Guerra in Siria, Assad: "Il Paese è ormai nelle mani dei terroristi"

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L'ex presidente siriano ha affermato che la sua evacuazione da Damasco in Russia non è stata "premeditata" e che è stata invece richiesta da Mosca. "Ho dato istruzione al vertice diplomatico di andare in Siria e prendere contatto con la nuova leadership", ha detto l'alto rappresentante Ue Kaja Kallas arrivando al suo primo Consiglio Affari Esteri. Il leader islamista siriano che ha guidato l'offensiva che ha rovesciato Bashar al-Assad ha incontrato l'inviato Onu Pedersen a Damasco

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La Siria è "ormai nelle mani dei terroristi" e Bashar Assad non ha avuto intenzione  di lasciare il Paese fino alla mattina dell'8 dicembre. Lo ha rivelato  lo stesso ex presidente siriano in un messaggio pubblicato sulla pagina  social dell'ufficio presidenziale. "Non ho lasciato la mia patria in modo pianificato, come cercano di far  credere. E non l'ho lasciata nelle ultime ore della battaglia, sono  rimasto a Damasco, adempiendo ai miei doveri fino alla mattina dell'8  dicembre". "Ho dato istruzione al vertice diplomatico di andare in Siria e prendere contatto con la nuova leadership", ha detto l'alto rappresentante Ue Kaja Kallas arrivando al suo primo Consiglio Affari Esteri. "Oggi dobbiamo discutere quali altri passi dobbiamo prendere se la Siria andrà nella giusta direzione e dobbiamo discutere a quale livello vogliamo trattare con la nuova leadership", ha aggiunto.

Abu Muhammad al-Jolani, il leader islamista siriano il cui gruppo ha guidato l'offensiva che ha rovesciato Bashar al-Assad, ha incontrato l'inviato delle Nazioni Unite Geir Pedersen, in visita a Damasco, secondo quanto riportato da un comunicato sul canale Telegram dei ribelli. Il leader di Hayat Tahrir al-Sham ha discusso con Pedersen "dei cambiamenti avvenuti sulla scena politica che rendono necessario aggiornare" una risoluzione del 2015 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che stabiliva una tabella di marcia per una soluzione politica in Siria, "per adattarla alla nuova realtà", si legge nella dichiarazione.


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Jolani: fazioni sciolte e integrate nell'esercito

Abu Mohammad al-Jolani, capo della coalizione dominata dagli islamisti che ha preso il potere in Siria, ha annunciato che le fazioni saranno "sciolte" e i loro combattenti integrati nell'esercito del nuovo governo che ha rovesciato Bashar al-Assad. "Le fazioni saranno sciolte e i combattenti preparati a entrare nei ranghi del Ministero della Difesa, e tutti saranno soggetti alla legge", ha detto al-Jolani, che ora si fa chiamare con il suo vero nome, Ahmad al-Chareh, nelle osservazioni riportate dal canale Telegram della coalizione guidata dal gruppo radicale sunnita Hayat Tahrir al-Sham (HTS). 

Che cos'è il Captagon, la "droga della Jihad" trovata in Siria e che effetti produce

Si tratta di una metanfetamina conosciuta anche come "droga dei kamikaze", spesso mischiata con la caffeina. Non è molto diffusa in occidente, mentre è una sostanza che si trova relativamente in abbondanza in Medio Oriente. In Siria sono stati scoperti diversi laboratori per la produzione del Captagon. Ecco di cosa si tratta e quali sono gli effetti. DI COSA SI TRATTA


Siria, cosa succede ai curdi attaccati su due fronti

Dopo che i ribelli jihadisti filo-turchi hanno fatto cadere il regime di Bashar al Assad in Siria, i curdi siriani che vivono nel Nord-Est del Paese si trovano in una posizione difficile. Non sono mai stati così isolati e indeboliti. Dall’inizio degli attacchi dei miliziani contro Assad, a fine novembre, la Turchia ha infatti cominciato parallelamente una campagna di bombardamenti contro le postazioni dei curdi siriani più vicine al confine. Le forze curdo-siriane, comunque, non hanno intenzione di cedere. E oggi, 12 dicembre, hanno annunciato la decisione di issare su tutte le istituzioni della regione di fatto autonoma del Nord-Est siriano la "bandiera della rivoluzione". "Siamo parte della Siria unita e del popolo siriano", si legge in un comunicato. LEGGI QUI


Siria, le navi russe lasciano la base di Tartus. Cosa ci dicono le immagini satellitari

Continua a essere cauta la posizione della Russia nei confronti della situazione in Siria dopo la caduta del regime di Bashar al-Assad, in particolare per quanto riguarda la base aerea di Hmeimim e quella navale di Tartus, considerate da Mosca punti di appoggio strategici nel Mediterraneo. Nonostante il Cremlino abbia fatto sapere di essere in contatto con i ribelli jihadisti i quali avrebbero assicurato di voler garantire la sicurezza delle due strutture, alcune immagini satellitari degli ultimi giorni mostrano che le navi della marina russa hanno lasciato Tartus e alcune di queste hanno gettato l'ancora al largo della costa. LE IMMAGINI


Siria, le immagini dal carcere di Sednaya dove venivano torturati i prigionieri. FOTO

Dopo la caduta del regime, il carcere che si trova a una trentina di chilometri da Damasco - e che è stato definito da Amnesty un “mattatoio umano” - è stato aperto e i detenuti rilasciati. Migliaia di persone si sono radunate davanti alla prigione per avere notizie dei loro cari scomparsi. All’interno, le tracce di torture e impiccagioni. Trovato anche il cadavere di Mazen al-Hamada, famoso attivista siriano. LA GALLERY


Non solo Assad, chi sono le altre personalità in fuga accolte da Putin in Russia

L'ormai ex presidente siriano non è l'unica personalità di spicco che ha trovato rifugio all'ombra del Cremlino dopo la fuga dal proprio Paese. Da Viktor Yanukovich, leader ucraino scappato dopo la rivoluzione di Maidan, a Edward Snowden: ecco chi sono. DI CHI SI TRATTA


Onu: "Necessario un flusso massiccio di aiuti in Siria"

Il sottosegretario generale per gli affari umanitari e il coordinamento degli aiuti di emergenza dell'Onu, Tom Fletcher, ha dichiarato che sono necessarie enormi quantità di aiuti nella Siria devastata dalla guerra dopo la cacciata del presidente Bashar al-Assad, affermando che l'organismo mondiale è pronto a "fare le cose in grande". "La situazione è molto drammatica", ha dichiarato Fletcher ai giornalisti presenti a Damasco, sottolineando che le Nazioni Unite vogliono 'portare un flusso massiccio di aiuti in Siria, in modo da aumentare rapidamente l'assistenza". 

Non solo Assad in Siria: dalle Primavere arabe a oggi, i raìs deposti negli altri Paesi

Bashar al-Assad è solo l’ultimo degli autocrati che ha perso il potere negli ultimi 13 anni tra Africa e Medio Oriente: il primo fu il tunisino Zine el-Abdine Ben Ali, la cui caduta nel 2011 diede inizio alle Primavere Arabe. A seguire ci furono anche il libico Gheddafi, l’egiziano Mubarak, lo yemenita Saleh e il sudanese al-Bashir. LEGGI QUI


Bashar al-Assad, il ritratto dell'ex presidente della Siria cacciato dai ribelli jihadisti

Dopo l'ingresso dei miliziani insorti a Damasco, il presidente è scappato dal Paese: è a Mosca, dove gli è stato concesso asilo. Al potere dal 2000, è laureato in Medicina e ha studiato oftalmologia a Londra. Ha iniziato la carriera politica dopo la morte del fratello Basil, primogenito del padre Hafez, rimasto al potere per anni. Negli ultimi giorni il suo regime è stato rovesciato dall'invasione di vari gruppi ribelli, tra cui forze jihadiste filo-turche. È accusato di crimini di guerra e crimini contro l’umanità. IL PROFILO

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Siria, delegazione Gb a Damasco per incontrare autorità ad interim

Il ministro degli Esteri britannico David Lammy ha annunciato che Londra ha inviato una delegazione ufficiale in Siria per incontrare le nuove autorità ad interim del paese guidate da Hts, il gruppo islamista che ha preso il potere. "Posso confermare oggi che abbiamo inviato una delegazione di alti responsabili britannici a Damasco per una riunione con le nuove autorità siriane ad interim", ha dichiarato il capo della diplomazia nel corso di una conferenza stampa a Londra. 

Raid Usa contro l'Isis in Siria: "Uccisi 12 militanti"

Le forze americane hanno effettuato attacchi aerei contro il gruppo dello Stato Islamico in Siria uccidendo una dozzina di suoi combattenti. Lo afferma l'esercito statunitense. "Gli attacchi contro i leade e i campi dell'Isis sono stati condotti nell'ambito della missione in corso per distruggere, degradare e sconfiggere lo stato islamico", ha dichiarato il Comando centrale degli Stati Uniti (Centcom) sui social. L'obiettivo è quello di impedire "al gruppo terroristico di condurre operazioni esterne e di garantire che l'Isis non cerchi opportunità di ricostituirsi nella Siria centrale", ha aggiunto.

Guerra in Siria, Assad parla per la prima volta dopo la caduta del suo regime. VIDEO

Trump: "In Siria presa di potere ostile da parte di Ankara"

Donald Trump ha definito la cacciata del dittatore siriano Bashar al-Assad da parte dei ribelli sostenuti da Ankara come una "presa di potere ostile" da parte della Turchia, alleata degli Stati Uniti,  "Penso che la Turchia sia molto intelligente... La Turchia ha fatto una presa di potere ostile, senza perdere molte vite. Posso dire che Assad è stato un macellaio, per quello che ha fatto ai bambini", ha detto  il presidente eletto nella conferenza stampa nella sua residenza in Florida. 

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Meloni: "La tregua in Libano e la caduta di Assad opportunità per la pace"

"Il Medio Oriente merita una prospettiva nuova di uscita da questa crisi permanente. La tregua in Libano e la caduta del regime di Assad in Siria sono opportunità su cui dobbiamo lavorare insieme ai nostri partner per raggiungere una pace giusta e sostenibile in tutta la regione". Lo ha affermato la premier Giorgia Meloni in un messaggio inviato agli Stati Generali della Diplomazia, che è stato letto in sala. 

Il Cairo: "Rischio-terroristi nel vuoto della Siria"

Il ministero degli Esteri egiziano Badr Abdelatty ha sottolineato l'importanza di mantenere istituzioni statuali in Paesi come la Siria per evitare che nel "vuoto" si inseriscano entità terroriste. "Riguardo a ciò che sta accadendo in Sudan, in Siria, in Libano, in Yemen, è di grande importanza mantenere unito lo stato-nazione, preservare la sovranità dei Paesi", la loro "integrità territoriale" e "far funzionare le istituzioni esistenti, Altrimenti commetteremo un grave errore creando un vuoto dopo aver distrutto e rimosso le istituzioni", ha detto il ministro parlando a giornalisti nella nuova capitale amministrativa che sta sorgendo a est del Cairo. . Nel prevedere "chi interverrà per riempire questo vuoto", Abdelatty ha citato solo "due opzioni: o i gruppi terroristici o quelli che vengono chiamati 'attori non-statali. Questo è estremamente pericoloso, e lo stiamo vedendo in diversi casi nel nostro vicinato". "Quello a cui stiamo assistendo qui in Medio Oriente è che il concetto di stato-nazione è fortemente messo in discussione, e questo rappresenta un grosso problema per la stabilità della regione" e "dell'intero sistema internazionale", ha premesso il ministro. "Stato nazione - ha aggiunto - significa avere istituzioni funzionanti, anche se (...) sono un po' deboli; ma è meglio che distruggerle" (...) come è accaduto in Libia". Anche quello, ha sottolineato il capo della diplomazia egiziana "è stato un grave errore". 

Kallas: "Su Hts vediamo parole ma vogliamo vedere i fatti"

"Abbiamo detto tutti che non vogliamo vedere estremismo, nessuna radicalizzazione, e per ora che va nella giusta direzione, perchè in questo momento stanno dicendo le cose giuste, ma non tutti sono convinti che faranno le cose giuste". Lo ha dichiarato l'Alta rappresentante dell'Ue per la Politica estera, Kaja Kallas, nella conferenza stampa conclusiva del Consiglio Esteri. "Ciò che tutti vogliono è evitare gli errori commessi con la Libia e l'Afghanistan, cose simili in cui è rimasto un vuoto e conosciamo i problemi con quei Paesi. La Siria ha un futuro pieno di speranza ma incerto, dobbiamo vedere che questi passi vadano nella giusta direzione", ha aggiunto. 

Kallas

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Siria, il Libano riapre l'ambasciata a Damasco

Il premier libanese, Najib Miqati, ha deciso per la riapertura dell'ambasciata a Damasco, chiusa nel mezzo dell'offensiva che ha portato alla fine del regime di Bashar al-Assad in Siria. Le disposizioni per la riapertura della rappresentanza diplomatica, rende noto l'ufficio del premier, sono arrivate durante un incontro con il ministro degli Esteri, Abdallah Bou Habib, dedicato agli sviluppi in Siria. 

Beirut e Damasco hanno ripreso le relazioni diplomatiche nel 2008, dopo tre anni di gelo seguiti all'omicidio nel 2005 dell'allora premier libanese, Rafiq Hariri, vittima della Strage di San Valentino. Poco dopo arrivava il ritiro delle truppe siriane dal Paese dei Cedri.

Sabato Mikati, in visita a Roma, ha auspicato "relazioni" con le nuove autorità siriane "sulla base del rispetto reciproco e nell'interesse delle due popolazioni". 

Kallas: "Russia e Iran non abbiano posto in Siria"

"La Russia e l'Iran non dovrebbero avere un ruolo nel futuro della Siria". Lo ha detto l'alto rappresentante Ue Kaja Kallas al termine del Consiglio Esteri. Kallas ha poi dichiarato che "diversi ministri" hanno sostenuto la posizione dell'Olanda, ovvero di legare la rimozione delle sanzioni alla Siria alla revoca dei permessi alle basi russe nel Paese. "La questione solleva preoccupazione perché Mosca usa la Siria per condurre le operazioni in Africa e noi solleveremo il tema con la nuova leadership siriana", ha aggiunto precisando che lo stesso tema è stato discusso con i partner arabi al vertice in Giordania "perché è anche di loro interesse, non vogliono avere influenze russe nell'area e su questo possiamo cooperare". Per quanto riguarda i rapporti da tenere con l'Hts, i 27 hanno concordato che al momento il grado di impegno deve essere di "rango basso" quindi al livello di incaricato d'affari, che tornerà ad essere presente a Damasco. "Poi vediamo, giudicheremo l'Hts non dalle parole ma dai fatti nei prossimi mesi, con i criteri concordati tra di noi e con i partner dell'area, ovvero l'inclusività, il rispetto per le minoranze e i diritti delle donne". 

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