
Guerra Russia-Ucraina, le immagini simbolo dei primi 100 giorni di conflitto. FOTO
Dal convoglio russo alle porte di Kiev agli uomini che nelle prime settimane di conflitto salutavano le proprie famiglie alla stazione dei treni, non sapendo se e quando le avrebbero riviste. Dai civili che aspettano di essere evacuati nei pressi di un ponte distrutto, fino al massacro di Bucha e ai soldati evacuati dall'acciaieria Azovstal. Ecco gli scatti più significativa della guerra che va avanti da ormai oltre tre mesi

Era il 24 febbraio quando la Russia ha iniziato ad invadere l'Ucraina: cinque giorni dopo veniva scattata questa foto. È Piazza della Libertà a Kharkiv, la seconda città ucraina più grande, dopo essere stata attaccata dalle forze russe. Secondo quanto ha riferito il comando operativo ucraino, l'obiettivo erano il governatore della città e il suo gruppo. Ma sono diverse le immagini che in 100 giorni di guerra sono diventate un simbolo, fra coraggio e disperazione
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Da quando è iniziato il conflitto, sono tornate in funzione anche le sirene di allarme che servono ad avvisare la popolazione del pericolo imminente. Ogni volta che i cittadini le sentono, devono andare nel rifugio più vicino e aspettare lì. In questa foto, scattata da Aris Messinis, vediamo quello di un ospedale pediatrico a Kiev
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Chi ha potuto, ha provato a fuggire. Molti sono andati in stazione e si sono affollati sui treni. Questa immagine mostra la stazione di Leopoli il 24 febbraio. Secondo l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, "questa è la crisi dei rifugiati in più rapida crescita dalla Seconda guerra mondiale"
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Chi parte spesso non ha nulla o solo un bagaglio leggero. Nel web e sui social però sono circolate tantissime immagini di persone in fuga col proprio animale da compagnia. Andriy Andriyenko, per esempio, ha fotografato questa donna col suo cane a Kramatorsk
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Sui treni e sui pullman si vedono solo volti di donne, bambini e anziani. Gli uomini di età compresa tra i 18 e i 60 anni non possono infatti abbandonare il Paese, quindi si limitano ad accompagnare le proprie famiglie alla stazione, le salutano dal finestrino e spesso piangono perché non sanno se e quando le rivedranno. Questa foto ritrae alcuni di loro a Odessa, ed è stata scattata il 4 marzo da Yurii Zozulia
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C'è un'altra foto che ha fatto il giro del mondo e mostra una folla di civili accalcata sotto un ponte distrutto, in attesa di essere evacuata, mentre cerca di fuggire attraversando il fiume Irpin alla periferia di Kiev. Lo scatto è del fotografo Emilio Morenatti di Ap
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Nel quinto giorno di conflitto si riuniscono per la prima volta a Gomel, Bielorussia, le delegazioni dei due Paesi in guerra per il primo round dei negoziati di pace. Le immagini degli uomini seduti allo stesso tavolo avevano fatto credere che una risoluzione del conflitto fosse possibile in tempi più o meno brevi. Il tempo ha reso chiaro che si trattava solo di speranze

La Russia ha negato di prendere di mira i civili, ma secondo l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani ne sono stati uccisi a centinaia da quando è iniziato il conflitto. Tra loro ci sono anche bambini e ragazzi. In questa foto, scattata da Evgeniy Maloletka di Associated Press e poi ripresa dai media di tutto il mondo, si vede un padre piangere sul corpo del figlio, arrivato già morto in ospedale dopo che alcune bombe hanno colpito il campo di calcio dove stava giocando
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Evgeniy Maloletka di Ap ha scattato anche un'altra foto simbolo del conflitto, rilanciata dai media internazionali. Ritrae la corsa disperata in un ospedale di Mariupol di una coppia di genitori: il padre tiene in braccio il figlio di 18 mesi, Kirill, colpito durante un bombardamento. Ma in un ospedale senza più corrente elettrica, dove le visite si fanno alla luce dei cellulari, i medici restano impotenti e Kirill muore per le ferite riportate

La donna ritratta in questo murales è invece un'insegnante di 53 anni sopravvissuta a un attacco a Chuhuiv. Il suo volto insaguinato, con le bende, ha fatto il giro del mondo e questa opera ne è la dimostrazione: è stata infatti realizzata a Buenos Aires da Maximiliano Bagnasco, che ha aggiunto la scritta "No alla guerra"

Dall'Ucraina arriva invece la foto pubblicata in questo tweet. Nel post si legge che è la casa di Lev Shevchenko, ma in un'intervista l'uomo ha spiegato di aver scattato l'immagine mentre stava andando al supermercato, e non sa a chi appartenga l'immobile. Quel che è certo è che si trova a Kiev

Tim Laberre, un responsabile della protezione dei beni culturali, ha postato quest'altra foto che mostra alcuni uomini spostare una statua di Cristo per metterla al riparo dei bombardamenti. Sarà custodita nella cattedrale armena di Leopoli. Per proteggere i siti culturali del Paese, si è attivata anche l'Unesco
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Nonostante la guerra, c'è chi prova a non rinunciare ai propri sogni. Loro sono Lesya e Valeriy, due soldati membri delle forze di difesa territoriale ucraina e si sono sposati in un posto di blocco vicino a Kiev, alla presenza del sindaco della capitale Vitaly Klitschko

L'attenzione resta però sempre alta, anche per foto come questa: mostra un enorme convoglio militare russo, lungo oltre 60 chilometri, pronto a cingere d’assedio la capitale Kiev

Il diritto internazionale di guerra ricorda che anche durante i conflitti non tutto è permesso. Non lo sono gli attacchi a beni protetti come musei, monumenti, edifici civili e ospedali. Come spesso succede, anche nel conflitto russo-ucraino la legge è rimasta inapplicata. In foto, un soldato russo dentro il teatro di Mariupol

È diventata virale nel giro di poche ore la foto di una bambina ucraina di 9 anni, in bocca un lecca-lecca, nelle mani un fucile a doppia canna. L'immagine è stata scattata dal padre della bambina, Oleksii Kyrychenko, e postata su Facebook con il titolo "Young girl with candy" (ragazzina con caramella). La foto è stata scattata in posa: “Si tratta del mio fucile, gliel’ho dato soltanto per l'immagine ed è scarico”, ha spiegato il padre. “L’ho fatto per richiamare l’attenzione sull’invasione”

Uno dei più feroci massacri del conflitto si è svolto a Bucha, a nordovest di Kiev, a lungo occupata dalle forze armate russe. Gli ucraini hanno riconquistato la zona a inizio aprile. Hanno trovato fosse comuni e civili torturati e uccisi, lasciati per strada con le mani legate. Le foto hanno fatto il giro del mondo, tra la condanna internazionale

Una mano che è diventata l'immagine simbolo del massacro di Bucha. Si chiamava Iryna Filkina, aveva 52 anni ed era un'aspirante truccatrice la donna la cui mano con con lo smalto rosso sulle unghie è diventata la foto simbolo del massacro di civili compiuto dalle forze russe nella cittadina alle porte di Kiev. Filkina, riporta la Cnn, è stata uccisa mentre andava in bicicletta

Durante la lunga occupazione di Bucha è morta anche la madre di Vlad Tanyuk, un bambino di sei anni. La donna sarebbe morta di fame. Da allora il piccolo Vlad, insieme al padre e al fratello, porta del cibo sulla tomba della madre. Nella foto si intravedono una scatola di succo d’arancia e dei barattoli

A Bucha decide di andare la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen. "Qui abbiamo visto l'umanità andare in frantumi. Qui è successo l'impensabile. Abbiamo visto il volto crudele dell'esercito di Putin, la sconsideratezza e la spietatezza di chi ha occupato la città", ha detto Von der Leyen davanti alle fosse comuni delle vittime

Una foto che è un messaggio di speranza e ripartenza, un simbolo che nonostante la guerra, la vita continua. È l'immagine del matrimonio di Natya e Anton fra le macerie di Kharkiv, la loro città. Lei in abito bianco, senza rinunciare a velo e bouquet ma con scarponi da combattimento. Uguali a quelli di lui, in impeccabile abito grigio scuro. Abbracciati sul tettuccio di un'auto distrutta dalle bombe, in una strada della loro città

È diventata virale anche la foto postata da una mamma ucraina in cui si vede la figlia con il pannolino e sulla schiena nuda alcune informazioni, come il nome (Vera) e dei numeri di telefono. La madre ha spiegato di averlo fatto perché, in caso lei non sopravvivesse alla guerra, qualcuno sappia l'identità della piccola e a chi affidarla. Madre e figlia hanno poi fatto sapere di essere riuscite a scappare e rifugiarsi in Francia

L'offensiva russa non si è fermata nemmeno durante la Pasqua ortodossa (23 aprile), quando i missili di Mosca hanno colpito la città di Odessa. Almeno 6 i morti durante l'attacco, tra cui anche un neonato di tre mesi

L'offensiva russa, dopo settimane di attacchi in tutto il Paese, si è stretta sulla zona del Donbass. La città più colpita è Mariupol. Fanno il giro del mondo le immagini del suo centro abitato ormai quasi deserto e raso al suolo. Così anche quelle delle fosse comuni costruite alle porte della città

Tra i luoghi simbolo del conflitto c'è anche l'accieria Azovstal, sempre a Mariupol. Prima della guerra era uno dei siti produttivi più importanti per l'economia ucraina. Con la presa della città da parte dei russi si è trasformato in bunker: al suo interno i soldati del battaglione Azov e civili, tra cui molti bambini. Dopo lunghe trattative, sono stati fatti evacuare prima i civili e poi i soldati

Il 10 maggio il battaglione Azov condivide sul suo canale Telegram ufficiale le immagini dei soldati asserragliati nell'impianto siderurgico. Quasi tutti portano addosso i segni della guerra. Il battaglione parla di "condizioni sanitarie estreme, ferite aperte coperte da bende non sterili, mancanza di medicazioni e cibo"

Il 17 maggio, il ministero della Difesa russo ha diffuso un video che mostra la “resa” da parte dei combattenti ucraini evacuati. Nel filmato si vedono i soldati feriti portati fuori dallo stabilimento sulle barelle e, mentre ricevono le prime cure, gli altri vengono perquisiti dai militari russi. Il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha assicurato che le truppe ucraine saranno trattate "secondo gli standard internazionali"

Subito dopo l’invasione dell'Ucraina molte aziende occidentali hanno iniziato a lasciare la Russia. Tra queste McDonald’s, che il 19 maggio ha annunciato – dopo aver chiuso i suoi ristoranti già a marzo – il suo addio definitivo al Paese. Il primo ristorante della catena, quello di piazza Pushkin a Mosca, fu aperto il 31 gennaio 1990, nell’allora Unione Sovietica. L’evento fu il segno tangibile dell’apertura economica e culturale al mondo voluto da Gorbacev. In foto, la folla nel giorno di apertura della prima sede nel 1990 e un locale dopo la chiusura definitiva

Un'altra immagine simbolo è quella di Vadim Shishimarin, il soldato russo di 21 anni sotto processo per crimini di guerra in un tribunale di Kiev. È accusato anche di omicidio premeditato di un civile nella regione di Sumy nei primi giorni dell'invasione. La pubblica accusa ha chiesto l'ergastolo

Giorno 95, l'immagine di un soldato ucraino che dorme appoggiato al suo fucile ricorda che la guerra non è ancora finita e che chi la combatte non può permettersi di abbassare mai la guardia