La Casa Bianca ha come obiettivo quello di annunciare la transizione alla seconda fase del piano di pace per Gaza, vale a dire l'istituzione di una forma di amministrazione e di un meccanismo di sicurezza nella regione in sostituzione ad Hamas, entro due settimane, rende noto Israel Times, citando una fonte israeliane. Sarà Donald Trump ad annunciare l'elenco dei Paesi e le personalità coinvolte nel meccanismo. Sono ancora in corso le trattative dei mediatori Qatar, Egitto e Turchia con Hamas
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Secondo fonti Usa e israeliane, la Casa Bianca ha come obiettivo quello di annunciare la transizione alla seconda fase del piano di pace per Gaza, vale a dire l'istituzione di una forma di amministrazione e di un meccanismo di sicurezza nella regione in sostituzione ad Hamas, entro due settimane. Sarà Donald Trump ad annunciare l'elenco dei Paesi e le personalità coinvolte nel meccanismo. Sono ancora in corso le trattative dei mediatori Qatar, Egitto e Turchia con Hamas, che continua a opporsi alla cessione del potere a entità straniere, sul disarmo e l'abbandono del potere del movimento.
Gli approfondimenti:
- Piano di pace per Gaza: il testo integrale dell'accordo
- Da Oslo a Sharm el Sheik, i piani di pace degli ultimi decenni
- Chi sono gli ostaggi israeliani rilasciati da Hamas
- Dagli ostaggi rilasciati alle vittime, i numeri della guerra
- Quali Paesi riconoscono lo Stato palestinese e quali sono contrari. LA MAPPA
- Blocco E1: cos’è l’insediamento di Israele che divide la Cisgiordania
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Idf: "Ucciso a Gaza agente che si avvicinava alle truppe"
"Un terrorista che si era avvicinato alle truppe nella Striscia di Gaza settentrionale è stato ucciso questa mattina". Lo ha reso noto l'Idf, precisando che "due terroristi, che trasportavano oggetti sospetti" erano stati identificati dalle truppe della Brigata Nord della Divisione di Gaza.
Dopo esser stata avvertita dai militari - prosegue l'Idf - l'aeronautica militare israeliana ha colpito i due, "per allontanare la minaccia", aggiungendo che "uno dei terroristi è stato eliminato".
Israele chiude nuovamente i valichi egiziani con la Striscia
Questa mattina Israele ha nuovamente chiuso i valichi di Kerem Shalom e Al-Awja, sostenendo che venerdì è un giorno festivo sia in Egitto che in Israele, impedendo così la consegna di aiuti umanitari a Gaza e bloccando la spedizione di camion di aiuti dall'Egitto a Gaza. Lo ha dichiarato una fonte ufficiale della Mezzaluna Rossa egiziana. Dopo la consegna, ieri, di 360 camion, altri mezzi pesanti sono rimasti bloccati davanti al terminal di Rafah e non sono stati inviati ai valichi di Karem Shalom e Al Awja per le ispezioni, anche quelli che avrebbero dovuto consegnare aiuti durante la settimana in corso.
Zamir, serve inchiesta "esterna e obiettiva" su 7/10
Il capo di Stato Maggiore israeliano, Eyal Zamir, ha chiesto l'istituzione di una commissione d'inchiesta "esterna e obiettiva" sul 7 ottobre, "come quella dopo la Guerra dello Yom Kippur", senza usare l'espressione 'statale', finora respinta dal governo. "L'interfaccia tra i vertici politici e militari deve essere esaminata", ha scritto il capo dell'esercito nel suo riepilogo dei risultati del rapporto presentato dal team guidato dal Maggior Generale Sami Turgeman sui fallimenti dell'Idf il 7 ottobre 2023. L'intelligence militare non ha fornito un avvertimento concreto sulla guerra" e "nella pratica, si e' sviluppata una cecita' strategica, di intelligence e operativa, accompagnata da un senso di superiorita' dell'intelligence, mancanza di umilta' e mancanza di sfida intellettuale", ha riconosciuto Zamir. Il capo di Stato maggiore ha anche osservato che la serie di operazioni militari nella Striscia, a partire dal 2008 e ancor di piu' dall'Operazione Margine Protettivo del 2014, ha contribuito a consolidare il "concetto di sicurezza" che ha portato al massacro di Hamas del 7 ottobre.
Costa: "L'8 gennaio primo vertice Ue-Giordania ad Amman"
"L'8 gennaio 2026 si terrà ad Amman il primo vertice Ue-Giordania. Si tratta di un momento fondamentale per rafforzare il nostro partenariato e un'occasione importante per intensificare i nostri sforzi nell'affrontare le sfide geopolitiche comuni." Lo annuncia su X il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa. Al vertice, ospitato da Re Abdallah di Giordania, ci sarà anche la presidente della Commissione
Israele, approvato bilancio. Netanyahu: "Governo finirà mandato"
Bilancio 2026 approvato dal governo israeliano, che "durera' per tutta la sua legislatura". Lo ha assicurato il premier Benjamin Netanyahu, dopo il via libera al testo, frutto di un compromesso tra il ministero delle Finanze guidato dal leader di estrema destra Bezalel Smotrich e i vari dicasteri, in particolare quello della Difesa di Israel Katz. Il capo di governo ha elogiato i ministri, in particolare Smotrich, per il loro "approccio pratico e positivo". Questo bilancio "rappresenta una buona notizia per lo Stato di Israele", ha aggiunto Netanyahu. "Questo governo, per tutti coloro che sono preoccupati per la questione, durera' per tutta la sua legislatura", ha poi assicurato il leader del Likud. Immediata la critica del leader dell'opposizione Yair Lapid, che ha puntato il dito contro una distribuzione delle risorse pubbliche che va a vantaggio di "corrotti e renitenti alla leva". "Invece di combattere l'aumento del costo della vita, il governo lo ha aggravato aumentando i sussidi per i settori che minacciano di farlo crollare", gli ha fatto eco Naftali Bennett, sottolineando che "chi ne paga il prezzo e' il pubblico che serve e lavora".
Berlino deplora boicottaggio, Israele appartiene all'Eurovision
"Israele appartiene all'Eurovision, non è c'è alcun dubbio su questo. Deploriamo che altri Paesi si ritirino dal festival". Lo ha detto il portavoce del governo tedesco, Sebastian Hille, rispondendo a una domanda a Berlino in conferenza stampa sulla decisione di far partecipare Israele alla Eurovision Song Contest. Il portavoce ha quindi sottolineato di ritenere "positivo" che sia stata presa la decisione di far partecipare il paese.
Boldrini: "Errore confondere antisemitismo e critica a Netanyahu"
"La legittima, e doverosa, condanna del regime del terrore e dei crimini di guerra e contro l'umanità commessi dal governo israeliano a Gaza e in Cisgiordania non può in alcun modo essere confusa con l'antisemitismo. L'odio contro gli ebrei è un male che va combattuto senza tentennamenti e ovunque si manifesti, ma confonderlo con la critica e la condanna alle politiche di Netanyahu e dei suoi ministri, per altro sotto indagine da parte della Corte penale internazionale e della Corte internazionale di giustizia, sarebbe un grave errore. Un errore che rischierebbe anche di minare la difesa del diritto internazionale, dei diritti umani e l'autorevolezza degli organismi multilaterali. Per questo non sono favorevole a leggi che rischiano di equiparare antisemitismo a critica aspra al governo Netanyahu. Bene ha fatto il Pd a chiarire che al Senato si è trattato di un'iniziativa di singoli senatori e che non è questa la linea del partito". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
Cei: "Allarme antisemitismo, in drammatica crescita"
"E' drammaticamente cresciuto negli ultimi decenni l'antisemitismo, che riprende antiche falsita' contro gli ebrei e che viene oggi alimentato anche da una fallace identificazione della realta' ebraica con inaccettabili recenti pratiche dello Stato d'Israele (dimenticando cosi' le tante voci ebraiche che - in Israele e altrove - da essa prendono le distanze, ricercando pace)". E' l'allarme della Cei, nella Nota pastorale "Educare a una pace disarmata e disarmante". Non solo aumenta l'antisemitismo. La preoccupazione dei vescovi italiani e' rivolta anche alla diffusione di islamofobia e di cristianofobia. "Tale deriva culturale aiuta anche a comprendere la diffusione in Europa di antisemitismo e islamofobia: pur legati ad aspetti diversi della frattura degli ultimi anni, essi sono tra loro connessi. La dimensione politico-culturale si intreccia con quella religiosa, facendo leva su stereotipi per i quali anche le Chiese cristiane hanno responsabilita' storiche", si legge nella Nota pastorale della Cei "Educare a una pace disarmata e disarmante". L'islamofobia, si sottolinea, nasce soprattutto dal paradigma dello "scontro di civilta'" degli anni Novanta del secolo scorso, che accentuava l'alterita' della civilta' occidentale rispetto a quella islamica. "Quest'ultima viene cosi' descritta come incompatibile con la democrazia e i suoi valori e animata da una tendenza a conquistare e omologare a se' l'altro".
La Francia rifiuta il boicottaggio di Israele all'Eurovision
La Francia conferma la sua partecipazione all'Eurovision 2026 nonché il suo sostegno alla presenza di Israele nel concorso canoro, opponendosi così al boicottaggio annunciato da diversi Stati come Spagna o Irlanda. Intervistato dall'agenzia France Presse, un portavoce di France Télévisions ribadisce il sostegno dell'emittente pubblica d'Oltralpe alla partecipazione della rete israeliana KAN all'evento, previsto a maggio 2026 in Austria. L'organizzazione dell'Eurovision spetta ai canali membri dell'Unione europea di radioduffusione (Uer), attualmente guidata dalla presidente dalla stessa presidente di France Télévisions, Delphine Ernotte Cunci. Durante l'assemblea generale dell'Uer, ieri, a Ginevra, ''una larga maggioranza'' di reti pubbliche europee hanno ''convenuto di non organizzare un voto sulla partecipazione'' di Israele, che diversi Stati contestano a causa della situazione a Gaza. L'annuncio ha spinto diversi Paesi, in particolare, Spagna, Olanda, Irlanda e Slovenia, a dare forfait. Il ministro degli Esteri francese, Jean-Noël Barrot, si rallegra su X ''che l'Eurovision non abbia ceduto alla pressioni e che la Francia abbia contribuito ad impedire il boicottaggio di Israele". Quindi l'appello a ''rifiutare categoricamente l'oscurantismo promosso dai promotori del boicottaggio nei teatri come nelle università. Si dovrebbe, per opposizione alla politica di un governo, spingere l'idiozia fino a vietare i romanzi di David Grossman, i film di Amos Gitaï, i concerti di Avishai Cohen e di Daniel Barenboïm?", si chiede retoricamente Barrot, nel messaggio pubblicato sui social.
Brothers in Arms contro Katz: "Ministro dei renitenti"
Brothers in Arms ha criticato duramente la decisione del ministro della Difesa israeliano Israel Katz di bloccare la promozione del tenente colonnello German Giltman, perché ritenuto attivista del movimento di protesta contro la riforma della giustizia. Il "ministro dei renitenti alla leva" che "sta promuovendo un piano per evitare (l'arruolamento) per decine di migliaia di ultraortodossi, osa squalificare un alto ufficiale con 30 anni di dedicato servizio allo Stato", ha affermato il gruppo. "Giltman, che ha prestato servizio per decine di giorni nella riserva e che si è presentato immediatamente in servizio il 7 ottobre, è nemico di Katz, ma ai renitenti che dichiarano 'moriremo prima di arruolarci', il ministro consegna loro un piano per evitare (la leva). Non c'è mai stato un ministro della Difesa che abbia danneggiato la sicurezza del Paese e il morale dei combattenti come il ministro dei renitenti alla leva", ha denunciato Brothers in Arms, sottolineando che "Katz non combatte i nemici di Israele, ma gli eroi che lo difendono". La promozione di Giltman e la sua nomina a comandante dei Centri di Comando delle Forze di Terra e' stata caldamente raccomandata al capo di Stato maggiore, Eyal Zamir, da alti esponenti dell'Idf. Tra questi, il consigliere militare del premier e designato capo del Mossad, Roman Gofman, e il capo della divisione Operazioni, Itzik Cohen, che è stato comandante di Giltman per gran parte della guerra a Gaza.
Katz blocca promozione: "Fuori da Idf chi protesta"
Nuovo scontro tra Israel Katz e i vertici delle forze armate: il ministro della Difesa israeliano ha bloccato la promozione del tenente colonnello riservista German Giltman a comandante dei Centri di Comando delle forze di terra, respingendo la raccomandazione del capo di Stato Maggiore, Eyal Zamir. "Giltman è uno dei leader di 'Brothers in Arms' che ha invocato il rifiuto di prestare servizio: chi predica e incoraggia il rifiuto non presterà servizio nell'Idf e non verrà promosso a nessuna posizione", ha dichiarato Katz, facendo riferimento a uno dei principali gruppi di protesta scesi in piazza contro la riforma giudiziaria promossa dal governo di Benjamin Netanyahu. Tra le iniziative adottate dal movimento di riservisti delle forze armate, c'era il rifiuto di presentarsi alla chiamata. Dopo l'annuncio del ministro, Giltman ha dichiarato ai suoi collaboratori di non sostenere il rifiuto di prestare servizio e di esserne addirittura contrario. Il tenente colonnello ha anche ricordato di aver "svolto circa 700 giorni di servizio di riserva dall'inizio della guerra".
Ucciso a Gaza capo milizia anti Hamas
Le milizie di Gaza Forze Popolari hanno confermato la morte del loro leader, Yaser Abu Shabab. Il capo del gruppo sostenuto da Israele sarebbe stato ucciso a colpi di arma da fuoco mentre "cercava di risolvere una disputa fra i membri di una famiglia", ma Forze Popolari hanno assicurato che i colpi non provenivano dal Hamas, poiché "sarebbe stato troppo debole per danneggiare il comandante in capo ". "Con immenso orgoglio e onore, le Forze Popolari piangono il loro eroico martire, Yaser Abu Shabab, fondatore delle Forze Popolari nella Striscia di Gaza", recita il comunicato diffuso dalle milizie sul loro account Facebook.
Il gruppo, sostenuto da Israele, ha avuto negli ultimi mesi numerosi scontri con Hamas e, dopo la morte del suo leader, ha dichiarato di voler "proseguire sulla stessa strada fino a quando l'ultimo terrorista non sarà eliminato dal territorio di Gaza e non sarà costruito un futuro brillante e sicuro per il nostro popolo, che crede nella pace".
Alla notizia della sua morte, Hamas ha pubblicato un comunicato sul proprio sito web in cui ha definito "inevitabile" la fine del "traditore" Abu Shabab che, secondo loro, "tradisce il suo popolo e la sua patria e si accontenta di essere uno strumento dell'occupazione". "Gli atti criminali commessi dal cosiddetto Yaser Abu Shabab e dalla sua banda hanno rappresentato una flagrante violazione dell'ordine nazionale e sociale", ha aggiunto il Movimento di Resistenza Islamica.
Gaza, quali Paesi potrebbero entrare nella forza multilaterale di pace
Dopo l’entrata in vigore del cessate il fuoco tra Israele e Hamas, nella Striscia di Gaza cresce l’attesa per la riapertura dei valichi di frontiera e l’ingresso degli aiuti umanitari alla popolazione. Nel frattempo, il ritiro dell’Idf pone la questione della sicurezza con diversi Stati che hanno dato la disponibilità a inviare forze di peacekeeping. Di questo si è parlato in una puntata di "Numeri", l'approfondimento di Sky TG24.
Gaza, quali Paesi potrebbero entrare nella forza multilaterale di pace
Vai al contenutoIsraele-Palestina, da Oslo a Sharm: i piani di pace negli anni
Dagli accordi di Camp David al vertice di Sharm el-Sheikh, da tempo si cerca una via diplomatica per la pace in Medio Oriente. Un percorso costellato da tanti fallimenti. Ora, con la firma dell'accordo sulla prima fase del piano Trump per Gaza, l'impressione è di essere a una svolta. Dalla stretta di mano Rabin-Arafat alle proposte per “Due Stati, due popoli”: ecco le tappe per risolvere la questione israelo-palestinese.
Israele-Palestina, da Oslo a Sharm: i piani di pace negli anni
Vai al contenutoDagli ostaggi liberati alle vittime: i numeri della guerra a Gaza
Dopo la firma ufficiale dell'accordo di pace di Donald Trump a Sharm el Sheikh, i mediatori hanno lavorato alla "fase 2" del piano, in particolare sulla sicurezza e la futura amministrazione della Striscia, quando ancora la prima parte resta fragile. Ma quali sono le cifre di due anni di conflitto?
Dagli ostaggi liberati alle vittime: i numeri della guerra a Gaza
Vai al contenutoAvviso di Hamas: "Riunitevi senza smartphone e condizionatori"
Un documento interno di Hamas, pubblicato sul quotidiano saudita Asharq Al-Awsat, impone ai vertici dell'organizzazione terroristica all'estero di operare quasi clandestinamente. La notizia è riportata dalla testata israeliana Channel 12. Tra le altre cose, è richiesto loro di tenere riunioni senza telefoni, senza orologi e in luoghi in cui i dispositivi elettronici siano tenuti lontani dalla sala. Alte fonti di Hamas hanno riferito al giornale che stanno crescendo le preoccupazioni per un possibile attentato ai danni dei vertici dell'organizzazione, soprattutto dopo l'assassinio del capo di stato maggiore di Hezbollah, Ali Tabatabaei. Secondo loro, nonostante le rassicurazioni fornite dagli Stati Uniti a diverse parti, tra cui mediatori in Turchia, Qatar ed Egitto, sul fatto che l'attentato dello scorso settembre non si ripeterà, i vertici di Hamas "non si fidano di Israele". Le fonti hanno osservato che, dopo il tentato assassinio di Doha, la leadership di Hamas ha aumentato le misure di sicurezza, convinta che "Israele continuerà a monitorare i suoi leader e a localizzarli utilizzando vari metodi, principalmente tecnologie avanzate". Una fonte di Hamas ha osservato che si stima che ci sarà un tentato assassinio dei leader dell'organizzazione in un paese non arabo, senza specificare quale. Il quotidiano saudita ha pubblicato il contenuto del documento interno distribuito tra gli alti funzionari di Hamas all'estero, in cui si chiede loro di annullare qualsiasi riunione programmata in una sede fissa e di tenere riunioni in luoghi diversi e in orari irregolari. Inoltre, ai funzionari di Hamas è stato chiesto di tenere i loro telefoni cellulari ad almeno 70 metri di distanza dal luogo dell'incontro. È stato inoltre vietato loro di portare nelle sale riunioni dispositivi medici o altri dispositivi elettronici, compresi gli orologi, e di assicurarsi che non vi fossero condizionatori, router internet, televisori o persino sistemi di interfono domestici. Secondo le linee guida, i leader di Hamas sono tenuti a cercare telecamere nascoste nel luogo dell'incontro, per timore che siano state piazzate da collaboratori israeliani. Il documento avverte i leader che "Israele si affida a una varietà di fattori per rintracciare e monitorare le persone ricercate, inclusi agenti umani come addetti alle pulizie o altri, o persino coloro che lavorano a stretto contatto con la persona ricercata". "Spegnere i telefoni non è una soluzione per fermare la sorveglianza, soprattutto perché qualsiasi dispositivo che funzioni tramite Wi-Fi, compresi gli smartwatch, può essere hackerato. Tutti questi dispositivi possono essere utilizzati per determinare il numero di persone presenti in ogni stanza. I missili utilizzati sono in grado di penetrare qualsiasi muro o edificio e di raggiungere il bersaglio in brevissimo tempo", si legge.
Onu: a Gaza continua l'emergenza bombe inesplose
Nella Striscia di Gaza continua l'emergenza mine. Sono ancora centinaia gli ordigni inesplosi rimasti incustoditi. Lo ha ricordato l'Onu, annunciando l'opera di sminamento in 130 posti, soprattutto in infrastrutture e lungo le strade di collegamento. Ma la situazione, ha aggiunto il portavoce, resta ancora di allerta. Nella Striscia continuano i corsi per insegnare ai bambini come comportarsi in presenza di un ordigno ritrovato per strada.
Media: Trump annuncerà fase 2 del piano per Gaza prima di Natale
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump annuncerà la seconda fase del suo piano di pace per la Striscia di Gaza nelle prossime due settimane, prima di Natale. Lo riferisce l'emittente Channel 12, che cita alti funzionari americani informati sui progressi del piano. Dopo l'annuncio, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu dovrebbe recarsi negli Stati Uniti per incontrare il presidente americano. I funzionari affermano che gli Stati Uniti e i mediatori stanno attualmente tenendo colloqui con Hamas su un accordo che porterebbe il gruppo a rinunciare al suo potere di governo a Gaza e ad avviare il processo di disarmo, questioni centrali della seconda fase rimaste irrisolte dall'entrata in vigore del cessate il fuoco in ottobre. Secondo l'emittente, in base all'accordo Hamas rinuncerebbe innanzitutto alle armi pesanti come missili e razzi e, in un secondo momento, a quelle più leggere. L'accettazione dell'accordo da parte di Hamas sarebbe una precondizione per l'attuazione della seconda fase del piano, che include il ritiro delle Idf oltre l'attuale Linea Gialla. Un alto funzionario americano ha dichiarato a Channel 12 che "nelle prossime settimane arriverà il momento della verità. Hamas dovrà decidere se rinunciare al suo potere e iniziare il disarmo in cambio del ritiro delle Idf, oppure rifiutare e affrontarne le conseguenze". La seconda fase del piano, che né Israele né Hamas hanno ancora sottoscritto, prevede anche un Consiglio per la pace presieduto da Trump che supervisioni la gestione di Gaza, insieme all'istituzione di una Forza internazionale di stabilizzazione che metterà in sicurezza la Striscia.