Intelligenza artificiale, social network e interconnessione istantanea sono solo alcuni dei fattori che pian piano stanno modificando il modo in cui si raccolgono le informazioni e si diffondono le notizie. Lo Stato ebraico, che ha capito molto bene questo meccanismo, per diversi mesi ha studiato e poi applicato nuove strategie per costruire una narrazione che sia in grado di raggiungere le generazioni Z ed Alpha
Internet è tanto importante quanto lo è il mondo reale: è questo il presupposto da cui è partita l’amministrazione di Tel Aviv quando ha deciso di investire in più strategie parallele volte a contrastare la narrazione mediatica, anche e soprattutto occidentale, sulle azioni israeliane in Medio Oriente. Per capire l’obiettivo degli investimenti israeliani occorre, però, fare un passo indietro. Lo scorso 26 settembre, infatti, il primo ministro Benjamin Netanyahu era a New York in occasione del consueto appuntamento plenario dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Durante la visita, il premier ha presieduto anche una riunione parallela con diversi creatori di contenuti online con doppio passaporto (israeliano e americano). Il motivo? Discutere di una nuova strategia comunicativa che difenda l’idea sionista dello Stato ebraico.
Israele: “Internet è l’ottavo fronte di guerra”
Durante un incontro con i giornalisti, successivo alla riunione che si è tenuta a New York a settembre, Netanyahu ha sottolineato quanto sia importante investire sui social media perché, ad oggi, “sono una delle armi più potenti che Israele ha a disposizione”. Tra i content creator fotografati durante la riunione: Lizzy Savetsky, Ari Acker e Zach Sage Fox, Debra Dea e Shay Szabo. I sostenitori del progetto ritengono che i creatori di contenuti online stiano usando le loro piattaforme “per contrastare l’antisemitismo e preservare l’unità ebraica” e che non ci sia nulla di scabroso in questo. Negli ultimi mesi è lo stesso governo israeliano ad aver fatto sapere di aver destinato ingenti risorse su nuove strategie comunicative e, nonostante il gruppo di influencer – di cui non si conoscono le generalità – abbia pubblicato post negli ultimi mesi, nessun creatore di contenuti che lavora per Tel Aviv ha riconosciuto in pubblico il proprio impegno. Nel dicembre 2024 il ministro degli Esteri Gideon Sa’ar ha annunciato uno stanziamento di 150 milioni di dollari per quella che ha definito “diplomazia pubblica globale”, nota in ebraico come hasbara. La stampa israeliana ha sottolineato che il progetto ha l’obiettivo di rafforzare la sensibilizzazione digitale, i briefing della stampa straniera e la messaggistica a risposta rapida. Sa’ar sostiene che “la resilienza di Israele all’estero dipende dalla vittoria della battaglia narrativa”. I nuovi investimenti dello Stato ebraico quindi, si collocano in un quadro ben preciso.
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La Clock Tower e il controllo dei contenuti SEO
Secondo informazioni riportate da Responsible Statecraft, rivista del think tank statunitense Quincy Institute for Responsible Statecraft specializzato in politica estera degli USA, nel mese di settembre il governo israeliano ha concluso un accordo milionario con una neonata azienda americana che ha sede in Ohio: la Clock Tower X LLC. Al centro dell’accordo la creazione di contenuti adatti ad un pubblico giovanile che oggi si informa attraverso le piattaforme digitali. In base a quanto si legge nel documento depositato dall’azienda negli Stati Uniti ai sensi del Foreign Agents Registration Act (Fara), lo scopo del progetto è “eseguire una campagna negli Stati Uniti per contrastare l’antisemitismo”. Il Fara è una legge promulgata nel 1938 e impone alle persone o alle società che agiscono negli Stati Uniti per conto di governi stranieri, partiti politici o entità estere, di registrarsi in appositi elenchi del Dipartimento di Giustizia. La Clock Tower è registrata come agente straniero per il Ministero degli Affari Esteri di Israele, con Havas Media Network che funge da intermediario. L'obiettivo della collaborazione è creare una rete di siti web che diffonderanno informazioni a supporto dello stato ebraico affinché i contenuti progettati modellino il modo in cui le intelligenze artificiali inquadrano alcune tematiche. Le AI, spiegato in parole semplici, imparano acquisendo informazioni disponibili su Internet quindi, se il web viene bombardato di narrazioni specifiche su certi temi, questo meccanismo può alterare la risposta dei modelli. Se venissero quindi elaborate strategie precise volte a sostenere una causa, anche se quest’ultima non fosse corretta, l’AI potrebbe comunque sostenerla. Insomma, questo meccanismo potrebbe ingannare i sistemi di intelligenza artificiale. Clock Tower, ha evidenziato Responsible Statecraft, sta utilizzando software avanzati come MarketBrew AI - uno strumento progettato per implementare algoritmi dei motori di ricerca invertiti - per garantire che le narrazioni che sostengono Israele appaiano più alte nei risultati di ricerca di Google e Bing. “Questo approccio, noto come ottimizzazione predittiva dei motori di ricerca (SEO), aiuta a spingere le prospettive critiche o dissenzienti più in basso nella classifica, rendendole meno visibili al lettore medio”.
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Chi ha fondato la Clock Tower
Secondo le pratiche burocratiche depositate ai sensi del Foreign Agents Registration Act, a registrare la società Clock Tower X LLC - come agente straniero che sta lavorando per il Ministero degli Affari Esteri israeliano - è stato Brad Parscale. Classe 1976, Parscale è stato direttore dei media digitali per la campagna presidenziale di Donald Trump nel 2016 e nel 2020. Ben prima, nel 2011 ha lavorato per la Trump Organization sviluppando siti web ed elaborando strategie mediatiche digitali. Nel 2025 è stato nominato Chief Strategy officer di Salem Media Group, un’emittente radiofonica americana che si rivolge ad un pubblico interessato a preservare i valori della cristianità. Secondo quanto riportato da Axios e dal contratto depositato, Parscale ha fornito “comunicazioni strategiche e pianificazioni per sviluppare una campagna adeguata a contrastare l’antisemitismo negli Stati Uniti”. La Clock elaborerà “siti web affinché i modelli di intelligenza artificiale possano allenarsi con essi” ed integrerà la sua “messaggistica narrativa” con Salem Media Network. L’accordo da sei milioni di dollari è stato rivelato per la prima volta dal Quincy Institute che, assieme al Public Citizen ha inviato una lettera congiunta al Dipartimento di Giustizia nel tentativo di ottenere l’elenco dei creatori di contenuti.
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Perché proprio adesso
Il contratto stipulato con Parscale è solo uno dei tanti canali che lo Stato di Israele sta implementando per raggiungere i suoi obiettivi: imporre un limite alle critiche nei confronti dello stato ebraico che, come appurato dalle Nazioni Unite e da centinaia di ONG e centri di ricerca, sta commettendo un genocidio nei confronti del popolo palestinese e che per questo, oggi, deve affrontare un isolazionismo internazionale sempre più evidente. In questo senso, il governo israeliano è preoccupato per il calo del sostegno tra i giovani elettori del movimento conservatore “Make America Great Again”. Da un recente sondaggio realizzato da New York Times in collaborazione con Siena College, è risultato infatti, che la maggioranza degli americani si oppone all’invio di ulteriori aiuti economici e militari ad Israele e questo potrebbe avere delle pesanti ripercussioni. Lunedì il New York Post ha pubblicato una lettera che Charlie Kirk - punta di diamante del movimento MAGA ucciso nello Utah durante un comizio il 10 settembre - ha inviato quattro mesi prima della morte a Benjamin Netanyahu in cui sottolinea un’evidente carenza nella strategia comunicativa di Israele sui social media e offre diverse raccomandazioni su come lo stato ebraico dovrebbe rinnovare i suoi sforzi di diplomazia pubblica: "La generazione più anziana da sola non vincerà la guerra dell'informazione sui social. Devi riempire le fila con giovani cresciuti con cellulari, non con telefoni pubblici e telegiornali - si legge nella lettera -. Devi abbandonare i tuoi vecchi modi di comunicare e ricominciare da zero. Creare una piattaforma di comunicazione e social media in grado di reagire con la stessa determinazione del IDF”.
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La Bridges partners LLC e la strategia dei Content Creator: il Progetto Esther
Da un secondo documento depositato sempre ai sensi del FARA, esiste una seconda azienda incaricata di sviluppare campagne comunicative: la Bridges Partners LLC di proprietà dei consulenti israeliani Uri Steinberg e Yair Levi nata nel giugno del 2025 nel Delaware. Dal documento risulta che il Ministro degli Affari Esteri israeliani, da metà giugno fino a novembre ha predisposto un finanziamento pari a 900 mila dollari destinato alla Bridges Partners per gestire i content creator e i contenuti da far pubblicare loro. La campagna è soprannominata “Progetto Esther” e, dal modulo — che non riporta però nomi e cognomi degli influencer - si legge che l’azienda ha il compito di individuare da 14 a 18 creatori di contenuti che pubblichino 25-30 post concordati al mese sulle diverse piattaforme social, non specificate. Bridges ha affermato che il suo lavoro è quello di “assistere la promozione di interscambio culturale tra Stati Uniti e Israele”. Infine, il documento presenta un elenco di appaltatori con annessi pagamenti prestazionali che suggeriscono la creazione di un ecosistema di supporto per la produzione di contenuti, la conformità legale e l’analisi delle campagne.
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La richiesta del Quincy Institute e di Public Citizen
Il Quincy Institute e il Public Citizen hanno inviato una lettera al Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti per far sì che le aziende che collaborano con lo stato di Israele rendano note le generalità dei creatori di contenuti, come previsto dalla legge. Nel reclamo formale i due istituti hanno denunciato una possibile violazione del Foreign Agents Registration Act (FARA) “da parte di circa 14-18 creatori di contenuti sui social media residenti negli Stati Uniti che sembrano operare come agenti non registrati del Governo israeliano”.