Elezioni Romania, candidato estrema destra Simion avanti. Si va al ballottaggio con Dan

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Sarà il sindaco di Bucarest filoeuropeo Nicusor Dan lo sfidante del candidato di estrema destra George Simion al ballottaggio - il 18 maggio - delle elezioni presidenziali in Romania, secondo i risultati quasi definitivi del voto di ieri. Con il 99% delle schede scrutinate il leader del partito nazionalista Aur e sostenitore del presidente americano Donald Trump ha ottenuto il 40,5% dei voti 

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Vola il candidato di estrema destra George Simion nelle elezioni presidenziali della Romania. Dopo lo spoglio di oltre il 99% dei voti, Simion, leader del partito Aur e sostenitore di Trump, è dato a più del 40% dei voti. Sarà il sindaco di Bucarest filoeuropeo Nicusor Dan il suo sfidante al ballottaggio del 18 maggio alle elezioni presidenziali in Romania, secondo i risultati quasi definitivi del voto di ieri. Dan ha ottenuto il 20,9% dei voti, battendo di poco il candidato della coalizione di governo Crin Antonescu (20,3%).

 

I seggi sono stati aperti dalle 7 locali (le 6 in Italia) alle 21 locali (le 20 in Italia). Le elezioni sono state convocate dopo il caos e le polemiche seguite all'annullamento della consultazione dello scorso novembre, quando al primo turno era risultato in testa a sorpresa l'estremista di destra Calin Georgescu: la Corte costituzionale, con una decisione clamorosa arrivata a due giorni dal ballottaggio di inizio dicembre, aveva invalidato il successo di Georgescu per irregolarità finanziarie nella sua campagna elettorale e per pesanti ingerenze russe attuate attraverso TikTok. 

Chi sfiderà Simion

Chi tra Crin Antonescu e Nicușor Dan passerà al secondo turno verrà chiarito solo con la totalità dei risultati ufficiali, ma entrambi rappresentano un'alternativa netta a Simion: Antonescu, sostenuto dalla coalizione di governo Psd-Pnl-Udmr, garantisce una linea di continuità e stabilità istituzionale, mentre Dan, sindaco indipendente di Bucarest e riformista, si rivolge all'elettorato giovane e urbano, proponendosi come volto del cambiamento e dell'integrazione europea. La "sorpresa Ponta", paventata in campagna elettorale, non si è invece verificata: l'ex premier è rimasto indietro, fuori dai giochi.

Simion: “Il popolo rumeno ha parlato e si è sollevato”

"Oggi il popolo rumeno ha parlato. È ora di farsi sentire, nonostante gli ostacoli, nonostante le manipolazioni. I rumeni si sono sollevati”, ha detto il candidato dell'estrema destra e leader dell'Aur George Simion. La stessa fonte, Stirile ProTv, diffonde anche la prima reazione di Crin Antonescu, il candidato filo-Ue sostenuto dalla coalizione di governo Psd-Pnl-Udmr: "La democrazia significa battaglia, la vittoria non viene decisa dai primi risultati degli exit-poll".

Chi è George Simion

George Simion era considerato alla vigilia il favorito di questo primo turno:  esponente dell'ultradestra nazionalista, è il leader del partito di estrema destra Aur (Alleanza per l'Unione dei Romeni). Su posizioni filorusse, anti-Ue e anti-Nato, contrario ad altri aiuti militari all'Ucraina e - come Georgescu - molto attivo su TikTok. In mattinata Simion si è presentato al seggio con Georgescu: "Siamo qui con una sola missione, il ripristino dell'ordine costituzionale, il ripristino della democrazia", ha dichiarato al fianco dell'ex candidato, estromesso dalla corsa dai giudici dopo le ingerenze russe veicolate su TikTok. "Non ho altro obiettivo che il primo posto per il popolo romeno, che voglio servire. Siamo qui con un solo desiderio, fare giustizia per la Romania", ha insistito Simion, evocando anche la possibilità di conferire proprio a Georgescu l'incarico di premier. 

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L’affluenza e gli exit poll sotto osservazione

Il primo turno ha visto una partecipazione nazionale del 53,16%, in netto aumento rispetto al voto annullato di novembre. Particolarmente significativa la mobilitazione della diaspora, dove quasi un milione di romeni ha votato nei tre giorni dedicati al voto estero: una cifra da record assoluto, che potrebbe avere un peso determinante soprattutto nella definizione del secondo posto. Nonostante la centralità mediatica degli exit poll, la loro attendibilità è sotto osservazione. Secondo analisi di istituti e giornalisti indipendenti, circa il 50% degli elettori ha rifiutato di dichiarare per chi ha votato, riducendo l'affidabilità delle proiezioni. Un fenomeno simile era accaduto nel novembre 2024, quando i dati di uscita dalle urne si rivelarono profondamente sbagliati, contribuendo alla delegittimazione del voto poi annullato.

Attacco hacker filorussi nel giorno del voto

Intanto nel giorno del primo turno delle presidenziali in Romania, hacker filorussi hanno lanciato un cyberattacco contro siti governativi e del candidato della coalizione di governo Crin Antonescu. Lo ha segnalato il giornalista indipendente Victor Ilie, ripreso da Digi24. Il gruppo NoName057(16) ha rivendicato l'attacco affermando su Telegram di aver "inviato sorprese DDoS" ai portali governativi. Le autorità romene hanno confermato ufficialmente l'attacco. Dopo poco, secondo quanto comunicato dal Direttorato Nazionale per la Sicurezza Cibernetica, i siti dei ministeri degli Interni e della Giustizia sono tornati pienamente operativi.

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Lo scenario

Il risultato di queste elezioni avrà ripercussioni profonde non solo sull'orientamento politico interno della Romania, ma anche sul suo ruolo in seno all'Unione Europea e sul rapporto con gli alleati occidentali della Nato, considerando la posizione strategica del Paese balcanico nel quadrante sudorientale dell'Alleanza atlantica e al confine con l'Ucraina in guerra. La possibilità di una svolta nazionalista e sovranista è concreta, e temuta in Europa, ma con il probabile ballottaggio resta aperta la strada a una riconferma della linea filo-europea. Il nuovo presidente subentrerà al liberale Klaus Iohannis, che si è dimesso a febbraio dopo due mandati quinquennali consecutivi ed è stato sostituito ad interim da Ilie Bolojan.

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