Dalle elezioni al governo Conte, quasi 90 giorni di crisi politica

Politica

Giorgia Finesi

Giuseppe Conte (Ansa)
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Uno stallo iniziato dopo il voto del 4 marzo. Poi le elezioni dei presidenti di Camera e Senato, il momento dei due forni e il rifiuto di Mattarella di nominare Paolo Savona ministro dell’Economia. Infine lo sblocco, con la presentazione della lista dei ministri

 

Una crisi lunghissima, quasi 90 giorni dalle elezioni del 4 marzo alla nascita del governo Conte (I RECORD DELLA CRISI). Settimane difficili. Incontri, scontri, trattative, per arrivare, in circa 3 mesi, alla formazione del governo M5s- Lega (Gli ultimi aggiornamenti. Diretta).

Dal voto ai mandati esplorativi ai presidenti di Camera e Senato

Partiamo dall’inizio. Dalle urne - il 4 marzo appunto - non esce nessuna maggioranza capace di votare la fiducia ad un proprio governo (I RISULTATI).  Vincono i 5 stelle che prendono, da soli,  il 32,7% dei consensi e il centrodestra, che - unito - arriva al 37%. È proprio grazie ad un accordo tra pentastellati e centrodestra che si eleggono, immediatamente, i presidenti di Camera e Senato: Roberto Fico e Elisabetta Alberti Casellati. L’accordo dà il via al primo giro di consultazioni, ma è un nulla di fatto. Allo stesso modo i due mandati esplorativi, affidati alla Casellati prima e a Fico poi. Le posizioni si cristallizzano, Forza Italia cerca di riacquistare un ruolo nell’incontro/scontro tra Di Maio e Salvini, ma il tempo passa e non si arriva a nessuna soluzione.

Dal terzo giro di consultazioni al primo incarico al professor Conte

I 5 stelle cominciano a pensare al Pd. È il momento dei due forni. I dem si dividono tra oltranzisti e dialoganti. Continuano a passare i giorni e, alla fine, il Nazareno dice no. Di Maio è costretto a rinunciare.
Mattarella prende in mano, nuovamente, la situazione. Siamo al terzo giro di consultazioni. Il presidente sottolinea l’urgenza di dare un esecutivo al paese, avanza l’ipotesi di un governo neutrale. Gli scenari cambiano e gli equilibri tra Di Maio e Salvini si modificano. Entrambi decidono di fare un passo indietro rispetto alla premiership, trovano un’intesa. Nasce il primo contratto di governo giallo-verde.

Dallo stallo Savona al neonato governo M5s-Lega

Sarà il professor Giuseppe Conte a guidare il nuovo esecutivo. M5s e Lega si mettono al lavoro per buttare giù il programma di governo. E’ su un ministero chiave, quello dell’economia,  che la partita si blocca. Mattarella non accetta Paolo Savona al Tesoro, Salvini non arretra. Per giorni si discute, il braccio di ferro con il Colle si protrae fino al 27 maggio. Nessuno cede, il premier incaricato Conte sale al Quirinale e scioglie - negativamente - la riserva. Un altro fallimento. Lo spread si impenna, i mercati ne risentono. Il presidente Mattarella convoca Carlo Cottarelli e conferisce un nuovo incarico. I due si incontrano, si confrontano. Di fronte all’ipotesi di far nascere un governo politico congelano l’esecutivo di garanzia. Di Maio e Salvini si trovano di nuovo uno di fronte all’altro. Paolo Savona resta il nodo. I pentastellati sembrano più possibilisti, la Lega, inizialmente, si oppone a qualsiasi cambiamento. Le trattative riprendono e il puzzle del governo cambia forma. Modificato lo schema: il professor Giovanni Tria al Tesoro, all'economista Paolo Savona il dicastero delle Politiche comunitarie. All'accordo si arriva dopo un lungo vertice a Montecitorio con Di Maio e Salvini, ai quali si aggiunge Giuseppe Conte. Un esito che soddisfa sia la Lega che i 5 stelle.
In una serata tutto si sblocca. Cottarelli sale - due volte - al Colle e rimette il mandato. Lo segue Conte, che nuovamente riceve l’incarico e contestualmente presenta la lista dei ministri.  Poche ore e si giura, con la cerimonia della campanella l’ormai ex premier, Gentiloni, passa le consegne e nasce il nuovo governo M5s- Lega.

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