"A Gaza abbiamo perso tutti”: il racconto dell'operatore umanitario Giudetti

Si parla di 600 camion di aiuti che entreranno ogni giorno nella Striscia di Gaza. Lei è stato lì fino a qualche settimana fa con le Nazioni Unite, cerchiamo di fare chiarezza: che cosa vuol dire e di che cosa necessitano le persone? I camion che entrano nella Striscia di Gaza sono di diversa natura. Ci sono i camion del settore privato, del commerciale che entrano in centinaia al giorno, forniscono i supermercati anche se oramai è tutto distrutto e si dovrebbe capire come torneranno a lavorare questi supermercati che sono stati distrutti. Ci sono, poi, i camion che portano del carburante perché Israele ha tagliato sia l'acqua che la luce nella Striscia di Gaza, quindi si lavora grazie ai generatori e il carburante serve per tutto. Sono necessari centinaia di camion al giorno per il cibo, per la parte si chiama di "wash", quindi tutta la parte di sanificazione, di igiene, quelli per far entrare tutti i prodotti sia per gli ospedali ma anche per la popolazione. Quindi tutti i farmaci, anche le apparecchiature mediche, perché molti ospedali sono ormai quasi tutti distrutti. Ce ne sono pochissimi in funzione. C’è bisogno di centinaia e centinaia di camion per rispondere a tutta questa catastrofe umanitaria. Servirà anche far entrare cemento. Questo è un altro problema perché dentro la Striscia, anche prima del 7 ottobre, il cemento entrava ed era controllato da Israele. Il grado di distruzione che ho visto a Gaza è troppo, è troppo per qualsiasi essere umano. Per ricostruire tutto ci vorranno veramente decenni. Che effetto fa vedere questo controesodo? La cosa più importante è che la gente può tornare a dormire tranquilla, non ci sono i bombardamenti, i droni di notte. È una sensazione assurda, non sapere se al mattino ti svegli. Penso soprattutto ai bambini perché ricordiamo che a Gaza l'infanzia è stata negata. Ricordo i dottori che raccontavano di bambini che, quando venivano operati o amputati, chiedevano di non soffrire più. “Fateci morire, vogliamo raggiungere i nostri genitori” dicevano. Bambini di 6, 7 anni, 10 anni, che chiedono di morire. Questo vuol dire che si è arrivati a un livello di disumanità inimmaginabile. In questa guerra abbiamo perso tutti perché stanno morendo i bambini. Abbiamo visto tante ONG che hanno dovuto lasciare perché non era più possibile operare. Bisogna ritornare a lavorare sui binari del diritto umanitario internazionale. Tante ONG hanno chiuso o sono bloccate, lo stesso vale anche per le Nazioni Unite. Abbiamo ridotto il personale di tantissimo perché diversi nostri colleghi internazionali e nazionali sono stati uccisi dai bombardamenti. A loro non frega nulla se sono case di operatori umanitari o delle Nazioni Unite, loro bombardano. Hanno raso al suolo il nostro magazzino pieno di farmaci. Bisogna ritornare sui binari del diritto internazionale perché altrimenti il rischio che in altre guerre, nelle future guerre, altri governi si sentano legittimati e tutelati a poter poi uccidere o far fuori operatori umanitari, tanto nessuno gli dirà nulla, rimangono nell'impunità come sta succedendo in questa guerra. Dopo questi accordi di pace bisogna fare veramente un lavoro enorme sulla giustizia, chi sbaglia deve pagare. Non ha sbagliato solo Hamas, ha sbagliato anche Israele, eppure non si sta parlando di cosa succede a Israele. Che cosa non è stato visto dall’esterno? Una bugia detta una volta è una bugia, ma se viene ripetuta diventa la verità ed è quello che sta succedendo lì. La stampa internazionale non può entrare, vengono fatti entrare gli influencer o la stampa che chiaramente segue i comunicati stampa dell'esercito israeliano. È una cosa grave perché poi non si crede ai giornalisti palestinesi, basta dire che sono di Hamas per ucciderli. Ci siamo, poi, noi operatori umanitari che raccontiamo ciò che accade, ma il nostro lavoro non è fare l'addetto stampa. E se racconti sui social quello che vedi, rischi di non ottenere più il visto, come è accaduto a me e non solo. Tutto, anche la gestione e l’ingresso degli aiuti, è sotto controllo israeliano. Sarà così anche per la ricostruzione? Sicuramente. Come dicevo, anche prima del 7 ottobre c'era un controllo dentro la Striscia di cosa entrava e cosa non entrava. Intanto, la situazione umanitaria è drammatica nella Striscia. Sì, la situazione dei bambini a Gaza è drammatica, sono loro che stanno pagando il prezzo più alto, 28 bambini al giorno vengono uccisi a Gaza. C’è un numero altissimo di bambini amputati, a questi bambini sono state uccise le famiglie, non hanno più niente, crescono con l'odio di vendetta. Bisogna prendersene cura perché altrimenti in futuro potrebbe essere ancora peggio. La cosa peggiore non è solo il grado di intensità della guerra, è l'odio. I dottori ci facevano vedere la quantità di proiettili, estratti dalla testa, dal cervello, dallo stomaco di bambini piccoli a Gaza. Io mi chiedo: tu cecchino, quando vedi un bambino per strada di 4, 5 anni che sta camminando e miri al cervello e gli fai esplodere la testa, cosa pensi? Quello è odio. Hai mirato per far esplodere la testa di quel bambino, ti stavi divertendo giocando, annoiando, ma tu con quel fucile hai sparato alla testa di quel bambino. Non è accettabile, non che il resto sia accettabile, ma con questo vai ben oltre.

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Monica Napoli