
L'ex presidente siriano ha affermato che la sua evacuazione da Damasco in Russia non è stata "premeditata" e che è stata invece richiesta da Mosca. "Ho dato istruzione al vertice diplomatico di andare in Siria e prendere contatto con la nuova leadership", ha detto l'alto rappresentante Ue Kaja Kallas arrivando al suo primo Consiglio Affari Esteri. Il leader islamista siriano che ha guidato l'offensiva che ha rovesciato Bashar al-Assad ha incontrato l'inviato Onu Pedersen a Damasco
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La Siria è "ormai nelle mani dei terroristi" e Bashar Assad non ha avuto intenzione di lasciare il Paese fino alla mattina dell'8 dicembre. Lo ha rivelato lo stesso ex presidente siriano in un messaggio pubblicato sulla pagina social dell'ufficio presidenziale. "Non ho lasciato la mia patria in modo pianificato, come cercano di far credere. E non l'ho lasciata nelle ultime ore della battaglia, sono rimasto a Damasco, adempiendo ai miei doveri fino alla mattina dell'8 dicembre". "Ho dato istruzione al vertice diplomatico di andare in Siria e prendere contatto con la nuova leadership", ha detto l'alto rappresentante Ue Kaja Kallas arrivando al suo primo Consiglio Affari Esteri. "Oggi dobbiamo discutere quali altri passi dobbiamo prendere se la Siria andrà nella giusta direzione e dobbiamo discutere a quale livello vogliamo trattare con la nuova leadership", ha aggiunto.
Abu Muhammad al-Jolani, il leader islamista siriano il cui gruppo ha guidato l'offensiva che ha rovesciato Bashar al-Assad, ha incontrato l'inviato delle Nazioni Unite Geir Pedersen, in visita a Damasco, secondo quanto riportato da un comunicato sul canale Telegram dei ribelli. Il leader di Hayat Tahrir al-Sham ha discusso con Pedersen "dei cambiamenti avvenuti sulla scena politica che rendono necessario aggiornare" una risoluzione del 2015 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che stabiliva una tabella di marcia per una soluzione politica in Siria, "per adattarla alla nuova realtà", si legge nella dichiarazione.
Gli approfondimenti:
- Siria, caduta del regime di Assad: festeggiamenti per le strade di Damasco
- Bashar al-Assad, chi è il presidente della Siria "cacciato" dai ribelli jihadisti
- Abu Muhammad al-Jolani, il ritratto del leader dei ribelli jihadisti in Siria
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Jolani: fazioni sciolte e integrate nell'esercito
Abu Mohammad al-Jolani, capo della coalizione dominata dagli islamisti che ha preso il potere in Siria, ha annunciato che le fazioni saranno "sciolte" e i loro combattenti integrati nell'esercito del nuovo governo che ha rovesciato Bashar al-Assad. "Le fazioni saranno sciolte e i combattenti preparati a entrare nei ranghi del Ministero della Difesa, e tutti saranno soggetti alla legge", ha detto al-Jolani, che ora si fa chiamare con il suo vero nome, Ahmad al-Chareh, nelle osservazioni riportate dal canale Telegram della coalizione guidata dal gruppo radicale sunnita Hayat Tahrir al-Sham (HTS).
Che cos'è il Captagon, la "droga della Jihad" trovata in Siria e che effetti produce
Si tratta di una metanfetamina conosciuta anche come "droga dei kamikaze", spesso mischiata con la caffeina. Non è molto diffusa in occidente, mentre è una sostanza che si trova relativamente in abbondanza in Medio Oriente. In Siria sono stati scoperti diversi laboratori per la produzione del Captagon. Ecco di cosa si tratta e quali sono gli effetti. DI COSA SI TRATTA
Siria, cosa succede ai curdi attaccati su due fronti
Dopo che i ribelli jihadisti filo-turchi hanno fatto cadere il regime di Bashar al Assad in Siria, i curdi siriani che vivono nel Nord-Est del Paese si trovano in una posizione difficile. Non sono mai stati così isolati e indeboliti. Dall’inizio degli attacchi dei miliziani contro Assad, a fine novembre, la Turchia ha infatti cominciato parallelamente una campagna di bombardamenti contro le postazioni dei curdi siriani più vicine al confine. Le forze curdo-siriane, comunque, non hanno intenzione di cedere. E oggi, 12 dicembre, hanno annunciato la decisione di issare su tutte le istituzioni della regione di fatto autonoma del Nord-Est siriano la "bandiera della rivoluzione". "Siamo parte della Siria unita e del popolo siriano", si legge in un comunicato. LEGGI QUI
Siria, le navi russe lasciano la base di Tartus. Cosa ci dicono le immagini satellitari
Continua a essere cauta la posizione della Russia nei confronti della situazione in Siria dopo la caduta del regime di Bashar al-Assad, in particolare per quanto riguarda la base aerea di Hmeimim e quella navale di Tartus, considerate da Mosca punti di appoggio strategici nel Mediterraneo. Nonostante il Cremlino abbia fatto sapere di essere in contatto con i ribelli jihadisti i quali avrebbero assicurato di voler garantire la sicurezza delle due strutture, alcune immagini satellitari degli ultimi giorni mostrano che le navi della marina russa hanno lasciato Tartus e alcune di queste hanno gettato l'ancora al largo della costa. LE IMMAGINI
Siria, le immagini dal carcere di Sednaya dove venivano torturati i prigionieri. FOTO
Dopo la caduta del regime, il carcere che si trova a una trentina di chilometri da Damasco - e che è stato definito da Amnesty un “mattatoio umano” - è stato aperto e i detenuti rilasciati. Migliaia di persone si sono radunate davanti alla prigione per avere notizie dei loro cari scomparsi. All’interno, le tracce di torture e impiccagioni. Trovato anche il cadavere di Mazen al-Hamada, famoso attivista siriano. LA GALLERY
Non solo Assad, chi sono le altre personalità in fuga accolte da Putin in Russia
L'ormai ex presidente siriano non è l'unica personalità di spicco che ha trovato rifugio all'ombra del Cremlino dopo la fuga dal proprio Paese. Da Viktor Yanukovich, leader ucraino scappato dopo la rivoluzione di Maidan, a Edward Snowden: ecco chi sono. DI CHI SI TRATTA
Onu: "Necessario un flusso massiccio di aiuti in Siria"
Il sottosegretario generale per gli affari umanitari e il coordinamento degli aiuti di emergenza dell'Onu, Tom Fletcher, ha dichiarato che sono necessarie enormi quantità di aiuti nella Siria devastata dalla guerra dopo la cacciata del presidente Bashar al-Assad, affermando che l'organismo mondiale è pronto a "fare le cose in grande". "La situazione è molto drammatica", ha dichiarato Fletcher ai giornalisti presenti a Damasco, sottolineando che le Nazioni Unite vogliono 'portare un flusso massiccio di aiuti in Siria, in modo da aumentare rapidamente l'assistenza".
Non solo Assad in Siria: dalle Primavere arabe a oggi, i raìs deposti negli altri Paesi
Bashar al-Assad è solo l’ultimo degli autocrati che ha perso il potere negli ultimi 13 anni tra Africa e Medio Oriente: il primo fu il tunisino Zine el-Abdine Ben Ali, la cui caduta nel 2011 diede inizio alle Primavere Arabe. A seguire ci furono anche il libico Gheddafi, l’egiziano Mubarak, lo yemenita Saleh e il sudanese al-Bashir. LEGGI QUI
Bashar al-Assad, il ritratto dell'ex presidente della Siria cacciato dai ribelli jihadisti
Dopo l'ingresso dei miliziani insorti a Damasco, il presidente è scappato dal Paese: è a Mosca, dove gli è stato concesso asilo. Al potere dal 2000, è laureato in Medicina e ha studiato oftalmologia a Londra. Ha iniziato la carriera politica dopo la morte del fratello Basil, primogenito del padre Hafez, rimasto al potere per anni. Negli ultimi giorni il suo regime è stato rovesciato dall'invasione di vari gruppi ribelli, tra cui forze jihadiste filo-turche. È accusato di crimini di guerra e crimini contro l’umanità. IL PROFILO

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Siria, delegazione Gb a Damasco per incontrare autorità ad interim
Il ministro degli Esteri britannico David Lammy ha annunciato che Londra ha inviato una delegazione ufficiale in Siria per incontrare le nuove autorità ad interim del paese guidate da Hts, il gruppo islamista che ha preso il potere. "Posso confermare oggi che abbiamo inviato una delegazione di alti responsabili britannici a Damasco per una riunione con le nuove autorità siriane ad interim", ha dichiarato il capo della diplomazia nel corso di una conferenza stampa a Londra.
Raid Usa contro l'Isis in Siria: "Uccisi 12 militanti"
Le forze americane hanno effettuato attacchi aerei contro il gruppo dello Stato Islamico in Siria uccidendo una dozzina di suoi combattenti. Lo afferma l'esercito statunitense. "Gli attacchi contro i leade e i campi dell'Isis sono stati condotti nell'ambito della missione in corso per distruggere, degradare e sconfiggere lo stato islamico", ha dichiarato il Comando centrale degli Stati Uniti (Centcom) sui social. L'obiettivo è quello di impedire "al gruppo terroristico di condurre operazioni esterne e di garantire che l'Isis non cerchi opportunità di ricostituirsi nella Siria centrale", ha aggiunto.
Guerra in Siria, Assad parla per la prima volta dopo la caduta del suo regime. VIDEO
Trump: "In Siria presa di potere ostile da parte di Ankara"
Donald Trump ha definito la cacciata del dittatore siriano Bashar al-Assad da parte dei ribelli sostenuti da Ankara come una "presa di potere ostile" da parte della Turchia, alleata degli Stati Uniti, "Penso che la Turchia sia molto intelligente... La Turchia ha fatto una presa di potere ostile, senza perdere molte vite. Posso dire che Assad è stato un macellaio, per quello che ha fatto ai bambini", ha detto il presidente eletto nella conferenza stampa nella sua residenza in Florida.

©Ansa
Meloni: "La tregua in Libano e la caduta di Assad opportunità per la pace"
"Il Medio Oriente merita una prospettiva nuova di uscita da questa crisi permanente. La tregua in Libano e la caduta del regime di Assad in Siria sono opportunità su cui dobbiamo lavorare insieme ai nostri partner per raggiungere una pace giusta e sostenibile in tutta la regione". Lo ha affermato la premier Giorgia Meloni in un messaggio inviato agli Stati Generali della Diplomazia, che è stato letto in sala.
Il Cairo: "Rischio-terroristi nel vuoto della Siria"
Il ministero degli Esteri egiziano Badr Abdelatty ha sottolineato l'importanza di mantenere istituzioni statuali in Paesi come la Siria per evitare che nel "vuoto" si inseriscano entità terroriste. "Riguardo a ciò che sta accadendo in Sudan, in Siria, in Libano, in Yemen, è di grande importanza mantenere unito lo stato-nazione, preservare la sovranità dei Paesi", la loro "integrità territoriale" e "far funzionare le istituzioni esistenti, Altrimenti commetteremo un grave errore creando un vuoto dopo aver distrutto e rimosso le istituzioni", ha detto il ministro parlando a giornalisti nella nuova capitale amministrativa che sta sorgendo a est del Cairo. . Nel prevedere "chi interverrà per riempire questo vuoto", Abdelatty ha citato solo "due opzioni: o i gruppi terroristici o quelli che vengono chiamati 'attori non-statali. Questo è estremamente pericoloso, e lo stiamo vedendo in diversi casi nel nostro vicinato". "Quello a cui stiamo assistendo qui in Medio Oriente è che il concetto di stato-nazione è fortemente messo in discussione, e questo rappresenta un grosso problema per la stabilità della regione" e "dell'intero sistema internazionale", ha premesso il ministro. "Stato nazione - ha aggiunto - significa avere istituzioni funzionanti, anche se (...) sono un po' deboli; ma è meglio che distruggerle" (...) come è accaduto in Libia". Anche quello, ha sottolineato il capo della diplomazia egiziana "è stato un grave errore".
Kallas: "Su Hts vediamo parole ma vogliamo vedere i fatti"
"Abbiamo detto tutti che non vogliamo vedere estremismo, nessuna radicalizzazione, e per ora che va nella giusta direzione, perchè in questo momento stanno dicendo le cose giuste, ma non tutti sono convinti che faranno le cose giuste". Lo ha dichiarato l'Alta rappresentante dell'Ue per la Politica estera, Kaja Kallas, nella conferenza stampa conclusiva del Consiglio Esteri. "Ciò che tutti vogliono è evitare gli errori commessi con la Libia e l'Afghanistan, cose simili in cui è rimasto un vuoto e conosciamo i problemi con quei Paesi. La Siria ha un futuro pieno di speranza ma incerto, dobbiamo vedere che questi passi vadano nella giusta direzione", ha aggiunto.

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Siria, il Libano riapre l'ambasciata a Damasco
Il premier libanese, Najib Miqati, ha deciso per la riapertura dell'ambasciata a Damasco, chiusa nel mezzo dell'offensiva che ha portato alla fine del regime di Bashar al-Assad in Siria. Le disposizioni per la riapertura della rappresentanza diplomatica, rende noto l'ufficio del premier, sono arrivate durante un incontro con il ministro degli Esteri, Abdallah Bou Habib, dedicato agli sviluppi in Siria.
Beirut e Damasco hanno ripreso le relazioni diplomatiche nel 2008, dopo tre anni di gelo seguiti all'omicidio nel 2005 dell'allora premier libanese, Rafiq Hariri, vittima della Strage di San Valentino. Poco dopo arrivava il ritiro delle truppe siriane dal Paese dei Cedri.
Sabato Mikati, in visita a Roma, ha auspicato "relazioni" con le nuove autorità siriane "sulla base del rispetto reciproco e nell'interesse delle due popolazioni".
Kallas: "Russia e Iran non abbiano posto in Siria"
"La Russia e l'Iran non dovrebbero avere un ruolo nel futuro della Siria". Lo ha detto l'alto rappresentante Ue Kaja Kallas al termine del Consiglio Esteri. Kallas ha poi dichiarato che "diversi ministri" hanno sostenuto la posizione dell'Olanda, ovvero di legare la rimozione delle sanzioni alla Siria alla revoca dei permessi alle basi russe nel Paese. "La questione solleva preoccupazione perché Mosca usa la Siria per condurre le operazioni in Africa e noi solleveremo il tema con la nuova leadership siriana", ha aggiunto precisando che lo stesso tema è stato discusso con i partner arabi al vertice in Giordania "perché è anche di loro interesse, non vogliono avere influenze russe nell'area e su questo possiamo cooperare". Per quanto riguarda i rapporti da tenere con l'Hts, i 27 hanno concordato che al momento il grado di impegno deve essere di "rango basso" quindi al livello di incaricato d'affari, che tornerà ad essere presente a Damasco. "Poi vediamo, giudicheremo l'Hts non dalle parole ma dai fatti nei prossimi mesi, con i criteri concordati tra di noi e con i partner dell'area, ovvero l'inclusività, il rispetto per le minoranze e i diritti delle donne".
Fonti, nuove uccisioni sommarie di alawiti e cristiani in Siria
Nella Siria post-Assad almeno una ventina di siriani, tra civili considerati filo-regime, miliziani e militari governativi, sono stati uccisi negli ultimi giorni da bande armate indicate come vicine a Hayat Tahrir ash Sham (Hts), la coalizione jihadista ora al potere a Damasco. Lo riferiscono diverse fonti sul terreno nelle regioni di Damasco, Homs, Hama, Idlib, Latakia e Tartus, mostrando in diversi casi filmati delle esecuzioni sommarie. I video sono stati verificati dall'ANSA tramite altre fonti indipendenti nelle stesse regioni. La maggior parte delle vittime sono alawite, la branca dello sciismo identificata da decenni col regime incarnato da più di mezzo secolo dalla famiglia Assad, ma tra le persone uccise ci sono anche cristiani. E' il caso di Saaman Sotme e sua moglie Helen Khashouf, di Jamisliye, nella regione di Tartus. Gli uomini armati li hanno sorpresi nella loro casa uccidendoli sul colpo. In un altro filmato, il corpo senza vita di Abu Ali Ashur, faccendiere per anni al servizio del regime di Assad, è trascinato per strada e spinto vicino a un secchione delle immondizie, il suo corpo preso a schiaffi e calci da alcune persone. Nella regione di Hama, nella località di Rabia, due militari governativi in abiti civili sono fatti inginocchiare e uccisi da miliziani di un gruppo armato anti-governativo. "Maiali alawiti" è il grido con cui gli armati sparano ripetutamente sui due soldati che si erano nascosti in un capanno. A Idlib, nel nord-ovest, un altro esponente locale del regime è catturato e ucciso. Il suo corpo, appeso per il collo, viene trascinato per le strade da un'auto. Persone prendono a calci il suo corpo, con i genitali scoperti, e lo insultano. Sono diversi i filmati e le uccisioni di questo tipo provenienti anche dalle zone di Latakia, Homs e Damasco.
Fonti: l'inviato Ue per la Siria è Michael Ohnmacht
L'alto diplomatico europeo che si occuperà di prendere contatti con la nuova leadership siriana, a Damasco, è - a quanto si apprende - Michael Ohnmacht, l'attuale incaricato d'affari per la Siria. L'Ue ha infatti una delegazione permanente a Beirut e sinora ha 'coperto' la Siria dal Libano.
Carceri di Saydnaya, Turchia invia squadra di ricerca
La Turchia ha inviato in Siria una squadra di uomini specializzati nella ricerca e nel salvataggio di persone con la speranza di trovare sopravvissuti nella prigione di Saydnaya. L'annuncio è arrivato dalla protezione civile turca Afad, che ha specificato che il team è composto da 80 persone. L'obiettivo è quello di verificare l'eventuale presenza di ulteriori celle e aree di detenzione nei sotterranei del carcere simbolo della dittatura della famiglia Assad. L'invio della squadra, che entrerà in azione questa mattina, è stato deciso in accordo con il governo di transizione siriano. Il personale inviato è specializzato nella ricerca di persone in condizioni difficili, causate da disastri naturali come terremoti, e nell'utilizzo di strumenti e tecnologie capaci di rivelare la presenza di persone in vita anche in profondità.
Assad: 'Occupare cariche privo di significato quando Stato in mano a terroristi'
"Quando lo Stato cade nelle mani dei terroristi e la possibilità di fare contribuiti significativi è persa, qualsiasi posizione si svuota di scopo, rendendo l'occupazione di tale carica, priva di significato. Questo non significa in alcun modo sminuisce il mio profondo senso di appartenenza alla Siria e alla sua popolazione, un legame che rimane immutato in qualsiasi posizione o circostanza. E' una appartenenza piena della speranza che la Siria tornerà a essere libera e indipendente", ha scritto Bashar Assad, in una dichiarazione.
Assad: 'Mai considerata possibilità dimissioni o lasciare il Paese'
"In nessun momento ho considerato la possibilità di dimettermi o di chiedere rifugio né questa proposta è stata fatta da qualcuno o da una fazione" nei giorni della presa del Paese da parte di Hayat Tahir al Sham, ha scritto Bashar Assad in una dichiarazione. "L'unica strada era quella di combattere contro il massacro operato da terroristi", ha aggiunto.
Assad: il Paese è ormai nelle mani dei terroristi
La Siria è "ormai nelle mani dei terroristi" e Bashar Assad non ha avuto intenzione di lasciare il Paese fino alla mattina dell'8 dicembre. Lo ha rivelato lo stesso ex presidente siriano in un messaggio pubblicato sulla pagina social dell'ufficio presidenziale. "Non ho lasciato la mia patria in modo pianificato, come cercano di far credere. E non l'ho lasciata nelle ultime ore della battaglia, sono rimasto a Damasco, adempiendo ai miei doveri fino alla mattina dell'8 dicembre".
Mosca: destino basi russe "non è ancora deciso"
Il futuro delle basi militari della Russia in Siria non è stato deciso, ma Mosca è interessata a mantenerle anche dopo la fuga del suo alleato, l'ex presidente Bashar al-Assad. "Non esiste una decisione definitiva al riguardo, siamo in contatto con i rappresentanti delle forze che attualmente controllano la situazione nel paese", ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, durante un briefing alla stampa. Mosca ha due basi militari in Siria, la base navale di Tartus e l'aeroporto militare di Hmeimim. Si tratta di infrastrutture chiave per le ambizioni geopolitiche della Russia che, grazie a queste installazioni, esercita la sua influenza in Medio Oriente, nel bacino del Mediterraneo e fino all'Africa. La fuga di al-Assad ha inferto un duro colpo alle ambizioni di Mosca, soprattutto perché illustra anche l'indebolimento del suo alleato regionale, l'Iran. Il conflitto con l'Ucraina, che sta entrando nel suo terzo anno, sta mobilitando la maggior parte delle risorse militari della Russia. Ieri la diplomazia russa ha anche annunciato di aver rimpatriato parte del personale diplomatico russo a Damasco. La Russia è stata pesantemente criticata per il suo intervento militare in Siria a partire dal 2015 per salvare al-Assad. Ha partecipato alla brutale repressione dei ribelli, in particolare effettuando devastanti attacchi aerei. Alla fine, dopo un'offensiva lampo, la coalizione ribelle dominata dal gruppo islamista Hayat Tahrir al-Sham (Hts) ha rovesciato all'inizio di dicembre al-Assad, che si è rifugiato in Russia con la sua famiglia.
Kadyrov: "Cecenia pronta a garantire a Siria forniture di grano"
Il leader ceceno Ramzan Kadyrov ha detto di essere pronto a intervenire se necessario e garantire che la Siria riceva il grano di cui ha bisogno in quella che ha definito l'improbabile eventualità che le forniture di grano russo al paese venissero interrotte. "Anche se per alcune ragioni impossibili e incredibili ciò dovesse accadere, io, come capo della Repubblica cecena, sono pronto ad assumermi la responsabilità e garantire la quantità necessaria di grano per la Siria", ha scritto Kadyrov sul suo canale Telegram, come riferisce il Middle East Eye. La Russia fornisce grano alla Siria attraverso complessi accordi finanziari e logistici, aggirando le sanzioni occidentali imposte a entrambi i paesi.
Ong: nuova serie di raid israeliani in Siria
Circa 20 raid aerei israeliani sono stati condotti nelle ultime ore in varie regioni della Siria. Lo riferisce l'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria, secondo cui nelle ultime 48 ore Israele ha compiuto più di 70 attacchi aerei, a cui si sommano le centinaia di raid condotti nell'ultima settimana, dopo la dissoluzione del potere incarnato dalla famiglia Assad, per annientare ogni tipo di difesa militare siriana. Le aree più colpite nella notte sono quelle nelle regioni centrali di Hama, Homs, nella costa mediterranea e lungo il confine con Libano. Altri raid nella Siria sud-orientale, al confine con l'Iraq.
Madrid, 'un inviato speciale in Siria per contatti con autorità
Madrid invierà oggi stesso un inviato speciale in Siria che "rafforzerà la nostra ambasciata a Damasco", perché "la Spagna si unisca ai Paesi europei che stanno avendo contatti con le nuove autorità". Lo ha annunciato il ministro degli Affari Esteri, Ue e Cooperazione, José Manuel Albares, in dichiarazioni ai media all'arrivo al Consiglio degli omologhi della Ue a Bruxelles. "Questi nuovi contatti, e così lo solleciterò anche nella Ue - ha segnalato Albares ripreso dalla spagnola Tve - devono essere chiaramente preliminari e prima di tutto trasmettere linee rosse chiare: la necessità che il futuro della Siria sia pacifico, che quello che è un movimento militare debba evolvere in un movimento pacifico, assolutamente e necessariamente inclusivo delle minoranze etniche e religiose". ha evidenziato il capo della diplomazia spagnola. Madrid, inoltre, "collaborerà perché la Siria mantenga la sua integrità territoriale e perché non ci siano zone del Paese in mano ai gruppi armati. Siria non può avere ingerenze militari esterne", ha aggiunto Albares. La Spagna si unisce così al numero crescente di Paesi occidentali alla ricerca di contatti con il governo siriano di Hayat Tahrir al Sham (Hts), dopo la caduta del regime di Bashar al-Assad una settimana fa, nonostante Hts sia definito un'organizzazione terrorista da parte delle Nazioni Unite e degli Stati Uniti. Albares ha inoltre segnalato che l'incaricato di affari dell'ambasciata di Damasco, l'unico rimasto nel Paese della delegazione spagnola in Siria, seppure attualmente in Libano per motivi di sicurezza, tornerà nella capitale siriana nel corso di questa settimana.
Tajani, preoccupa la Siria, premere per una transizione pacifica
"È molto forte ora la preoccupazione anche per la Siria. La caduta del regime è una svolta storica". Lo ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani alla Conferenza degli Ambasciatori alla Farnesina, ricordando che abbiamo "inviato un capo missione per essere vicini alla popolazione". Il ministro ha reso noto che oggi parlerà della situazione in Siria con i colleghi del Quint in una nuova videoconferenza che segue quella del G7 presieduta venerdì dalla premier Meloni. L'auspicio - ha sottolineato Tajani - è che "la transizione continui su un binario pacifico, senza violenze e salvaguardando i diritti delle minoranze, a partire da quella cristiana". In questo quadro, "lavoriamo con l'Onu e i nostri partner per un Paese unito, che non deve cadere preda dell'estremismo".
Siria: inviato Onu vede al-Jawlani e al-Bashir, 'aiuti al popolo'
L'inviato speciale delle Nazioni Unite per la Siria Geir Pedersen ha incontrato a Damasco il leader di Hayat Tahrir al-Sham, Mohammed al-Jawlani, e il premier ad interim Mohammed al-Bashir. Le Nazioni Unite, ha dichiarato Pedersen durante l'incontro, intendono offrire ogni tipo di aiuto al popolo siriano, si legge in una nota dell'ufficio dell'Onu.
A Damasco per la prima volta dalla caduta del regime di Bashar Assad, Pederson ha sottolineato la necessità di aggiornare e allineare la risoluzione 2254 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite alla situazione attuale in Siria. Jawlani ha chiesto di concentrarsi sull'integrità territoriale, sulla ricostruzione e sullo sviluppo economico della Siria, come si legge in una nota diffusa dalle autorità di Damasco.
Jawlani ha inoltre sottolineato l'importanza di creare condizioni di sicurezza per il ritorno volontario dei rifugiati in Siria e di fornire sostegno economico e politico per facilitare questo processo. Quindi ha affermato che questi passaggi devono essere eseguiti con attenzione, deliberatamente e sotto la supervisione di team di esperti, senza affrettare i processi.
Ft, la Russia ha evacuato almeno 400 militari da Damasco
La Russia ha evacuato almeno 400 soldati dalla regione di Damasco negli ultimi giorni in coordinamento con il principale gruppo ribelle che ha rovesciato il regime di Bashar al-Assad: lo afferma un portavoce del gruppo Hts aggiungendo che ulteriori negoziati sono in corso. Lo riporta il Financial Time. Secondo Kamal Lababidi, membro di Hayat Tahrir al-Sham, i soldati russi erano di stanza nel quartier generale della quarta divisione dell'esercito siriano a Qudsayya, un sobborgo della capitale. Inoltre, la settimana scorsa anche i soldati russi di stanza presso l'ambasciata a Damasco hanno lasciato il Paese. Lababidi ha detto che sono in corso colloqui per evacuare più soldati in tutto il Paese.
Turchia, in Siria vogliamo un governo inclusivo e democratico
"Vogliamo uno Stato civile e democratico". È questa l'aspettativa della Turchia per la Siria dopo Bashar Al Assad, ha detto il ministro degli Esteri di Ankara, Hakan Fidan, in un'intervista all'emittente saudita Al Hadath, come riferisce la tv di Stato Trt. Fidan ha affermato che è irrealistico sperare che si possa creare nel breve periodo una situazione completamente democratica e che il processo richiederà tempo ma che Ankara vorrebbe un governo siriano che eviti di promuovere discriminazioni, non abbia legami con gruppi terroristici e garantisca un equo trattamento delle minoranze, oltre ad affrontare i diritti delle donne. La Turchia è disposta a sostenere la nuova amministrazione a cui comunicherà le sue aspettative, continuando a monitorarla, ha detto Fidan. Dopo l'inizio dell'operazione che ha portato alla caduta di Assad, la Turchia ha lavorato intensamente con Hayat Tahrir al-Sham (HTS) e altri gruppi di opposizione per garantire che l'avanzata fosse condotta evitando la violenza ma prima di allora Ankara non ha avuto alcun ruolo nella pianificazione, ha fatto sapere il ministro turco. "Israele non ha mai voluto che Bashar se ne andasse", ha aggiunto il capo della Diplomazia di Ankara, sostenendo che "anche dopo l'inizio dell'operazione dei ribelli, gli americani ci hanno fatto sapere che Israele non voleva che Bashar se ne andasse", rivelando che già nel 2016, l'allora vicepresidente degli Stati Uniti Joe Biden aveva informato Ankara che Washington si opponeva al rovesciamento di Assad ma che "questa non era veramente la sua posizione, ma piuttosto la posizione di Israele". Secondo Fidan, Russia e Iran, con cui Ankara vuole continuare a coordinarsi, non tenteranno di essere coinvolte in nuovi conflitti in Siria ma si adatteranno al nuovo ordine e la nuova amministrazione di Damasco non cercherà di entrare in conflitto con lo Stato ebraico.
Siria: inviato Onu ad al-Jolani, transizione sia inclusiva
L'inviato delle Nazioni Unite per la Siria ha sottolineato al leader del gruppo islamista Hayat Tahrir al-Sham (HTS), Abu Mohammad al-Jolani, la necessità per una transizione "credibile e inclusiva". Geir Pedersen, arrivato ieri a Damasco, ha incontrato il premier ad interim Mohammad al-Bashir, secondo quanto riferito. L'inviato speciale ha presentato i risultati dell'incontro internazionale di Aqaba sulla Siria del 14 dicembre, "sottolineando la necessita' di una transizione politica credibile e inclusiva guidata dai siriani, basata sui principi della risoluzione 2254 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Questa risoluzione adottata nel 2015 riafferma "il suo fermo impegno per la sovranita', l'indipendenza, l'unità e l'integrità territoriale della Repubblica araba siriana" e stabilisce una tabella di marcia per una soluzione politica in Siria. Ieri Pedersen ha anche sottolineato "l'intenzione delle Nazioni Unite di fornire tutta l'assistenza necessaria al popolo siriano" ed "è stato informato delle sue sfide e priorita'".Il comunicato precisa che Pedersen ha "numerosi impegni in programma nei prossimi giorni", senza fornire ulteriori dettagli.
Siria: Belgio, giudicare nuovo governo dai fatti
"Dopo la caduta del regime di Assad, che ha controllato la Siria con il pugno di ferro per 53 anni, ci sono molte speranze. Dobbiamo vedere come si svilupperà la situazione e, naturalmente, giudicare i nuovi leader non in base alle loro parole ma ai loro fatti". Lo ha dichiarato Bernard Quintin, il nuovo ministro degli Esteri del Belgio, al suo arrivo al Consiglio Affari esteri.
Siria: Olanda, via sanzioni Hts se Russia fuori da basi
"Penso che sia troppo presto per revocare le sanzioni su Hts. Vorremmo davvero condizionare tale decisione a una transizione politica inclusiva. Inclusiva significa anche includere i diritti dei gruppi minoritari, come i cristiani, i curdi e molti altri. Penso che sia anche importante considerare la questione delle condizionalità, in particolare per quanto riguarda le basi militari russe in Siria. Vogliamo che i russi se ne vadano da li'". Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri dei Paesi Bassi, Caspar Veldkamp, all'arrivo al Consiglio Ue Esteri.
Kallas, 'i nostri vertici diplomatici andranno a Damasco'
"Ho dato istruzione al vertice diplomatico di andare in Siria e prendere contatto con la nuova leadership". Lo ha detto l'alto rappresentante Ue Kaja Kallas arrivando al suo primo Consiglio Affari Esteri. "Oggi dobbiamo discutere quali altri passi dobbiamo prendere se la Siria andrà nella giusta direzione e dobbiamo discutere a quale livello vogliamo trattare con la nuova leadership", ha aggiunto.
Siria, al-Jolani ha incontrato l'inviato dell'Onu
Abu Muhammad al-Jolani, il leader islamista siriano il cui gruppo ha guidato l'offensiva che ha rovesciato Bashar al-Assad ha incontrato l'inviato delle Nazioni Unite Geir Pedersen, in visita a Damasco, secondo quanto riportato da un comunicato sul canale Telegram dei ribelli. Il leader di Hayat Tahrir al-Sham ha discusso con Pedersen "dei cambiamenti avvenuti sulla scena politica che rendono necessario aggiornare" una risoluzione del 2015 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che stabiliva una tabella di marcia per una soluzione politica in Siria, "per adattarla alla nuova realtà", si legge nella dichiarazione.
Ong: Israele colpisce obiettivi militari sulla costa siriana
L'Osservatorio per i diritti umani in Siria ha riferito che Israele ha effettuato attacchi aerei contro obiettivi militari nella regione costiera di Tartus, definendoli "gli attacchi più pesanti" nell'area da oltre un decennio. "Velivoli da guerra israeliani hanno lanciato attacchi" mirati a una serie di obiettivi, tra cui unità di difesa aerea e "depositi di missili terra-terra", ha dichiarato l'Osservatorio siriano per i diritti umani, sottolineando che si tratta "degli attacchi più intensi nella regione costiera della Siria dall'inizio delle operazioni nel 2012".