Lukashenko, chi è il presidente della Bielorussia. La sua storia politica
Fedelissimo alleato di Putin, definito "l'ultimo dittatore d'Europa", il padrone di Minsk era un semplice proprietario di fattoria prima di diventare capo di Stato nel 1994. Diverse le elezioni che gli sono state contestate, tra cui quelle del 2020. Con il voto del 26 gennaio 2025 ha conquistato il suo settimo mandato
CHI È ALEXANDER LUKASHENKO
- Con la vittoria alle elezioni del 26 gennaio 2025 Alexander Lukashenko ha conquistato il suo settimo mandato alla guida della Bielorussia. Noto anche come "ultimo dittatore d’Europa" per lo scarso rispetto dei diritti umani, fedelissimo di Putin, Aljaksandr Ryhoravič Lukašėnka rimane così ancora il padre padrone del Paese che controlla ormai dal 1994. Ecco la sua storia
GLI STUDI, L'ESERCITO E LA SOVCHOZ
- Lukashenko nasce il 30 agosto 1954 a Kopyś. Si laurea in economia nel 1974, poi entra nell’Armata Rossa. Nel 1985 viene eletto direttore di una sovchoz, fattoria statale di tipo sovietico. Lo stesso anno si laurea all’Accademia Bielorussa di Agricoltura
I PRIMI PASSI IN POLITICA E LE ELEZIONI DEL 1994
- I primi passi in politica li fa con la fondazione nel 1990 del partito "Comunisti per la democrazia", che voleva aiutare l’URSS a diventare democratica. Lo stesso anno diventa deputato del Soviet. Eppure, alle prime elezioni libere di Minsk, nell’estate del 1994, il quarantenne Lukashenko ci arriva da cittadino quasi sconosciuto
- Sbaraglia gli avversari grazie alla sua piattaforma, che si pronuncia più contro (le riforme, la privatizzazione, la corruzione) che a favore di un effettivo miglioramento del benessere dei cittadini. Mostra fin dall’inizio una spiccata propensione nel denigrare gli avversari, promettendo di cacciarli "sull'Himalaya" in caso di vittoria. Tenta di stabilizzare l’economia bielorussa, a quel tempo afflitta da una grave crisi, ma fatica a tenere bassa l’inflazione, in un Paese che deve importare dall’estero i beni necessari
IL RAPPORTO CON L’OCCIDENTE
- Le sue sei rielezioni, dal 1994 a oggi, hanno sempre trovato ampie contestazioni da parte sia dell’Unione europea che degli Stati Uniti d’America. Eppure, nonostante tali dissidi, il rapporto con l’Occidente è spesso stato fatto anche di civili rapporti e visite diplomatiche, che hanno permesso per lungo tempo al padrone di Minsk di fare politica "con i due forni", valutando di volta in volta se fosse meglio appoggiarsi all’Occidente o alla Russia. La guerra in Ucraina ha dissipato questi dubbi
IL RAPPORTO CON FMI E BANCA MONDIALE
- Più netta, invece, la scelta di Fmi e Banca Mondiale, che hanno condannato a più riprese il regime di Lukashenko, arrivando a togliere anche prestiti importanti, come quello del 1995, vista l’assenza di riforme necessarie al Paese. Un rapporto di dialogo e scontro durato a lungo e spesso ai minimi termini, a causa soprattutto delle riforme politiche farsa che hanno portato a sistematici brogli elettorali
LE RIFORME
- Diversi nel corso del tempo i tentativi di Lukashenko di eliminare ogni residua parvenza di democrazia: nel 1996 ha trasferito gran parte dei poteri di primo ministro al Presidente della Repubblica, cioè se stesso. Ha poi eliminato ogni possibile limite di ricandidature alla carica presidenziale, perseguito un uso arbitrario del sistema giudiziario per silenziare ogni genere di dissenso, stigmatizzato anche dal Consiglio di Sicurezza ONU con una risoluzione del 2008 e, infine, mantenuto nell’ordinamento giuridico la pena capitale
LE OPPOSIZIONI
- Sono stati molti gli oppositori che nel tempo hanno cercato di attaccare il potere costituito di Lukashenko: da Aljaksandr Milinkevič, suo sfidante nel 2006, fino a Taccjana Karatkevič, oppositrice nel 2015, e a Svetlana Tichanóvskaja avversaria nelle urne nel 2020, sono stati molteplici coloro che hanno cercato di batterlo nelle urne, finendo quasi sempre per ottenere percentuali molto basse e contestate, con conseguente non accettazione del voto da parte dell’Occidente
IL CASO DEL 2020
- Il caso del 2020 è esemplificativo: nonostante la vittoria sospetta, che ha visto Lukashenko trionfare con circa l'80% dei voti, gli elettori non si sono dati per vinti e hanno continuato a manifestare. Questo ha portato Lukashenko a dover prima chiedere l’aiuto di Mosca per sedare le manifestazioni e poi a insediarsi di nascosto, tra i dubbi della comunità internazionale sulla regolarità del voto
IL DIROTTAMENTO
- Appena qualche mese dopo le elezioni, nel maggio 2021, Lukashenko ha ordinato personalmente il dirottamento del volo Ryanair 4978, proveniente da Atene e diretto a Vilnius, che trasportava l’attivista dell'opposizione Roman Protasevič. Il volo è stato intercettato da un caccia MiG-29 dell'aeronautica bielorussa e costretto ad atterrare all'aeroporto internazionale di Minsk, dopo una presunta segnalazione di esplosivi a bordo. La vicenda si è chiusa con l’arresto di Protasevič, poi graziato e scarcerato nel maggio 2023
IL RAPPORTO CON PUTIN
- "Putin per me è un fratello maggiore". È una definizione che non lascia dubbi quella che Lukashenko ha dato del presidente russo, più volte abbracciato e sostenuto e dal quale più volte è stato aiutato. La totale dipendenza dalla Russia negli anni si è fatta sempre più marcata
LA GUERRA IN UCRAINA
- La guerra in Ucraina è stato un po’ uno spartiacque nella carriera politica di Lukashenko: co-belligerante riluttante, visto che i russi si sono sì installati sul suo territorio ma senza la partecipazione dell’esercito bielorusso, ha cercato di essere parte del conflitto, come vuole Putin, senza farne parte. Anche per questo su di lui si accavallano voci di avvelenamenti presso il Cremlino, poi puntualmente smentiti (o passati). Visto l’andamento una cosa è chiara: il suo futuro è ormai a doppio filo legato a quello di Putin
IL NUOVO TRATTATO DI SICUREZZA CON MOSCA
- La partnership tra Mosca e Minsk si è rafforzata con un nuovo trattato di sicurezza di cui Putin ha parlato nel dicembre 2024. Il testo prevede "l'uso di tutte le forze disponibili", comprese "le armi nucleari tattiche russe" dispiegate sul territorio bielorusso, in caso di pericolo per "la sovranità, l'indipendenza e l'ordine costituzionale della Russia e della Bielorussia, l'integrità e l'inviolabilità dei territori" dei due Paesi (che si riuniscono insieme nel Consiglio supremo dello Stato dell'Unione)
"GRAZIE A DIO ABBIAMO UNA DITTATURA"
- A lungo definito "l’ultimo dittatore d’Europa" (citazione del segretario di Stato Usa Condoleeza Rice nel 2006), Lukashenko ha alla fine ammesso che la sua è una vera e propria dittatura. "Grazie a Dio abbiamo una dittatura. Tutti mi avete criticato: dittatura, dittatura. Ma c’è ordine sotto questa dittatura. Se non ci fosse la dittatura, andremmo nudi", ha detto nel 2022
LE ACCUSE CONTRO LUKASHENKO
- La posizione internazionale di Lukashenko è sempre più instabile. Nel 2024 la Lituania ha chiesto alla Corte Penale Internazionale di indagare sui presunti crimini contro l’umanità. Si parla soprattutto di persecuzioni e carcerazioni arbitrarie degli oppositori politici e di deportazioni di rifugiati verso i confini europei, usandoli come arma per negoziare i propri interessi
IL SOGNO DI UNA MONARCHIA
- Lukashenko non ha intenzione di lasciare il Paese ad altri: per la Bielorussia sogna un futuro "monarchico". Non è un mistero che aspiri a tramandare il potere a uno dei suoi figli, tre e tutti maschi: Dmitry e Victor sono figli della moglie di Lukashenko, Galina, e poi c’è Nikolai (in foto), il più piccolo, di cui si dice sia figlio del medico personale del presidente bielorusso, Irina Abelskaya
L'UE SUL VOTO 2025: "ELEZIONI FARSA"
- "Le elezioni farsa di oggi in Bielorussia non sono state né libere né giuste. I cittadini bielorussi meritano di poter dire la loro su chi governa il loro Paese. L'implacabile e senza precedenti repressione dei diritti umani, le restrizioni alla partecipazione politica e all'accesso ai media indipendenti in Bielorussia, hanno privato il processo elettorale di qualsiasi legittimità", hanno dichiarato il 26 gennaio 2025 in una nota comune l'alto rappresentante Ue Kaja Kallas e la commissaria all'allargamento Marta Kos