Introduzione
Dopo che i ribelli jihadisti filo-turchi hanno fatto cadere il regime di Bashar al Assad in Siria, i curdi siriani che vivono nel Nord-Est del Paese si trovano in una posizione difficile. Non sono mai stati così isolati e indeboliti. Dall’inizio degli attacchi dei miliziani contro Assad, a fine novembre, la Turchia ha infatti cominciato parallelamente una campagna di bombardamenti contro le postazioni dei curdi siriani più vicine al confine.
Le forze curdo-siriane, comunque, non hanno intenzione di cedere. E oggi, 12 dicembre, hanno annunciato la decisione di issare su tutte le istituzioni della regione di fatto autonoma del Nord-Est siriano la "bandiera della rivoluzione". "Siamo parte della Siria unita e del popolo siriano", si legge in un comunicato
Quello che devi sapere
Cosa sta succedendo in Siria
- Un conflitto dentro al conflitto dunque, quello tra l'Esercito Libero Siriano (Els), sostenuto dal governo turco del presidente Recep Tayyip Erdogan, e le milizie curde appartenenti all'organizzazione separatista Ypg. Negli stessi giorni in cui Assad perdeva centri strategici come Hama e Homs, l'Esercito Libero Siriano ha sottratto a Ypg Tal Rifat, importante centro a Nord del Paese. E mentre l’8 dicembre Damasco festeggiava la fine dell'era Assad, gli scontri proseguivano violenti a Manbic
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La posizione della Turchia
- "Sottolineiamo ancora una volta che non permetteremo ad elementi terroristici di trarre vantaggio dall'incertezza nella regione e di prendere di mira la sovranità e l'integrità territoriale della Siria e che la nostra posizione è chiara e determinata nella lotta contro le organizzazioni terroristiche", ha affermato oggi il ministero della Difesa di Ankara. La Turchia ritiene terroriste le forze curde siriane dello Ypg a causa della vicinanza con il Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), da 40 anni coinvolto in un conflitto con l'Esercito turco
Il ruolo dell'Esercito Libero Siriano
- L'Esercito Libero Siriano è nato ufficialmente a Nord di Aleppo nel 2017 con l'obiettivo di riunire una lunga serie di battaglioni paramilitari e metterli sotto il controllo del governo ad interim Siriano che si proponeva come alternativa ad Assad. Gli Usa dopo pochi anni di sostegno hanno abbandonato l'Els e hanno iniziato a sostenere Ypg, creando una lunga serie di tensioni e polemiche proprio con Ankara. La maggior parte delle fazioni che compongono l'Els è stata sostenuta dalla Turchia sin dai primi anni del conflitto
Le mosse di Erdogan
- Va sottolineato che la Turchia aveva chiesto all'Els di non partecipare all'offensiva anti Assad, ma diversi battaglioni si sono schierati subito al fianco dei miliziani contro Damasco. Erdogan poi, spaventato dalla prospettiva che i curdi possano trarre vantaggio dal vuoto dipotere lasciato da Assad, ha subito messo in moto l'Els, che dalla base di Azaz, costruita da Ankara, ha lanciato l'offensiva su Tal Rifat. E dopo Tal Rifat anche Manbic è stata sottratta a Ypg, che la controllava dal 2016 e la aveva resa un avamposto essenziale a Sud del fiume Eufrate
La posizione dei ribelli jihadisti
- I ribelli jihadisti che sono entrati a Damasco hanno avuto un atteggiamento di apertura pacifica verso i curdi, inizialmente. Ma, come sottolinea anche l'Afp, i ribelli hanno poi cacciato con la violenza i combattenti curdi dalla città orientale di Deir al-Zour pochi giorni dopo che le forze governative l'avevano abbandonata
- Ad ogni modo, secondo diversi analisti, i ribelli jihadisti potrebbero ancora cercare un qualche tipo di accordo con i curdi per incorporarli nell'ordine politico post-Assad, ma ciò richiederebbe probabilmente di accettare un certo grado di autonomia curda a Est. Un fattore, questo, che rischierebbe di fare alzare la tensione con la Turchia
Forze curde: "Siamo parte integrante della Siria unita"
- In un comunicato diffuso oggi i curdi hanno scritto che "in occasione della fine dell'epoca di repressione e dominio imposta dal regime siriano sul popolo per oltre mezzo secolo, durante la quale i siriani hanno sofferto ingiustizie, emarginazione ed esclusione, è diritto dei siriani celebrare la vittoria della loro volontà nel rovesciare questo regime oppressivo". "In questo contesto storico di trasformazione - si legge nella nota - la bandiera dell'indipendenza, con i suoi tre colori (verde, bianco e nero e le tre stelle rosse) rappresenta un simbolo di questa nuova fase, esprimendo le aspirazioni del popolo siriano alla libertà, dignità e unità nazionale". "Partendo dal principio che le regioni dell'Amministrazione Autonoma Democratica nel nord e nell'est della Siria sono parte integrante della geografia siriana e che gli abitanti di queste regioni appartengono alle componenti autentiche del popolo siriano - prosegue il comunicato - il Consiglio dei Popoli Democratici ha deciso di issare la bandiera siriana su tutti i consigli, istituzioni, amministrazioni e strutture appartenenti all'Amministrazione Autonoma in tutte le province della regione"
Il ruolo degli Usa
- I curdi hanno a lungo contato sugli aiuti degli Stati Uniti. Circa 900 soldati americani si trovano ancora nella Siria orientale, dove collaborano con le forze curde per impedire una rinascita dello Stato islamico. Ma il futuro di questa missione sarà messo in dubbio dal presidente eletto Donald Trump, che, del resto, da tempo si è scettico sul coinvolgimento degli Stati Uniti in Siria
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