Procedure di infrazione Ue, salgono a 69 quelle aperte contro l’Italia

Tra i compiti della Commissione europea rientra anche quello di vigilare sull’applicazione dei trattati comunitari stipulati e sul rispetto del diritto dell’Unione. Quando uno stato membro non mantiene gli impegni presi in sede continentale, la Commissione apre la cosiddetta procedura di infrazione. E quest’anno, con le ultime sette comunicate a dicembre, l’Italia ha raggiunto quota 69 procedure di infrazioni aperte, come comunica il report di fine anno del Servizio per i rapporti con l’Unione europea della Camera dei deputati. Infrazioni a cui il governo dovrà dare seguito con l'adeguamento alle norme europee e che nel frattempo costano alle finanze pubbliche qualche migliaio di euro al giorno in multe. I numeri del 2025 non rappresentano un record assoluto, né per il nostro Paese né tantomeno per l’Unione europea. Nel 2012, 2013 e nel 2021 le procedure infrazioni aperte erano più di cento. E in generale negli ultimi quindi anni sono mai state meno di 62. Delle 69 attualmente aperte, 55 sono dovute alla presunta violazione del diritto Ue, le restanti 14 per mancato recepimento delle direttive europee. Se non visualizzi il grafico, clicca qui L’iter delle infrazioni Le procedure di infrazione, una volta aperte, seguono un loro percorso ben codificato, che inizia con la messa in mora e termina - nella peggiore delle ipotesi - con una sanzione. Tra i due estremi, la fase di pre-contenzioso prevede il parere motivato a cui segue il ricorso che apre la fase di contenzioso vero e proprio. Delle 69 infrazioni aperte contro l’Italia, dieci sono entrate in contenzioso mentre le altre sono ancora nella fase di pre-contenzioso, con le messe in mora che rappresentano la grande maggioranza . Le materie del contendere Le ultime decisioni della Commissione sono arrivate a dicembre, con due nuove messe in mora e la risposta, negativa, ad altre cinque su cui l’Italia aveva cercato di far valere le proprie ragioni. Le nuove riguardano il mancato rispetto della direttiva relativa alla qualità dell’aria a seguito del superamento dei valori limite di biossido di azoto negli agglomerati di Napoli-Caserta e di Palermo e la non conformità della normativa italiana sul regime di incompatibilità per la professione di commercialista con la direttiva servizi. Nel complesso è l’ambiente la materia in cui l’Italia ha ricevuto più contestazioni da parte della Commissione europea. Sono 25 su 69 le infrazioni aperte per non aver rispettato gli impegni assunti nelle direttive comunitarie. In materia di occupazione, affari sociali e inclusione sono otto, mentre sette quelle relative ai servizi finanziari e ai mercati dei capitali. Tra quelle relative ai trasporti, spiccano quelle sulla sicurezza delle nostre gallerie e sull’interoperabilità dei sistemi di telepedaggio della Sicilia, che non ha ancora adottato un sistema di pagamento conforme alle direttive. Le procedure di infrazioni che hanno raggiunto la sentenza della Corte di Giustizia sono cinque, due riguardano il trattamento delle acque reflue e altrettante la qualità dell’aria, a ennesima dimostrazione che è l’ambiente il tallone d’Achille del nostro Paese. E infatti, l’Italia ha pagato sanzioni per oltre 800 milioni in quindici anni per tematiche legate a rifiuti e acque reflue. Siamo il più grande ‘contributore’ continentale in termini di multe in tema. I Paesi europei più ripresi L’Italia, peraltro, non è lo stato membro ad avere più procedure di infrazione aperte a suo carico. Questo ruolo spetta alla Spagna, con 92. Ma anche Polonia, Belgio, Bulgaria e Ungheria ne hanno più di noi. I meno bacchettati, invece, sono i lituani, con 25 infrazioni e in generale sono i Paesi che si affacciano sul Mar Baltico a essere le più virtuose dell’Unione. In totale sono poco meno di 1.500 le infrazioni notate e indagate dalla Commissione a carico degli stati membri, e anche a livello continentale è l’ambiente la materia più contestata, con 329 procedure aperte, seguita da quelle relative a temi energetici e ai diritti dei consumatori .

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Gabriele De Palma