Il politico è morto il 19 maggio 2024 in un incidente in elicottero al confine con l'Azerbaijan. Fedelissimo dell'ayatollah Khamenei, Raisi aveva 63 anni ed era in carica dal 2021. Aveva corso alle presidenziali anche nel 2017, ma era stato sconfitto da Rouhani. Pubblico ministero e poi capo della magistratura, accusato di violazioni dei diritti umani, era stato oggetto di sanzioni Usa. Sotto la sua presidenza, Teheran ha accelerato nell'arricchimento dell’uranio
- Il presidente iraniano Ebrahim Raisi è morto in un incidente mentre viaggiava su un elicottero, nella regione di Tabriz, il 19 maggio 2024. Fedelissimo della Guida suprema iraniana Khamenei, e suo potenziale successore, Raisi aveva 63 anni: ecco la sua storia
- Nato il 14 dicembre 1960 a Mashhad, Raisi è cresciuto in una famiglia clericale. Come studioso di religione nel governo teocratico del Paese e protetto di Khamenei, ha scalato i ranghi della magistratura iraniana, prestando servizio come pubblico ministero in diverse città
- Si ritiene che abbia fatto parte di un piccolo comitato che ordinò l'esecuzione di migliaia di dissidenti politici nel 1988. Accusato per decenni di violazioni dei diritti umani, Raisi è stato oggetto di severe sanzioni da parte degli Stati Uniti, come ricorda anche il New York Times
- È stato inoltre ritenuto responsabile delle repressioni brutali in diverse ondate di protesta, tra cui anche quelle portate avanti dal movimento Onda Verde nel 2009
- Raisi nel 2017 si è candidato, senza successo, alla presidenza contro Hassan Rouhani, il clerico moderato che come presidente ha raggiunto l'accordo nucleare internazionale JCPOA (Joint Comprehensive Plan of Action). In foto Raisi durante le elezioni del 2017
- Nel 2019 la Guida Suprema Ali Khamenei lo ha nominato capo della magistratura
- Secondo il Centro per i diritti umani in Iran, i suoi due anni come capo della giustizia iraniana sono stati segnati dall’intensificazione della repressione del dissenso e delle violazioni dei diritti umani. In foto, Raisi nel 2019
- Nel 2021, si è ricandidato per la carica di presidente, vincendo. Durante la campagna elettorale ha continuato a insistere sui temi che aveva già portato avanti come capo della magistratura, come quello della lotta alla corruzione. La sua è stata un’elezione che ha visto tutti gli avversari potenzialmente importanti esclusi dal sistema di controllo iraniano. Ha ottenuto quasi il 62% dei 28,9 milioni di voti, ma è stata l’affluenza più bassa nella storia della Repubblica islamica. In foto, il giuramento del 2021
- Da presidente, Raisi ha sostenuto l’arricchimento dell’uranio dell’Iran fino a livelli quasi da arma nucleare e ha ostacolato gli ispettori internazionali nel contesto del suo duro confronto con l’Occidente
- Sotto di lui nel settembre 2022 è anche dilagata l'ondata di proteste seguite alla morte della giovane Mahsa Amini, alla quale ha risposto con un ulteriore irrigidimento dell'ordine pubblico, con una serie di condanne a morte
- Raisi ha anche sostenuto l’attacco a Israele, nel massiccio assalto avvenuto ad aprile 2024 che ha visto più di 300 droni e missili sparati dall'Iran contro il territorio israeliano, in risposta a un sospetto attacco di Israele che ha ucciso un generale iraniano nella sede dell’ambasciata del Paese a Damasco, in Siria