 2023. Il leader di Iv, invece, esce dal retro e in una nota spiega che, entro fine mese, "si capirà se ci sono i presupposti" per il patto fino al 2023. Sottolinea la sintonia con il Pd, plaude al gesto di Conte di dire sì al tavolo, ma non nomina neanche il M5S. E conclude: "Se son rose fioriranno".

Il primo incontro di persona del Conte bis

Il vertice è il primo in cui i quattro leader politici si vedono da quando esiste il Conte bis. L’incontro partiva con due obiettivi: il tagliando al programma e la blindatura - cara soprattutto al premier - della maggioranza in vista di voti cruciali in Aula e di eventuali nuove proteste delle categorie. Il tagliando al programma di 29 punti verrà ultimato entro novembre, spiega Conte istituendo due tavoli ad hoc per aggiornare l'agenda: uno sulle riforme istituzionali e l'altro sugli obiettivi di politica economica.

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La tregua fino alla fine del Dpcm

Per quanto riguarda Iv, sembra difficile che, in piena emergenza Covid (AGGIORNAMENTI IN DIRETTA - SPECIALE - LA SITUAZIONE IN ITALIA), torni alle spinte centrifughe di qualche settimana fa. Ma la tregua ha un "timing", ed è quello che di fatto coincide con la fine del Dpcm. Da qui ad allora molto potrebbe cambiare, a cominciare dalla leadership e dalla struttura del Movimento post-Stati Generali. Ma questo, spiega Conte, è il tempo di affrontare la sfida del virus "con grande senso di responsabilità, rimanendo uniti e scacciando via qualsiasi possibile motivo di polemica o contrapposizione".

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Sui dati Covid “rigore e trasparenza”

Sul tavolo, inevitabilmente, anche l’emergenza Covid. "Rigore e trasparenza" è formula con cui Conte respinge l'ultimo assalto delle Regioni: rigore e trasparenza da parte delle Regioni ma anche da parte del governo nel monitoraggio e nella comunicazione dei dati. Perché nessuno pensi - è il ragionamento del capo del governo - che le scelte sulle chiusure regionali non siano basate su elementi "scientifici e oggettivi".

Il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana alla cerimonia di consegna delle Onoreficenze dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana nei giardini della Prefettura di corso Monforte a Milano, 6 luglio 2020.ANSA/Mourad Balti Touati

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Il nodo del decreto ristori

Ma i nodi non mancano, a cominciare dal decreto ristori. Il governo proverà a dare il via libera al provvedimento già oggi, ma il testo è complesso anche perché se nelle prossime ore i dati aggiornati determineranno nuove Regioni rosse o arancioni, cambierà anche la platea dei destinatari dei ristori. Nelle ultime ore, poi, è emersa un’ipotesi: approvare il decreto ristori bis per trasformarlo in un maxiemendamento al decreto ristori precedente. L'importante è che si faccia presto: l'obiettivo è salvare il Natale, che non potrà essere come tutti gli altri. E, è il messaggio che il premier ribadisce ai suoi, ogni decisione sulle Regioni sarà scevra dalla politica: "Non si negozia sulle vite umane".

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